sabato 17 ottobre 2015

Per tutte le persone nate il 23 Settembre (Equinozio d’autunno)
                           Tratto da Alberologia www.alberologia.it



L’olivo è un albero nobile e silenzioso, simbolo di pace, forza, purificazione.
Colui che appartiene a quest’albero è sempre alla ricerca di tepore e di sole, se vive in un paese freddo il suo sogno sarà trasferirsi in un luogo caldo. Saggio, pacifico, non violento, detesta complicarsi
l’esistenza. Il suo motto è “vivere e lasciar vivere”, in quanto vuole vivere come gli pare ma, in cambio, lascia vivere gli altri come vogliono senza mai interferire troppo pesantemente nelle loro scelte, anche se si tratta del partner o dei figli. È la discrezione fatta persona, al punto che lo si potrebbe ritenere indifferente a tutto.
È sempre sorridente qualunque cosa accada, sia perché si sa controllare, sia perché ritiene inutile agitarsi. Egli è l’essenza stessa della serenità ed è troppo saggio per lasciarsi abbindolare. Amato, apprezzato, stimato e anche rispettato, non fa però nulla al solo scopo di piacere.
È un tipo da prendere così com’è, e vive la sua vita senza alcun complesso.
Molto tollerante, ha un innato senso della giustizia. Dato che è capace di immedesimarsi, può capire tutto; ma difficilmente si entusiasma, perché niente gli sembra abbastanza importante.
Intelligente e riflessivo, gli piace leggere, acculturarsi, istruirsi. Per lo più popolare nel suo ambiente, può anche raggiungere la gloria nelle arti o nella professione in generale. Benefico come l’albero che lo rappresenta, l’Olivo dona pace e felicità a chi gli sta intorno.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, l’Olivo è poco geloso in amore e rispetta la libertà del partner, anche se questo può comportare sofferenza. La solitudine non lo spaventa e, soprattutto invecchiando,
la ricercherà con piacere. Buona l’intesa con le persone appartenenti all’olmo e al cipresso.

Olivo (Olea europaea L.) Areale


L’albero è un sempreverde alto sino a 10 m, ma raggiunge e supera anche i 15-20 metri. È molto longevo e vive anche oltre 800-900 anni. È una specie lucivaga (che ama la luce) e predilige terreni calcarei.
Specie mellifera (che produce miele), pollinifera mediocre. Il frutto è una drupa1 comunemente chiamata oliva, che in natura è molto amara, così per renderla commestibile è necessario un qualche trattamento: ad esempio la fermentazione naturale, oppure metodi artificiali (lye, brine). Con le sue fronde venivano incoronati i vincitori di Olimpia. L’olivo è una pianta della famiglia delle Oleacee originaria dell’Asia Minore; attualmente è coltivata in tutti i paesi del bacino mediterraneo e anche in America (California).
Simbolo della pace sulla base del passo biblico della Genesi 8, 11 e tutt’ora presente nella liturgia
della Domenica delle Palme, è una pianta sacra anche per altre civiltà.
In Grecia le corone dei vincitori delle gare olimpiche erano fatte con un ramo d’ulivo; nel corso delle feste Pianepsie ad Atene si portavano in processione dei rami o corone d’olivo. Alla pianta venivano attribuiti poteri fecondativi: da ciò la fabbricazione delle statue di Damia ed Auxesia (spiriti connessi alla fertilità della terra) a trezene; a Roma venivano spesso usati rami di olivo nelle cerimonie di purificazione.
Dell’olea europea occorre innanzitutto distinguere due sottospecie: l’olea europaea oleaster conosciuta con il nome volgare di oleastro che rappresenta la pianta selvatica, e l’olea europaea sativa conosciuta con il nome volgare di olivo che rappresenta la pianta coltivata.
Un mito narra che era sorto fra Poseidone (Nettuno) ed Athena (Minerva) un grave dissidio per il predominio sulla terra dell’Attica e per il diritto di precedenza nella costruzione di un tempio a loro dedicato sull’Acropoli di Atene. Ricorsero al giudizio di Giove il quale rispose che il diritto
di precedenza sarebbe stato accordato a chi dei due avesse saputo creare qualcosa di utile all’uomo: Nettuno creò il cavallo, Minerva l’ulivo.
Giove si pronunciò a favore di quest’ultimo e così il tempio fu dedicato a Minerva e l’olivo divenne la pianta sacra a Minerva. Anche nella letteratura greca si fa riferimento a questa pianta. Secondo Omero il letto di Ulisse era fatto da un tronco di olivo e questa rivelazione fu la prova per il riconoscimento definitivo da parte di Penelope del marito di ritorno dalla guerra di troia. Sempre secondo Omero, la clava brandita dal Ciclope era di legno di olivo. Secondo teocrito di legno di olivo era anche la clava di Ercole.
In tempi più recenti, nel luglio del 1969, quando gli Americani approdarono sulla luna, oltre alla bandiera a stelle e strisce, posarono sul suolo lunare, a compimento di quella missione, una targa d’acciaio ‘a memoria’ con impresso un ramo di olivo in oro a suggello di una conquista avvenuta in pace “a nome dell’intera umanità”; portava la firma dell’allora Presidente statunitense Richard Nixon.
Dunque, per noi, come per gli antichi, l’olivo è simbolo di pace. C’è da chiedersi se nel passato l’olio fosse più usato come alimento che come unguento. L’unzione del corpo non aveva solo uno scopo
cosmetico o curativo, ma era anche un vero e proprio rito; serviva per ammorbidire e nutrire la pelle, ma soprattutto per distendere i muscoli.
Si ungevano il corpo gli atleti prima delle gare, i guerrieri prima delle battaglie, i gladiatori, i nuotatori, i lottatori, i ricchi alle terme.
Il migliore, quello di purissima spremitura, cioè quello della varietà Majatica (da Majo perché fiorisce a maggio), era riservato ai profumi, ottenuti immergendovi piccoli sacchetti di lino contenenti le essenze
aromatiche.


