domenica 24 gennaio 2016

Da condividere con amici e amiche nati dal 25 Gennaio al 3 Febbraio (periodo di buio)
Per ricordarsi delle persone che compiono gli anni in questo periodo.
L’oroscopo degli Alberi
Tratto da
ALBEROLOGIA di Antonio de Bona

Tu sei un Cipresso
Il Cipresso è un albero che presenta una forma affusolata simile a quella della gamba della bella indovina Rudiobos, figlia del dotto centauro Sena di cui s’innamorò Borea, il dio del Vento del Nord.
Inoltre, questa pianta cresce spesso vicino alle tombe, sfidando in questo modo, come la bella indovina divenuta immortale dopo essere stata posta dal dio Llyr nel cielo, le forze della morte.
La persona nata sotto questo albero ha un carattere estremamente intuitivo al punto di conoscere sempre tutto ciò che succede ad un livello molto sottile. Spesso chiaroveggente e capace di conoscere il destino degli altri, conduce spesso una vita difficile dal punto di vista materiale, in preda a tanti tipi di paure e sottomesso alla volontà di forze superiori. Molto resistente, attraversa l’esistenza senza mai lamentarsi, trascinandosi dietro pesanti fardelli. Ama aiutare gli altri, ma non accetta facilmente di essere aiutato. La sua vita è spesso piena di ostacoli e profondi cambiamenti sconvolgono le sue abitudini.
Fisicamente alto, slanciato, chi è nato sotto questo segno, dai lineamenti in genere non fini ma regolari, si presenta molto bene con un corpo longilineo e solido, agile e muscoloso. Il Cipresso si accontenta
di poco e si adegua alle circostanze. Può vivere in qualunque situazione ed essere felice, perché gli bastano le comodità minime. La sua unica aspirazione è la sua felicità e rifugge da tutto ciò che può creargli problemi. Gli piacciono le passeggiate in campagna, gli animali, la caccia, la pesca. Di intelligenza riflessiva, posata, è portato alla meditazione. Estremamente socievole, il Cipresso rifugge la solitudine, si circonda di molti amici e mantiene sempre una piccola cerchia di persone intime
che conserva per tutta la vita. Il suo benessere dipende dalla scelta giudiziosa delle persone che compongono questa cerchia. Se si tratta di persone esigenti e pretenziose, il Cipresso può sottoporsi schiavizzandosi; invece, se sceglie persone ragionevoli e prudenti, può svilupparsi aiutandosi scambievolmente. Ottimo amico può essere la persona nata sotto l’albero dell’Abete, con la quale si sente bene e che guida nei momenti di smarrimento e di indecisione. Dal punto di vista sentimentale,
le persone appartenenti al cipresso hanno una natura piuttosto sensuale e si comportano da amanti spensierati e generosi.
Il Cipresso, amante della famiglia, si prende cura dei suoi figli. La sua vita sentimentale si svolge senza problemi, spesso con un partner poco conforme al suo ideale, ma al quale si affeziona e che raramente
abbandona, in quanto è un abitudinario e non ama i cambiamenti.
Molto buona l’intesa con le persone appartenenti all’albero della betulla e dell’ulivo.

Cipresso (Cupressus semprevirens L.)

L’albero del cipresso può raggiungere altezze comprese tra 15-30 metri, eccezionalmente arriva a toccare i 40 metri. È originario della regione mediterranea orientale (Creta, Isole Egee, Libano, Siria, Palestina, Libia e Cipro), infatti proprio il nome del genere Cupressus deriva probabilmente da Cyprus, nome latino delle isole di Cipro. Si pensa che in Italia questo albero sia stato introdotto dai Fenici. Appartiene alla famiglia delle Cupressaceae che è costituita da circa 20 generi (compresi tuye e ginepri ascrivendone un centinaio di specie presenti sia nel vecchio che nel nuovo mondo). È una specie che si adatta bene in zone con clima tipicamente mediterraneo caratterizzate da inverni miti e piovosi, seguiti da estati calde e siccitose; resiste bene alle intemperie.
Il cipresso occupa pendii collinari e versanti montani, spingendosi fino ai 1000 metri di altitudine dal livello del mare. È una specie termofila1, xerofila2, mediamente eliofila3. Viene utilizzato per rimboschire terreni aridi, ma difficilmente forma boschi puri; generalmente si consocia con pini,querce, abeti, cedri e ginepri.



