sabato 25 giugno 2016

Oggi iniziano i giorni del Melo.
Da condividere con amiche e amici nati dal 25 Giugno al 4 Luglio (periodo di Luce)Per augurare buon compleanno in modo diverso. Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it    
IL melo è un albero che, in astrologia celtica, è tradizionalmente associato all’amore, in quanto simboleggia la bellezza del seno femminile, mentre la polpa bianca del frutto ricorda l’alimento dei
bambini. Le persone appartenenti a questo albero sembrano molto riservate, distanti, pudiche e inaccessibili. Non si lasciano smuovere dagli attacchi di cui sono oggetto, non sottostanno ai limiti imposti dalle convenienze, ma rimangono profondamente e sinceramente attaccati ad un ideale di alto valore etico. Estremamente suscettibile, il Melo è sprezzante per tutto ciò che non è bello, buono e pieno di amore. Profondamente generoso, è incapace di qualsiasi calcolo. Per quanto
riguarda le amicizie, i nativi del melo sono pronti a dare una mano a tutti, ma sono incapaci di esprimere le proprie esigenze. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al bagolaro, al faggio e al pioppo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Melo è amante straordinario. Non mancandogli il buon senso, può anche rassegnarsi a un matrimonio senza passione; tuttavia non rinuncerà per questo ad amare e a essere amato. Se trova il partner giusto, il rapporto che stabilisce diventa idilliaco.
La via sentimentale è spesso movimentata e variabile. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti alla quercia; entrambi appassionati della voluttà sentimentali. Positiva anche l’intesa con i nativi appartenenti all’albero del pino.

Melo (Pyrus malus L.)

Per presentare un qualsiasi melo è necessario partire dal melo selvatico perché è l’antenato di tutte le varietà di melo. Questo albero può raggiungere i 5-6 metri di altezza. È originario dell’Europa e del Caucaso, infatti il suo areale si estende dalla Scandinavia e dalla Spagna, fino al Mar Caspio. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae che annovera oltre 100 generi e circa 3200 specie.
In Italia è presente su tutto il territorio, in particolare sui terrazzi fluvioglaciali dell’alta pianura padana e sulle fasce collinari e montane e su suoli subacidi. Lo si trova lungo le siepi e nei boschetti. Si consocia con latifoglie come rovere, roverella, farnia e carpino. Per quanto
concerne le sue caratteristiche autoecologiche possiamo affermare che è una specie mesofila1.
Il melo non è molto longevo, riesce a vivere massimo 80-100 anni. Possiede un fusto corto e dritto rivestito da una corteccia brunastra che si fessura in squame con l’età. Ha una chioma densa, espansa e rotondeggiante, caratterizzata da rami spinosi. Le foglie sono decidue, alterne e picciolate, ovate con apice brevemente appuntito e margine dentato. I fiori sbocciano a fine maggio e sono larghi circa 3-4 cm, con petali esternamente rosa e bianchi all’interno. Il frutto è un pomo globoso con diametro di 2-4 cm a maturazione, che avviene tra settembre e ottobre, assumendo una colorazione rossastra. Il melo è una specie mellifera dotata di ottime proprietà nettarifere.
Il frutto del Melo da sempre rappresenta il simbolo del peccato originale per l’atto commesso da Adamo ed Eva. Ovviamente quando pensiamo ad una mela la associamo a queste due figure, ma vi sono altre leggende legate a tale frutto.
Ad esempio, per i greci, era simbolo di immortalità. La mela, se tagliata trasversalmente, manifesta nei suoi semi un pentacolo, una stella a cinque punte che per la stregoneria ha sempre rappresentato un basilare quanto potente simbolo magico. Dal termine gallese Aval (inglese apple) deriva il nome della leggendaria Isola delle mele, Avallon, in cui si rifugiò Re Artù prima di liberare il suo popolo dagli invasori. Si racconta che il Mago Merlino impartiva lezioni sotto un albero di melo. Inoltre, il melo rappresenta il contatto con i mondi spirituali ed è il simbolo che rende gli uomini degni di ricevere aiuto divino e ispirazione. Un altro mito che vede la mela protagonista di episodi
spiacevoli è la leggenda che narra della distruzione della città di Troia. Tutto ebbe inizio da un concorso di bellezza tra Era, Atena e Afrodite. Fu scelto come giudice della competizione Paride, figlio del re di Troia; la gara prevedeva come trofeo una mela d’oro.