1 Frutto con la parte esterna membranosa, la parte media carnosa, e la parte interna,che contiene il seme, dura e legnosa, come olive, pesche e sim.





Come medicinale l’olio è soprattutto lassativo ed emolliente; nella stitichezza è indicato anche per clisteri unito al decotto di malva. È un buon tonico gastro-intestinale se assunto con moderazione, soprattutto da crudo quando conserva la sua digeribilità  ha effetto come antinfiammatorio e calmante delle mucose, ma forse si esagerava un po’ quando si assicurava l’effetto contro febbri da pleurite, polmonite e peritonite semplicemente somministrando un cucchiaio di olio seguito, ogni mezzora, da un cucchiaio di buona acqua fresca. Frizioni e massaggi con olio di oliva calmano le dermatosi e le bruciature: nella medicina popolare in molte famiglia si è usato l’olio sbattuto nel vino o
unito al bianco dell’uovo montato per le ustioni. Questo rimedio non era altro che il “Balsamo del samaritano”. Anche il cuoio capelluto trae giovamento dalle applicazioni di questo olio, ma difficilmente qualcuno, al giorno d’oggi, si sognerebbe di usarlo come lozione. Qualcuno,
saggiamente, lo usa al mare, per proteggere la pelle dal sole. Basta creare una semplice soluzione con olio d’oliva 100-150 gr, diluito con acqua di mare 20-30 gr e il succo di un limone. Agitare forte per 3-4 minuti ed applicare. La schermatura è eccezionale; i vantaggi e la differenza qualitativa sono notevoli; se poi si considera il confronto economico con le altre creme protettive qualsiasi il confronto non regge. Ai teenagers si può consigliare di tenere un’oliva schiacciata sui foruncoli per eliminarli,
e a chi sia entrato un insetto in un orecchio, poche gocce d’olio come rimedio efficace e non traumatico.
L’olivo è una pianta tanto emolliente nei frutti quanto astringente nelle foglie. I loro decotti curavano e curano ancor oggi emorragie, infiammazioni di bocca ed occhi, ascessi e piaghe. L’infusione oltre a

essere antipiretica ha azione ipotensiva (favorisce l’abbassamento della pressione arteriosa) perché fa dilatare i vasi sanguigni ed aumenta la diuresi: è indicata nei cuori vecchi e affaticati. Nelle oftalmie (infiammazione degli occhi) si usava la “resina” dell’olivo che, bruciata, emana vapori che hanno il potere di calmare le donne isteriche. Non va dimenticato che le olive sono anche ricche di proteine, sali, carotene e vitamina C, quindi possono essere un alimento veramente completo edietetico.
Per i nati dal 14 al 23 Ottobre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it