Il Cupressus sempervirens (cipresso comune, sempre maschio) è un albero sempreverde, con un lento accrescimento, ma molto longevo, che arriva a vivere in condizioni ottimali fino a 1500-2000 anni.
Le radici dapprima sono fittonanti, poi si mantengono in superficie, il fusto è densamente ramoso quasi dalla base, rivestito da una corteccia sottile, grigio-bruna, con lunghe fessure longitudinali.
La chioma è compatta, di colore verde cupo, stretta e colonnare, ma nella varietà horizzontalis largamente piramidale. I rami sono abbondanti, le foglie squamiforme e lunghe meno di 1 mm, di colore verde cupo, disposte a croce su quattro file. Fiorisce in marzo quando le infiorescenze maschili, poste all’apice dei rametti, diventano gialle e liberano il polline; quelle femminili danno origine a strobili4 grossi circa 3 cm, formati da 8-14 squame ed un breve peduncolo lungo 3-4 cm. È una specie con una capacità pollinifera quasi scarsa.
Il cipresso è una pianta che non è ben vista da tutti a causa del suo impiego lungo i viali dei cimiteri, solo in alcune regioni d’Italia viene utilizzato come pianta ornamentale lungo i viali d’accesso delle ville di campagna. È uno sbaglio considerare il cipresso come un albero di cattivo augurio, anche perché, essendo una specie sempreverde, simboleggia la fede che sopravvive dopo la morte del corpo. La tradizione di usare i cipressi lungo tombe e viali di cimitero si presume risalga alla leggenda di Ciparisso, un giovane legato da una profonda amicizia ad un cervo dotato di corna d’oro. Un bel giorno d’estate il ragazzo uccise involontariamente il suo amico animale con un giavellotto e, preso dalla disperazione, si suicidò. Morente, chiese ad Apollo, accorso in suo aiuto invano, di poter mostrare dopo la morte il lutto eterno e fu trasformato nell’albero a cui diede il nome: il cipresso. Anche nella cultura cristiana questo albero veniva associato al dolore, infatti veniva definito come l’albero che cresce vicino a chi soffre.
Si presume che la croce di Gesù Cristo sia stata costruita anche con il legno di cipresso oltre che a quello del cedro, della palma e dell’ulivo.
Come abbiamo visto in precedenza, il cipresso viene utilizzato come pianta ornamentale, ma grazie al suo legno duro e compatto, dall’odore penetrante e molto resistente a funghi e tarli, viene impiegato per realizzare mobili e infissi esterni. Le foglie contengono oli essenziali con proprietà balsamiche, infatti ai malati di bronchite, i medici dell’antica Grecia prescrivevano un soggiorno a Creta, in modo da poter respirare l’aria balsamica sotto le chiome dei cipressi.
L’alto contenuto di tannino e oli essenziali nelle foglie consentiva ai romani di preparare degli ottimi profumi. Inoltre, dall’infusione delle foglie in alcol si otteneva una lavanda detergente e cicatrizzante,
con buone qualità antisettiche.
La funzione più importante è quella vasocostringente e protettiva per i capillari. Il decotto o l’infuso di tintura di cipresso veniva usato per curare flebiti e varici, invece l’essenza estratta dai giovani rami è indicata come antisettico, spasmolitico, ed è efficace per calmare la tosse.
1 Specie tipica dei climi caldi.
2 Specie che tollera prolungati periodi di aridità.
3 Specie che vegeta in condizioni di piena illuminazione.
4 Cono o pigna.