Ogni dea offrì un dono particolare al giovane, Afrodite offrì l’amore di una bellissima ragazza nata da un cigno. A questa dea il giovane assegnò la vittoria, suscitando l’ira delle altre due concorrenti, con la nefasta conseguenza per la città di Troia.
Probabilmente il detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” deriva dalle leggende relative ad Alessandro Magno e alla dea Idun, i quali si erano imbattuti in mele che avevano la capacità di allungare la vita anche fino a 400 anni. Al di là delle leggende, la mela, grazie alle sue grandi quantità di vitamine, zuccheri, proteine, sali minerali, fosforo e acidi organici facilita la digestione e produce molti altri effetti benefici: funge da calmante, antisettico, diuretico,
decongestionante, antireumatico. Inoltre, la mela grattugiata è efficace per curare la diarrea dei neonati. Il decotto di mela, “acqua di mela”, con l’aggiunta di 10 g di foglie essiccate, limone, cannella e zucchero è utile per fortificare nervi e memoria. Una poltiglia di mela e zolfo cotto nel forno, applicata sulle parti malate, consente di curare la tigna e la scabbia. Oltre al frutto, anche la corteccia è utile: il suo decotto svolge un’azione astringente e febbrifuga.


1 Specie che predilige un clima temperato.


venerdì 24 giugno 2016

Da condividere con amici ed amiche nate oggi 24 Giugno (Solstizio d’estate); da oggi i giorni iniziano ad accorciarsi fino al 22 Dicembre (solstizio d’inverno)
Per augurare buon compleanno in modo diverso.
Tratto da Alberologia www.Alberologia.it

La betulla è un albero che cambia scorza e per questo motivo considerato dagli antichi Celti una delle vie di accesso alla luce e all’immortalità. I druidi effettuavano cerimonie salendo lungo il
tronco di questa pianta e cantando brani appropriati.
Le persone appartenenti a questo albero sono molto gelose, irascibili, possessive e talvolta invidiose. Nonostante un carattere così difficile possiedono l’arte della dialettica e hanno grandi capacità di persuadere e convincere gli altri.
Nervosi ed irrequieti, i nativi della betulla sono geniali e abili strateghi. Dotati di grande intelligenza, non sono molto socievoli e non fanno concessioni. Tuttavia, la loro compagnia è molto ricercata, perché sono affascinanti. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi della betulla sono persone sempre impegnate che intrattengono continui contatti e rapporti soprattutto di tipo professionale. Dai rapporti possono far nascere grandi amicizie anche se non è la loro modalità preferita per iniziarne dei nuovi. Generalmente, all’inizio fanno molte promesse e intrattengono
buone relazioni, ma queste durano poco quando si impara a conoscerli meglio. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al cipresso, che sono i loro compagni preferiti perché generosi, resistenti e non rifiutano mai un lavoro. Buoni anche i rapporti con i nativi dell’abete, poiché li aiutano a non vagabondare e a trovare la giusta direzione nella vita. Per quanto riguarda la vita sentimentale, la Betulla sebbene di natura sensuale, non è amante appassionata, in
quanto le riesce difficile abbandonarsi completamente. È sentimentale, spesso infedele, ma capace di avere un ottimo rapporto con il partner in una vita sentimentale intensa; provoca però molta gelosia nei suoi partner ed ella stessa può diventare gelosa tanto da arrivare a spiare i propri partner per paura di essere tradita. Buona l’intesa con le persone appartenenti al carpino, con le quali può persino dimenticarsi di cercare e di sedurre.