L’acero è un albero con caratteristiche e proprietà che richiamano l’amore. Le persone appartenenti a questo albero sono molto socievoli, amanti delle feste e pronte a condividere le proprie gioie. Prediligono i luoghi dove poter fare nuove conoscenze e ricevere confidenze. Possono essere anche molto riservati, distanti, inafferrabili e inavvicinabili. Solo quando si fidano, si rivelano totalmente.
Possono dimostrarsi molto teneri e creare un’atmosfera deliziosa, ma la loro grande sensibilità, qualche volta eccessiva, li costringe spesso a proteggersi e a mostrarsi molto freddi diventando diffidenti, taciturni, chiudendosi in loro stessi per difendersi dalle aggressioni del mondo esterno. Sono molto onesti e retti nei confronti di loro stessi. Sempre in ordine, spesso vanitosi, le persone appartenenti a questo albero curano molto la propria persona dando però l’impressione che il loro
aspetto impeccabile sia dovuto al caso.
Non sono certo tipi comuni, poiché sono forti, instancabili, hanno una grande resistenza e sono sempre alle prese con strampalati progetti. Particolarmente intelligenti, hanno acute capacità deduttive. Autodidatti eruditi, questi intellettuali senza diplomi, nonostante la loro intelligenza riflessiva, non mancano di immaginazione e di intuizione. Sono brillanti, lucidi, dotati. La loro filosofia li porta ad attribuire maggiore importanza al futuro che al presente e il presente che interessa loro è solo quello inerente la loro persona. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi dell’acero hanno una grande disponibilità, spirito conviviale e un talento organizzativo per le feste e i ricevimenti. A volte, spariscono lasciando perdere le tracce e senza che nessuno sappia dove si nascondano. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al nocciolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, l’amore è il settore in cui si possono realizzare a pieno, poiché sono persone molto sensuali. Generalmente, sono molto complicate e poco attratte da una tranquilla vita familiare, in quanto devono soddisfare le loro esigenze di libertà. Ma se trovano il partner ideale, che condivida queste loro tendenze, allora potranno essere felici e sapranno fare felice il fortunato compagno. Buona l’intesa con le persone appartenenti al melo e al bagolaro.

Acero montano (Acer pseudoplatanus L.)