Da condividere con amici e amiche nati dal 25 Gennaio al 3 Febbraio (periodo di buio)
Per ricordarsi delle persone che compiono gli anni in questo periodo.
L’oroscopo degli Alberi
Tratto da
ALBEROLOGIA di Antonio de Bona

Tu sei un Cipresso
Il Cipresso è un albero che presenta una forma affusolata simile a quella della gamba della bella indovina Rudiobos, figlia del dotto centauro Sena di cui s’innamorò Borea, il dio del Vento del Nord.
Inoltre, questa pianta cresce spesso vicino alle tombe, sfidando in questo modo, come la bella indovina divenuta immortale dopo essere stata posta dal dio Llyr nel cielo, le forze della morte.
La persona nata sotto questo albero ha un carattere estremamente intuitivo al punto di conoscere sempre tutto ciò che succede ad un livello molto sottile. Spesso chiaroveggente e capace di conoscere il destino degli altri, conduce spesso una vita difficile dal punto di vista materiale, in preda a tanti tipi di paure e sottomesso alla volontà di forze superiori. Molto resistente, attraversa l’esistenza senza mai lamentarsi, trascinandosi dietro pesanti fardelli. Ama aiutare gli altri, ma non accetta facilmente di essere aiutato. La sua vita è spesso piena di ostacoli e profondi cambiamenti sconvolgono le sue abitudini.
Fisicamente alto, slanciato, chi è nato sotto questo segno, dai lineamenti in genere non fini ma regolari, si presenta molto bene con un corpo longilineo e solido, agile e muscoloso. Il Cipresso si accontenta
di poco e si adegua alle circostanze. Può vivere in qualunque situazione ed essere felice, perché gli bastano le comodità minime. La sua unica aspirazione è la sua felicità e rifugge da tutto ciò che può creargli problemi. Gli piacciono le passeggiate in campagna, gli animali, la caccia, la pesca. Di intelligenza riflessiva, posata, è portato alla meditazione. Estremamente socievole, il Cipresso rifugge la solitudine, si circonda di molti amici e mantiene sempre una piccola cerchia di persone intime
che conserva per tutta la vita. Il suo benessere dipende dalla scelta giudiziosa delle persone che compongono questa cerchia. Se si tratta di persone esigenti e pretenziose, il Cipresso può sottoporsi schiavizzandosi; invece, se sceglie persone ragionevoli e prudenti, può svilupparsi aiutandosi scambievolmente. Ottimo amico può essere la persona nata sotto l’albero dell’Abete, con la quale si sente bene e che guida nei momenti di smarrimento e di indecisione. Dal punto di vista sentimentale,
le persone appartenenti al cipresso hanno una natura piuttosto sensuale e si comportano da amanti spensierati e generosi.
Il Cipresso, amante della famiglia, si prende cura dei suoi figli. La sua vita sentimentale si svolge senza problemi, spesso con un partner poco conforme al suo ideale, ma al quale si affeziona e che raramente
abbandona, in quanto è un abitudinario e non ama i cambiamenti.
Molto buona l’intesa con le persone appartenenti all’albero della betulla e dell’ulivo.

Cipresso (Cupressus semprevirens L.)

L’albero del cipresso può raggiungere altezze comprese tra 15-30 metri, eccezionalmente arriva a toccare i 40 metri. È originario della regione mediterranea orientale (Creta, Isole Egee, Libano, Siria, Palestina, Libia e Cipro), infatti proprio il nome del genere Cupressus deriva probabilmente da Cyprus, nome latino delle isole di Cipro. Si pensa che in Italia questo albero sia stato introdotto dai Fenici. Appartiene alla famiglia delle Cupressaceae che è costituita da circa 20 generi (compresi tuye e ginepri ascrivendone un centinaio di specie presenti sia nel vecchio che nel nuovo mondo). È una specie che si adatta bene in zone con clima tipicamente mediterraneo caratterizzate da inverni miti e piovosi, seguiti da estati calde e siccitose; resiste bene alle intemperie.
Il cipresso occupa pendii collinari e versanti montani, spingendosi fino ai 1000 metri di altitudine dal livello del mare. È una specie termofila1, xerofila2, mediamente eliofila3. Viene utilizzato per rimboschire terreni aridi, ma difficilmente forma boschi puri; generalmente si consocia con pini,querce, abeti, cedri e ginepri.