Betulla bianca (Betula pendula Roth)

Questo albero può raggiungere i 15-20 metri di altezza, ma può arrivare a toccare i 30 metri. Il suo areale si estende dall’Europa, ad eccezione di Spagna, Portogallo e Scandinavia, fino ai Balcani e Caucaso. Questa pianta ha dato il nome alla famiglia delle Betulaceae che annovera ben 150 specie presenti in tutto l’emisfero nord. In passato di questa famiglia facevano parte solo il genere Betula ed Alnus per un totale di circa 60 specie diverse; ora, in una più recente classificazione, sono state inserite a livello di sottofamiglie anche il genere Corylus, Ostrya e Carpinus per un totale di oltre 50 specie. La betulla è una specie pioniera, colonizza velocemente i terreni sabbiosi, sassosi, aridi, acidi e poco profondi. Ama il sole e resiste al freddo e al gelo, vegeta dalla collina fino ai 2000 metri di quota. Forma boschi puri, oppure si consocia con latifoglie e conifere. È una specie dotata di un rapido accrescimento ed ha una longevità di 100 anni circa. È caratterizzata da un fusto diritto, elegante e snello, rivestito da una corteccia bianca-rosata con lenticelle orizzontali nerastre negli individui adulti. La chioma è leggera e rada, con i rami terminali pendenti.
Le foglie sono decidue, alterne, picciolate con margine dentato, lungo 4-7 cm, di colore verde chiaro sia sulla pagina superiore che inferiore. La fioritura avviene tra marzo e aprile, ed essendo una pianta monoica possiede sullo stesso individuo sia fiori maschili che quelli femminili.
Gli amenti1 maschili, disposti in gruppi di 2-4, sono gialli, lunghi 3-4 cm, quelli femminili sono peduncolati, lunghi 1-2 cm e di colore verdastro. Il frutto è un achenocono2 derivato dall’infiorescenza femminile.
Per i celti, il primo mese del loro anno (novembre) è rappresentato dalla betulla perché è un albero pioniere che indica “i nuovi inizi e le nuove opportunità”; essendo, inoltre, una delle prime piante
delle foreste nord europee a formare le foglie, è considerata dalle popolazioni locali come simbolo di bellezza, di vita, giovinezza e fecondità. Per questo motivo dalle betulle venivano ricavate verghe, che le contadine usavano per scacciare lo spirito dell’anno vecchio, mentre i romani le donavano durante la cerimonia di insediamento ai consoli.
Le fruste ricavate dalla betulla venivano utilizzate per la fustigazione, dopo che questa pianta divenne simbolo del potere coercitivo. Si riteneva che un ramo di betulla posto sul tetto di una casa avesse il potere di allontanare insetti e formiche. Questo in realtà dipende dall’effetto repellente che il legno provoca sugli insetti. L’albero della betulla è stato sempre molto utile all’uomo, infatti
oggi può essere piantata per preparare un rimboschimento o come pianta ornamentale. Il suo legno elastico e bianco può essere utilizzato per fabbricare giocattoli, oggetti di uso domestico e per lavori di falegnameria ed è anche un ottimo combustibile. La corteccia invece, è impiegata nell’industria conciaria e farmaceutica; in passato veniva utilizzata maggiormente poiché serviva a rivestire i tetti delle case, creare cesti, scatole, cinture; grattugiata serviva per allungare le farine dei cereali. Nei paesi nordici dalla fermentazione della linfa estratta dal tronco in primavera, e con l’aggiunta di zucchero e miele, si ottiene una bevanda alcolica dissetante. La betulla è caratterizzata anche da
proprietà medicinali. Ad esempio, le foglie e le gemme in infuso hanno effetto diuretico, facilitano l’espulsione dei calcoli e favoriscono anche l’eliminazione dell’acido urico. Sempre in infuso, le foglie hanno proprietà depurative, emollienti, curative della calvizie e contrastano gli inestetismi della pelle.