L’acero montano può raggiungere altezze considerevoli fino a 25-30 metri. È originario dell’Europa centro meridionale, si espande dalle coste atlantiche al Mar Caspio ed è molto diffuso anche in Italia, tranne in Sardegna. Appartiene alla famiglia delle Aceraceae a cui sono ascritte oltre 150 specie proprie dei paesi temperati dell’emisfero boreale.
L’acero predilige le fasce montane ad altitudini comprese tra i 500 e i 1500 metri di quota, eccezionalmente si trova in pianura o sopra i 2000 metri. È una specie mesofila1, predilige le zone in cui c’è un’elevata umidità estiva, preferendo terreni freschi e profondi. In Italia è diffuso
nei boschi misti e si consocia bene con la carpinella, il faggio, l’abete bianco e rosso.
Tra gli aceri, quello montano è quello più longevo, vive fino a 150- 200 anni, ma raramente supera i 300 anni. Il fusto di questo tipo è diritto e rivestito da una corteccia grigia con sfumature rossastre, in età adulta si stacca e risulta sfaldata in grandi placche. La chioma è ampia e regolare. Le foglie sono decidue, opposte con un picciolo lungo dai 6 ai 15 cm, ha una lamina ampia e palmata a 3-5 lobi ovati, lunga fino a 15 cm. La pagina superiore è di colore verde scuro, mentre nei siti montani hanno riflessi rossastri; la pagina inferiore è glauca2.
È una specie monoica3, i fiori di colore giallo sbocciano ad aprile in pannocchie pendule lunghe 2,5 cm. Il frutto è un achenio doppio e consta di due noci alate (disamara), lunghe fino a 5 cm, rivestite da peli argentei. Nell’antichità l’acero non era considerato di buon auspicio a causa della tonalità rossastra che assumono le foglie in autunno, per questo l’albero di acero era dedicato a Fobos, il dio della paura, e al figlio di Ares, dio della guerra.
Non a caso nell’antica Grecia venivano usati altri alberi per decorare i giardini. In altre parti d’Europa, invece, era ritenuto un albero prezioso per allontanare i pipistrelli che, in base a una credenza alsaziana, avrebbero avuto il potere di far abortire le uova delle cicogne appena le toccavano. Per difendersene le cicogne mettevano nei nidi ramoscelli di acero che respingevano gli indesiderati ospiti. Anche gli uomini posavano qualche fronda sopra gli usci e le finestre delle case per evitare che i pipistrelli vi penetrassero succhiando, secondo una convinzione infondata, il sangue dei bambini. Una fiaba ungherese narra che sul terreno dove una principessa era stata sepolta dal suo assassino nacque un acero che servì a un pastore per fabbricare un flauto magico, che a un certo momento cominciò a parlare denunciando l’autore del delitto.
Al di là dalla favola, il legno degli aceri, compreso quello campestre, spontaneo in tutta l’Italia, dalle foglie autunnali giallo ambra, è adatto alla fabbricazione degli strumenti musicali, infatti viene usato per il fondo, le fasce laterali e i manici dei violini ed altri strumenti ad arco. Fu Antonio Stradivari a utilizzare per la prima volta, nel XVII secolo, un ponte d’acero per sostenere le corde.
Grazie al suo legno chiaro, viene usato per impiallacciature di mobili.o, se omogeneo, per fabbricare violini e altri strumenti ad arco. Le frasche sono impiegate come foraggio per gli animali. Il legno, se fine, perfetto e omogeneo, è impiegato per farne casse di risonanza di molti strumenti musicali.
L’acero non ha nessuno impiego medicinale, però in compenso se ne ricava lo sciroppo. Per sei settimane, a partire da febbraio si estrae praticando un’incisione sulla corteccia, la linfa, che in questo periodo contiene una concentrazione sufficiente di zucchero, tale che, una volta bollita, si ottiene dello sciroppo. In Francia questa linfa veniva utilizzata diversamente: si metteva a fermentare in un barile insieme al pane per ottenere una bibita simile alla birra.
L’utilizzo più evidente è quello di abbellire e fare ombra lungo i viali, i parchi e giardini.
L’Acero simboleggia il Canada dal 1965, anno in cui la Regina Elisabetta dichiarò che le foglie d’acero dovevano essere il simbolo ufficiale della bandiera canadese. Tale decisione fu oggetto di lunghi dibattiti e votazioni, ma nonostante tutto, la foglia d’acero è tutt’oggi il simbolo
del Canada.
1 Specie che predilige un clima temperato.
2 Colore tra azzurro e verde
3 Specie con fiori unisessuali.



martedì 6 ottobre 2015

Per i nati dal 4 Ottobre al 13 Ottobre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it