Il Cupressus sempervirens (cipresso comune, sempre maschio) è un albero sempreverde, con un lento accrescimento, ma molto longevo, che arriva a vivere in condizioni ottimali fino a 1500-2000 anni.
Le radici dapprima sono fittonanti, poi si mantengono in superficie, il fusto è densamente ramoso quasi dalla base, rivestito da una corteccia sottile, grigio-bruna, con lunghe fessure longitudinali.
La chioma è compatta, di colore verde cupo, stretta e colonnare, ma nella varietà horizzontalis largamente piramidale. I rami sono abbondanti, le foglie squamiforme e lunghe meno di 1 mm, di colore verde cupo, disposte a croce su quattro file. Fiorisce in marzo quando le infiorescenze maschili, poste all’apice dei rametti, diventano gialle e liberano il polline; quelle femminili danno origine a strobili4 grossi circa 3 cm, formati da 8-14 squame ed un breve peduncolo lungo 3-4 cm. È una specie con una capacità pollinifera quasi scarsa.
Il cipresso è una pianta che non è ben vista da tutti a causa del suo impiego lungo i viali dei cimiteri, solo in alcune regioni d’Italia viene utilizzato come pianta ornamentale lungo i viali d’accesso delle ville di campagna. È uno sbaglio considerare il cipresso come un albero di cattivo augurio, anche perché, essendo una specie sempreverde, simboleggia la fede che sopravvive dopo la morte del corpo. La tradizione di usare i cipressi lungo tombe e viali di cimitero si presume risalga alla leggenda di Ciparisso, un giovane legato da una profonda amicizia ad un cervo dotato di corna d’oro. Un bel giorno d’estate il ragazzo uccise involontariamente il suo amico animale con un giavellotto e, preso dalla disperazione, si suicidò. Morente, chiese ad Apollo, accorso in suo aiuto invano, di poter mostrare dopo la morte il lutto eterno e fu trasformato nell’albero a cui diede il nome: il cipresso. Anche nella cultura cristiana questo albero veniva associato al dolore, infatti veniva definito come l’albero che cresce vicino a chi soffre.
Si presume che la croce di Gesù Cristo sia stata costruita anche con il legno di cipresso oltre che a quello del cedro, della palma e dell’ulivo.
Come abbiamo visto in precedenza, il cipresso viene utilizzato come pianta ornamentale, ma grazie al suo legno duro e compatto, dall’odore penetrante e molto resistente a funghi e tarli, viene impiegato per realizzare mobili e infissi esterni. Le foglie contengono oli essenziali con proprietà balsamiche, infatti ai malati di bronchite, i medici dell’antica Grecia prescrivevano un soggiorno a Creta, in modo da poter respirare l’aria balsamica sotto le chiome dei cipressi.
L’alto contenuto di tannino e oli essenziali nelle foglie consentiva ai romani di preparare degli ottimi profumi. Inoltre, dall’infusione delle foglie in alcol si otteneva una lavanda detergente e cicatrizzante,
con buone qualità antisettiche.
La funzione più importante è quella vasocostringente e protettiva per i capillari. Il decotto o l’infuso di tintura di cipresso veniva usato per curare flebiti e varici, invece l’essenza estratta dai giovani rami è indicata come antisettico, spasmolitico, ed è efficace per calmare la tosse.
1 Specie tipica dei climi caldi.
2 Specie che tollera prolungati periodi di aridità.
3 Specie che vegeta in condizioni di piena illuminazione.
4 Cono o pigna.