1 Infiorescenza simile ad una spiga, provvista di un asse molle e pendulo.
2 Frutto che non si apre, sotteso da squame o brattee disposte a spirale lungo un asse
centrale.





martedì 14 giugno 2016

Da condividere con amici ed amiche nati dal 14 al 23 Giugno (periodo di Luce.)
Per augurare buon compleanno in modo diverso.
Tratto da Alberologia www.alberologia.it
Il Fico è un albero considerato dagli antichi Celti grande amico dell’uomo perché il suo frutto può essere conservato a lungo dopo essere stato essiccato sotto i raggi del sole. Per questo motivo viene
associato alla costellazione celtica del Grande Cane, il miglior amico dell’uomo.
Le persone appartenenti a questo albero sono molto appassionate ed istintive, sempre pronte ad aiutare il prossimo. Molto indipendenti, gradiscono la compagnia e si affezionano fino alla morte ad una persona. Sempre allegre con quelli che amano, sensibilissimi e vagamente complessati, hanno bisogno di spazio, di calore umano, di libertà e si deprimono quando si trovano in ristrettezze e costrizioni. Possiedono un carattere molto semplice e hanno bisogno di essere legate a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere.
Il Fico è un tipo pratico, lucido e la sua intelligenza ha sempre un pizzico di humour.
Per quanto riguarda le amicizie, sono molto socievoli, in quanto intrattenere rapporti umani è per loro una necessità vitale e i rapporti di amicizia sono per loro eterni. Molto buoni i legami con le persone appartenenti al Pino, con le quali possono nutrire un’alta considerazione reciproca e sviluppare una complicità che con il tempo tende ad approfondirsi. Interessanti anche i rapporti con i nativi del Corniolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il fico è essenzialmente sensuale, caloroso e stimolante. Molto dolce e sentimentale, pur non essendo un romantico, è un innamorato presente anche sul piano sessuale.
La famiglia è per lui importantissima e lavora con accanimento per apportare ad essa benessere. Buona l’intesa con le persone appartenenti al Pino, con le quali è possibile avere un’unione basata sull’amore e sull’amicizia e con quelle appartenenti al Tiglio, con le quali possono trovare un’ottima intesa pur essendo diversi. Unioni sconsigliate quelle con le persone appartenenti al Frassino e al Pioppo.

Fico (Ficus carica L.)
Questo albero può raggiungere i 10  metri di altezza, ma spesso è più basso e con portamento arbustivo. È originario dell’Asia sud occidentale; il suo areale è molto vasto, anche se introdotto da antichissima data nell’area mediterranea, viene anche coltivato anche in America, Nuova Zelanda e Australia. Appartiene alla famiglia delle Moraceae e a questo genere, sono ascritte oltre mille specie presenti nei due emisferi.
È una pianta resistente alla siccità e agli inverni mediamente rigidi. (-8C°)
Se coltivato, teme i ristagni idrici e preferisce i terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. La forma selvatica è una pioniera, cresce sulle rocce, sui vecchi muri e nelle fessure dei marciapiedi. È una pianta poco longeva. È caratterizzata da radici espanse e superficiali, con fusto robusto e un po’ contorto, rivestito da una corteccia sottile, liscia di colore grigio cenere. La chioma è rada, espansa di colore verde chiaro e i rami principali sono pochi, lunghi e tortuosi. Le foglie sono decidue, alterne, picciolate, lunghe circa 20 cm, palmate-lobate con la pagina superiore ruvida e glabradi colore verde scuro, quella inferiore biancastra.
Fiorisce in primavera, ed è caratterizzata da fiori unisessuali: quelli maschili sono ridotti ad un solo stame, quelli femminili con un solo ovario. I fiori maschili e femminili compaiono su alberi separati riuniti in un ricettacolo carnoso che poi si sviluppa in un falso frutto carnoso detto sicono o siconio.


Prive di peli.