Il corniolo è un albero che l’astrologia celtica considera sacro perché fornisce la chiave per aprire la porta dell’Annwn (un mondo pieno di felicità il cui ingresso è difeso da un Drago)  solo a coloro che sanno interpretare correttamente il simbolo del suo frutto, lungo e rosso. Le persone appartenenti a quest’albero spesso sono taciturne e vivono in solitudine anche all’interno della famiglia. Trascorrono la maggior parte del tempo tranquille, però se sentono la minima intrusione nella propria intimità reagiscono prontamente. Molto esigenti con le persone che stanno loro accanto, amanti di battaglie eccezionali, si annoiano molto spesso trovando priva di interesse la gente che li circonda. Sono indipendenti e svolgono le loro occupazioni quotidiane in attesa dell’arrivo nella loro vita di quella persona che li aiuterà a realizzare il loro essere più profondo (l’Eroe). Quando ciò avverrà,
tutte le loro attività si incentreranno nell’amore e nella comunione con questa persona.
Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del corniolo intrattengono rapporti stretti con un certo numero di persone, malgrado la loro naturale tendenza alla solitudine. Non fanno mai il primo passo e,
apparentemente, possono sembrare freddi, indifferenti o timidi. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al fico. Per quanto riguarda la vita sentimentale, le persone appartenenti al
lo sono affascinanti, aperte e disponibili ai piaceri dell’amore. Buona l’intesa con le persone appartenenti al frassino e al tiglio; queste ultime sedurranno il Corniolo con le loro continue metamorfosi e il loro umorismo. Amante mutevole e dalle infinite risorse, il Corniolo  è capace
sempre di stupire e di conquistare. Sconsigliati i rapporti con le persone appartenenti al Salice.

Corniolo (Cornus mas L.)

Questo albero raggiunge generalmente i 5-6 metri di altezza, eccezionalmente tocca i 10 metri, ma spesso assume un portamento cespuglioso. Originario dell’Europa centrale e sud orientale, il suo areale si estende dalla Spagna al Caucaso, in Italia manca solo nelle isole. Appartiene alla famiglia delle Cornaceae. Vegeta fino ai 1400 metri s.l.m., si consocia bene con roverella,  carpinella e castagno prediligendo i suoli calcarei.
È un albero con una longevità di circa 300 anni. Il fusto è corto, leggermente flessuoso e allargato alla base, rivestito da una corteccia sottile  e screpolata di colore bruno-rossastro, come anche i rami. La chioma ha un portamento regolare, globosa ed espansa orizzontalmente. Le foglie sono decidue, opposte, picciolate con apici acuminati. Sono ovate e possono essere lunghe fino a 10 cm. La fioritura è molto precoce, avviene tra febbraio e marzo prima della comparsa delle foglie. I fiori si presentano gialli. Il frutto è una drupa commestibile rosso corallo lungo circa 2 cm. È una specie con scarse proprietà nettarifere (proprietà di secernere nettare). Il legno è il più duro e resistente presente
in Europa, tanto è vero che già i romani e i greci lo utilizzavano per costruire armi come lance, frecce e giavellotti. Nell’antichità, per dichiarare guerra veniva scagliato nel territorio nemico un giavellotto in
legno di corniolo con la punta in ferro. Si narra che la lancia scagliata da Romolo sul colle per prenderne possesso fosse fatta di corniolo. Nessuno riuscì ad estrarre la lancia dal suolo e nella primavera successiva la lancia germogliò dando origine ad una nuova pianta. L’evento
lasciò tutti esterrefatti, per questo l’albero divenne sacro e fu custodito e protetto con amore.


Il legno di corniolo è stato usato anche per costruire le ruote dei carri, utensili soggetti a notevole usura quali forche, cunei, perni, ombrelli, pipe, bastoni e manici di ombrello. Grazie ai suoi frutti commestibili, è stato un albero molto apprezzato sia dagli aristocratici che dai contadini. I frutti trovano utilizzazione per preparare dolci, confetture, gelatine, salse e liquori, se ancora acerbo per preparare conserve, sotto spirito o in salamoia come le olive; è consumato fresco solo una volta maturo. Grazie alla sua bellezza estetica durante la fioritura, ma anche per merito dei suoi frutti, spesso il corniolo viene coltivato come pianta ornamentale e come siepe nei giardini.
I frutti non molto maturi hanno un’azione tonico-astringente da usare per l’enterite, per curare le malattie della pelle e per dolori articolari. La polvere derivata dall’essiccazione di foglie, radici, germogli e corteccia svolge un’azione cicatrizzante e antisettica per le ferite e antinfiammatoria
del seno delle donne gravide. Il decotto della corteccia, aiuta a curare la febbre e la diarrea. La polpa del frutto viene usata come  astringente per le pelli grasse.