Sherwood parla di ALBEROLOGIA


Dendrocultura o Dendrocoltura?
216 Sherwood FORESTE ED ALBERI OGGI
Nella rubrica Ambiente da Leggere
a cura di Silvia Bruschini
parla di Alberologia
La magia degli alberi....
un volume sui generis...[....]

martedì 12 gennaio 2016

Olmo

Da condividere con amici e amiche nati dal 12 al 24 Gennaio (periodo di buio)
Tratto da Alberologia  www.alberologia.it


L’Olmo è un albero legato al racconto mitologico che narra di una regina che amava e ammirava talmente se stessa da affermare davanti all’assemblea dei druidi, tra i quali si trovavano alcuni
emissari degli dei, di essere più bella di Icoranda, dea delle fonti e casta sposa del potente dio celtico Llyr. Quest’affermazione attirò l’ira del dio celtico, il quale la punì provocando un’alluvione che inondò il suo reame.
L’olmo è una pianta che possiede dei fiori rossi come il sangue, che la regina non esitò a versare per essere liberata dall’alluvione, e produce frutti spesso sterili.
Fondamentalmente miscredente, iconoclasta e disincantato, l’Olmo ha un atteggiamento volutamente finalizzato a sottomettere le persone con le quali entra in relazione e spesso si diverte quando rivela le menzogne sulle quali si basano i rapporti umani, i valori sociali e i grandi
ideali della vita. Il rapporto che intrattiene con se stesso è mediato dall’immagine del proprio corpo, che costituisce il suo unico modo di esistere. Facendosi notare, anche se successivamente viene odiato, attrae l’attenzione degli altri e attraverso una conversazione narcisistica, trasforma tutto ciò nell’amore di cui ha bisogno. In realtà, l’Olmo è una persona di una sincerità disarmante che ha
una grande sete di rapporti veri e autentici, anche se schiaccia tutto ciò che considera inadatto alle proprie esigenze. Di intelligenza profonda, pratica e concreta, l’Olmo può essere abile e molto valido nelle professioni sia manuali che intellettuali a condizione che abbia molto tempo per poter svolgere i compiti che ritiene più importanti. L’Olmo vive costantemente in rapporto con gli altri, perché ne ha necessità come l’ossigeno. Deve sempre avere qualcuno su cui scaricare il suo malumore e che l’ascolti. Sente il bisogno di mettersi in mostra e anche di provocare il suo interlocutore. Forse per questo suo atteggiamento ha pochi amici, e solitamente eccentrici e un po’ fuori dalla norma. Dal punto di vista sentimentale l’Olmo è da un lato incapace di amare qualcuno
all’infuori di sé stesso e, dall’altro profondamente commosso da certe persone che gli sembrano ferite dalla durezza della vita. Qualche volta si apre completamente all’amore e il desiderio sessuale si manifesta con un’intensità tale che fa l’amore come se la sua vita dipendesse dal compimento di tale atto. L’Olmo mette molta buona volontà nel fare felice la sua famiglia, perché ha un forte senso del dovere ed è innamorato, caldo e appassionato, può fare durare il suo matrimonio oltre le nozze di diamante. All’Olmo piace comandare, ma non obbedire, anche in amore. Usa spesso la sua influenza perché emana una certa luce ed è capace di manovrare abilmente la gente. Molto spesso tirannico con chi gli è vicino (fino a essere talvolta meschino), le sue esigenze aumentano proporzionalmente all’amore che sente. Ma vale la pena di sopportarlo, perché è anche molto generoso. Buona l’intesa con i nati del Salice, del Pioppo, del Fico e dell’Ulivo.

Olmo campestre (Ulmus campestris. L.)