Il Fico domestico produce due tipi di frutti: i fioroni che maturano nella tarda primavera, i fichi veri che maturano a fine estate. La forma del frutto è variabile, da sferica appiattita a piriforme allungata. Il colore può essere verdastro o nero. L’impollinazione viene effettuata da un piccolo eminottero, la Blastophaga, che penetra nel sicono attraverso un’apertura apicale. Le basse temperature e la grandine possono distruggere la produzione. Altri danni sono causati dalla virosi (mosaico), marciume radicale e da alcuni insetti. Nell’antichità si pensava che il fico fosse uno degli alberi preferiti dagli dei, perché sembrava formare frutti senza fiori. Era venerato e sacro ai romani: una leggenda narra che lungo il Tevere vegetava un fico di notevoli dimensioni, al quale fu attribuito il nome di fico ruminale derivato dal fatto che i pastori si riposavano sotto l’ombra della sua chioma, mentre le loro greggi si abbeveravano nell’acqua del Tevere. Due sono gli episodi che hanno reso sacro il fico.
Il primo episodio risale al giorno in cui il suo tronco impedì di far annegare la cesta che conteneva Romolo e Remo, i quali furono allattati dalla lupa che poco prima aveva mangiato i frutti del fico caduti a terra. L’altro episodio che lo ha reso sacro narra che durante una notte la pianta non fu più trovata nel solito posto lungo il Tevere, ma al centro del foro, ringiovanita e pronta a dare i suoi frutti. Dalla leggenda sembra che il fico abbia avuto un ruolo fondamentale nella storia della nascita di Roma. Non c’è ombra di dubbio che l’impiego principale del fico è quello di essere coltivato come albero da frutto. Infatti, è ritenuto un alimento completo, in quanto ricco di zuccheri, vitamine, proteine e grassi (1 g di polpa fornisce 2,5 calorie); non a caso era la base alimentare degli atleti. Il fico può essere consumato fresco, sotto forma di marmellata o essiccato. In questo ultimo caso il si associa bene ad altri frutti secchi, come noci e mandorle, o con prosciutto e formaggio. Oltre al suo valore nutritivo, il frutto del fico ha anche proprietà medicinali, infatti contribuisce a tonificare la mucosi intestinale. Inoltre, ha anche proprietà dermatologiche ed emollienti. Il lattice che si ottiene quando si spezza un rametto o staccando un frutto immaturo, è dannoso se ingerito, ma è ottimo per foruncoli, dermatite e morsi di cane. Veniva usato come anestetico sulle punture degli insetti (api e vespe) poiché ne impedisce, o comunque ne limita enormemente il gonfiore, lenendone il dolore. Il lattice in passato veniva usato anche come caglio del latte. Le foglie essiccate venivano fumate al posto del tabacco, oppure, se ancora verdi, venivano impiegate per pulire gli utensili.

Il Flos Medicinae Salerni comunemente “Regola sanitaria salernitana”, (Ed. TEN, 1994), è un poemetto in versi leonini, datato intorno al XI-XII secolo e contenente una sintesi di precetti della famosa scuola medica. A proposito del fico recita:
Scrofa, tumor, glandes, ficus cataplasmati cedunt.
Junge papaver ei, confracta Pomosus fortis tenet ossa.2

2 Le scrofole, i tumori e le glandule si guariscono con i cataplasmi di fico.

Unito al papavero salda le ossa fratturate.

sabato 4 giugno 2016

Da condividere con amici ed amiche nati dal 4 al 13 Giugno  (periodo di Luce.)
Per augurare buon compleanno in modo diverso.
Tratto da Alberologia 
www.alberologia.it