Questo albero raggiunge i 30 metri di altezza, eccezionalmente arriva a toccare i 40 metri ed è dotato di buona capacità pollonifera1. È originario dell’Europa centro-meridionale e della regione caucasica, attualmente si distribuisce dalla Spagna fino alla costa meridionale del Mar Caspio. Appartiene alla famiglia delle Olmaceae e nel suo genere annovera una ventina di specie tutte presenti nelle regioni temperate e subartiche dell’emisfero boreale. Predilige boschi freschi caratterizzati da suoli pesanti e argillosi, ma anche con falde superficiali. Resiste bene alle sommersioni prolungate. È in grado di vegetare dal livello del mare fino ai 600 metri di quota
e si consocia con latifoglie decidue termofile2. L’olmo è termofilo e mediamente eliofilo3. È una specie molto longeva, vive fino a 400-500 anni. Le radici, nei primi anni di vita sono fittonanti, successivamente si sviluppano superficialmente con molte anastomosi. Il fusto è diritto e molto ramoso, rivestito da una corteccia rugosa e opaca di colore grigiastro, che presenta delle piccole placche e solcata longitudinalmente. La chioma è ampia e densa, caratterizzata da rami sottili e lisci. Le foglie di colore verde acceso sono decidue, alterne, brevemente spicciolate, lunghe circa 10 cm, con apice appuntito. Fiorisce in marzo e presenta dei fiori piccoli e rossastri riuniti in ombrellette globose. Il frutto è una noce alata detta anche samara4.
Secondo alcune credenze, l’olmo era capace di stimolare e generare sogni premonitori, in quanto sacro a Morfeo, uno dei mille figli del sonno. Nel Medioevo, invece, sotto l’albero di olmo e di quercia, i magistrati svolgevano i processi giuridici. Grazie alle sue molteplici funzioni, l’olmo è considerato uno degli alberi più redditizi. Partendo dalle caratteristiche medicinali, possiamo affermare che il decotto di foglie, gemme e corteccia fa calmare il dolore dovuto a gonfiori e ha la capacità di cicatrizzare le ferite e curare le ustioni. Ciò dipende dal fatto che foglie e corteccia contengono al loro interno silice, potassio, tannino e mucillagine. Le foglie tritate nell’aceto sono ottime per curare le piaghe. Dalla macerazione del libro in alcol con l’aggiunta di zucchero si ottiene uno sciroppo utile a curare i problemi dermatologici: due o tre cucchiai al giorno sono sufficienti per risolvere il problema. Anche le radici hanno un impiego terapeutico: sono ritenute in grado di curare la calvizie! Con il liquido viscoso e dolce che si ricava dalle galle provocate dai parassiti sulle foglie e che è chiamato “acque d’Olmo”, si preparano dei colliri adatti per gli occhi e delle creme cosmetiche per ridare tono alla pelle. L’infuso (30-40 g di gemme in un litro d’acqua)
previene i calcoli ed ha un’azione diuretica e antisettica.
La samara veniva consumata in insalate, mentre le foglie venivano usate come foraggio. L’olmo veniva utilizzato come sostegno della vite, per questo i romani lo ritenevano simbolo dell’unione e dell’amicizia. L’olmo ha un legno resistente, di buona qualità e viene usato per liste da pavimento, pezzi di macchina e compensati. Viene utilizzato come pianta ornamentale, ma essendo molto sensibile alla grafiosi5, la sua presenza nei parchi è molto ridotta.



1 Capacità di emettere germogli radicali.
2 Specie tipiche dei climi caldi.
3 Specie che vegeta solo in condizioni di piena illuminazione.
4 Frutto indeiscente (che non si apre) con pericarpo espanso in una o più ali adatte al volo.

5 Malattia patogena.

sabato 2 gennaio 2016

Da condividere con amici e amiche nati dal 2 all’11 Gennaio (periodo di buio)
Tratto da Alberologia www.Alberologia.it


L’abete è considerato fin dall’antichità un albero sacro e degno di rispetto, in quanto ai piedi di questa pianta è stato trovato dall’orsa che lo ha nutrito e allevato, Dagda, il più grande degli dei celtici, abbandonato dalla madre a causa di lotte e rivalità tra divinità. Chi è nato sotto il segno di questo albero è allo stesso tempo generoso ed egoista, sconcertando e attraendo coloro che lo frequentano; di seguito lo indichiamo con il nome dell’albero sotto il segno del quale è nato, e così d’ora in avanti per i nati sotto il segno degli altri alberi.
L’Abete, signorile e raffinato, di bellezza spesso un po’ fredda e severa, ama i viaggi e i gioielli, le luci soffuse, i mobili antichi. Dotato di un carattere molto forte e risoluto, sa risollevarsi dopo una sconfitta ed è molto resistente ai colpi che la vita può infliggergli. Apparentemente può sembrare privo di emozioni, ma si tratta solo di una corazza protettiva per non far trasparire la sua sofferenza interiore. Spesso difende l’emotività nascondendosi dietro una sorta di armatura fino a quando
non trova un obiettivo da raggiungere.
Ha un forte senso di rispetto e giustizia, opponendosi con forza e coraggio alle ingiustizie presenti nell’ambiente in cui vive e si pone nei confronti degli altri con modi garbati e gentili. Dotato di spirito battagliero, l’Abete è una persona sincera e gentile, creativa ed estremamente talentuosa; è dotata, inoltre, di intelligenza eccezionale stimolata dalla curiosità. Incapace di stare fermo, sin dall’infanzia, necessita di muoversi all’aperto per poter dare libero sfogo alle proprie energie. È
capace di forte abnegazione, dando tutto quello che possiede a coloro che ama; si dimostra paterno con tutti e ha un forte senso dell’ospitalità. Tuttavia, le ristrettezze della quotidianità possono essere fonte non solo di preoccupazione, ma anche di vero e proprio disagio e angoscia in quanto il suo scopo nella vita è la ricerca verso la verità e gli ideali.
Spesso recita parti positive per nascondere il proprio smarrimento di persona piena di paura, orfana e privata da ogni amore vero; chiede affetto e nello stesso tempo lo respinge incapace di riceverlo. La sua principale carenza risiede nell’incapacità di comunicare.
L’Abete ha sempre bisogno di un amico o un’amica in quanto vive male la solitudine e ha un perpetuo bisogno di essere amato. Ottimi amici possono essere i nati della Betulla, che lo fanno uscire rapidamente dal suo universo angosciante dandogli sostegno e incoraggiamento.
Anche i nati sotto l’albero del Pino possono essere ottimi amici perché parlano sempre di desiderio e di piacere facendolo sognare e stimolandone la capacità di vivere intensamente le sue amicizie. La vita sentimentale dell’Abete è resa complicata da un lato, dalla presenza di immensi bisogni, in quanto non è mai contento e vuole sempre avere di più; e dall’altra, dall’incapacità a ricevere e dalla tendenza a rinchiudersi in un guscio.
Avendo un temperamento cerebrale predilige le avventure occasionali e l’amicizia amorosa. Non esprime volentieri i propri istinti e impulsi e, di conseguenza, vive il sentimento come uno sconvolgimento emotivo della vita. Tuttavia, quando trova un partner sicuro di sé e tollerante riesce a tirare fuori la sua amabilissima natura, vivendo un rapporto di coppia pieno di delicatezza e fantasia, purché non esista alcuna forma di invadenza da parte del partner. Quando s’innamora
l’Abete si lascia andare completamente, senza mettere limiti al suo amore. Buona l’intesa sentimentale con i nati della quercia che suscitano nell’Abete voglia di tenerezze; ma soprattutto è ottima anche dal lato della sessualità, quella con i nati del Pino.

Abete bianco (Abies alba Mill.)