Il carpino è un albero associato dall’astrologia celtica alla costellazione della Lira o Arpa: i suoi rami sembrano formare il profilo dell’arpa e il vento tra le sue foglie produce suoni piacevoli.
Le persone appartenenti a questo albero sono di natura molto sensibile, con un’anima piena di poesia e armonia. Molto curiosi, si interessano sempre a ciò che non li riguarda rischiando così di trovarsi in mezzo ai guai. I nati sotto questo albero attribuiscono grande importanza alla forma, sono talmente esteti e perfezionisti che in casi estremi possono raggiungere forme maniacali. Pur detestando le responsabilità, hanno un grande senso del dovere, uno spiccato senso della disciplina
e dell’obbedienza. Amano far parte di un gruppo organizzato, portare qualche insegna e assistere a riunioni. Molto conservatore, il Carpino non sopporta lasciarsi andare, guarda con diffidenza alle idee nuove, che fa sue solo dopo averle ben vagliate. Intelligente, estetizzante, intuitivo, è attratto da tutte le arti, soprattutto quelle figurative.
In generale, le persone che appartengono a questo albero hanno la notevole facoltà di modificare l’ambiente diffondendo vibrazioni che rendono felici chi li circonda. Infatti, non si lasciano mai imprigionare dalla depressione o da sentimenti negativi. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del carpino sono persone molto socievoli e amano catalizzare l’attenzione su di loro. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti alla quercia, con le quali condividono l’amore
per le cose eccentriche e riescono sempre a divertirsi. Buoni i rapporti di amicizia anche con i nativi del faggio, che li considerano divertenti per il loro carattere audace e le loro idee strane; e con quelli del noce, con i quali condividono una forte sensibilità.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Carpino è un amante profondamente onesto e ammirevole; per lui l’amore non è da prendere alla leggera. I piaceri dei sensi lo appassionano e costituiscono il sale della sua vita. Tuttavia, per il Carpino è importante non solo l’aspetto
fisico, ma soprattutto la capacità di risonanza del cuore. È più interessato alla bellezza del gesto che al piacere.
Buona l’intesa con le persone appartenenti alla betulla, con le quali il Carpino può riuscire a creare un rapporto telepatico. Altre unioni valide sono quelle con i nativi del cipresso.

Carpino bianco (Carpinus betulus L.)

Questo albero può raggiungere i 20-25 metri di altezza ed è dotato di una ottima facoltà pollonifera. Il nome Carpino deriva dal celtico car, legno, e pin, testa, letteralmente, la testa dei giocattoli, realizzati spesso con il legno di carpino.
Il suo areale si stende dalla Francia e dall’Italia fino alla Russia, Asia Minore e Caucaso. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae anche se in passato veniva classificato, assieme al nocciolo, in una famiglia distinta col nome Corylaceae (parente al nocciolo) e nel suo genere se ne contano circa 30 specie tutte presenti nell’emisfero boreale.
È una specie igrofila1, mesofila2. Predilige i terreni freschi, fertili e leggermente acidi. Può formare boschi puri, ma nella maggior parte dei casi vegeta in consociazione con il castagno, faggio, nocciolo e farnia in ambienti luminosi e ben esposti fino ai 1000-1200 metri di quota. Ha una crescita lenta ed ha una longevità di 100-150 anni circa.
È caratterizzato da radici ampie e poco profonde, con fusto diritto, rivestito da una corteccia grigia e liscia. La chioma è verde scuro, ovale e allungata, con rami espansi e tomentosi. Le foglie sono decidue, ovate, margine dentato, lunghe fino a 10-15 cm.
Fiorisce in marzo: gli amenti3 maschili sono lunghi 3,7 cm, quelli femminili sono disposti in spighe e spuntano all’estremità del nuovo rametto. Il frutto
è una pseudosamara4 brunastra, appiattita e protetta da una bratta. È una specie con scarse proprietà mellifere.
Come abbiamo detto in precedenza, il carpino ha un’ottima facoltà pollonifera, per questo viene impiegato come siepe: resiste alla potatura o ceduata o capitozzata. Nella ceduazione viene tagliato il fusto a livello del suolo e i nuovi polloni (germogli radicali) che germogliano vengono utilizzati per fare fascine. Nella capitozzatura il fusto viene tagliato ad altezza d’uomo, affinché i germogli non vengano danneggiati dal pascolo; le foglie, infatti sono molto appetibili dal bestiame. Avendo
una chioma densa, il carpino, viene impiegato per formare barriere frangivento per proteggere alcune colture. Il legno è un ottimo combustibile e dà un carbone di qualità. Il legno duro e poco flessibile, veniva lavorato per ottenere utensili resistenti come martelli e raggi di ruote. Dal suo legno si ricavano birilli e alcune parti del pianoforte.
Dal punto di vista medicinale il carpino ha proprietà astringente e antidiarroica.


1 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Infiorescenza simile a una spiga, provvista di un asse molle e pendulo.
4 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con esocarpo provvisto di espansioni alari, lungo una o due volte il pericarpo.