Albero di grandi dimensioni, può raggiungere i 40-50 metri di altezza, eccezionalmente arriva a toccare i 55-60 metri. L’Abete bianco è originario delle zone montuose dell’Europa occidentale,
centrale e meridionale, lo si trova dai Pirenei ai Carpazi, dalla Sassonia alla Grecia. In Italia cresce spontaneamente sull’arco alpino e sull’Appennino. Appartiene alla famiglia delle Pianaceae di cui fanno parte una cinquantina di specie.
È una “mesofila1” e “sciafila2”, tipica delle fasce montane, predilige le zone con discrete precipitazioni, elevata umidità durante l’estate e vegeta fra gli 800-2000 metri di altitudine
su terreni freschi e profondi di natura calcarea. Può formare boschi puri (abetine) o boschi misti, insieme a faggio, abete rosso, pino silvestre e cerro. Le radici dell’abete inizialmente sono fittonanti e successivamente si sviluppano verticalmente radici secondarie. Presenta un fusto diritto, colonnare e privo di rami fino ad una certa altezza, rivestito da una corteccia liscia di colore grigio chiaro nelle piante giovani, rugosa e fessurata in piccole placche negli esemplari adulti. È caratterizzato da una chioma verde scuro, piramidale e slanciata, che tende ad appiattirsi
con l’età. Le foglie sono aghiforme-appiattite, disposte a spirale, con apice leggermente smussato. Si distinguono gli aghi di luce e gli aghi d’ombra. Quelli d’ombra sono disposti a pettine, con la pagina superiore verde scuro, quella inferiore è bianca e cerosa, solcata da due bande stomatifere ben evidenti; gli aghi di luce hanno un portamento a spazzola e sono più corti.
Fiorisce tra maggio e giugno: gli sporofilli maschili di colore giallo-verdastro sono raggruppati nella parte inferiore del ramo dell’anno precedente; gli sporofilli femminili di colore rosso-violetto, a forma ovale, sono posizionati nella parte alta. Gli strobili3, formati dagli sporofilli femminili sono quasi cilindrici, lunghi circa 20 cm e larghi circa 5 cm, bruni a maturità. È un albero che produce melata. L’abete come tutti gli alberi dalle grandi dimensioni con chiome maestose è stato
sacro per diversi popoli e culture. Nel tempo ha perso questo simbolo ed è diventato, invece, simbolo della nascita di Cristo. Ma facciamo un passo per volta. Nell’antico Egitto era considerato simbolo della natività, infatti sotto la chioma di un abete nacque il dio di Biblos. Anche in Grecia era simbolo della natività, perché era sacro alla dea Artemide, dea della luna e protettrice della nascita. Il rito consisteva nello sventolare un ramo di abete con una pigna sulla cima, intrecciato all’edera. Inoltre, in primavera veniva innalzato un abete nella piazza del mercato, e danzatori
nudi percuotevano la testa di feticcio della ‘dea Madre’ per liberare lo spirito del nuovo anno. Questo rito deriva dal fatto che in greco abete bianco significa Elate, che corrisponde anche al nome della Dea della Luna nuova, detta anche Kainedes, da kainizo, che significa “rinnovare”.
Per i celti, l’abete (ailm), oltre che ad essere associato nell’alfabeto arboreo druidico alla prima lettera, era l’albero sacro dedicato alla nascita, nel giorno successivo al solstizio d’inverno del fanciullo divino. La tradizione celtica di tagliare un abete alla vigilia del solstizio e addobbarlo si è tramandata fino ai giorni nostri. Si presume che l’abete sia diventato simbolo del Natale intorno al 1800. Precedentemente, in Germania, le donne il martedì grasso venivano battute con dei rami di
abete come augurio di fecondità. L’abete è una pianta forestale importante, coltivata perché il suo
legno privo di canali resiniferi è ottimo per produrre segati e cellulosa. Viene impiegato anche come pianta ornamentale nei parchi e nei giardini. Comunque, oltre ad essere una pianta importante dal punto di vista selvicolturale lo è anche per la salute dell’uomo. Infatti, respirare in un’abetina l’aria balsamica aiuta a combattere la bronchite, l’asma e la sinusite. La resina estratta da aghi e gemme era impiegata per medicare le piaghe, per far calmare il mal di testa, aiutare a combattere
l’osteoporosi e alleviare i dolori reumatici. Inoltre, veniva usata per fare liquori e caramelle balsamiche. Le parti dell’Abete che sono ricche di tannini, trementina, provitamina A, aggiunti nell’acqua del bagno sono ottime per inalazioni, frizioni e per liberare il corpo da tossine.
L’infuso (30-40 g di gemme in un litro d’acqua) previene i calcoli ed ha un’azione diuretica e antisettica.


1 Specie che predilige un clima temperato.
2 Specie che tollera l’ombreggiamento (amica dell’ombra).
3 Pigne.