sabato 24 dicembre 2016

Per augurare buon compleanno ad amiche e amici nati dal 23 Dicembre al 1 Gennaio (periodo di Buio)

Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it
IL melo è un albero che, in astrologia celtica, è tradizionalmente associato all’amore, in quanto simboleggia la bellezza del seno femminile, mentre la polpa bianca del frutto ricorda l’alimento dei
bambini. Le persone appartenenti a questo albero sembrano molto riservate, distanti, pudiche e inaccessibili. Non si lasciano smuovere dagli attacchi di cui sono oggetto, non sottostanno ai limiti imposti dalle convenienze, ma rimangono profondamente e sinceramente attaccati ad un ideale di alto valore etico. Estremamente suscettibile, il Melo è sprezzante per tutto ciò che non è bello, buono e pieno di amore. Profondamente generoso, è incapace di qualsiasi calcolo. Per quanto
riguarda le amicizie, i nativi del melo sono pronti a dare una mano a tutti, ma sono incapaci di esprimere le proprie esigenze. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al bagolaro, al faggio e al pioppo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Melo è amante straordinario. Non mancandogli il buon senso, può anche rassegnarsi a un matrimonio senza passione; tuttavia non rinuncerà per questo ad amare e a essere amato. Se trova il partner giusto, il rapporto che stabilisce diventa idilliaco.
La via sentimentale è spesso movimentata e variabile. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti alla quercia; entrambi appassionati della voluttà sentimentali. Positiva anche l’intesa con i nativi appartenenti all’albero del pino.

Melo (Pyrus malus L.)

Per presentare un qualsiasi melo è necessario partire dal melo selvatico perché è l’antenato di tutte le varietà di melo. Questo albero può raggiungere i 5-6 metri di altezza. È originario dell’Europa e del Caucaso, infatti il suo areale si estende dalla Scandinavia e dalla Spagna, fino al Mar Caspio. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae che annovera oltre 100 generi e circa 3200 specie.
In Italia è presente su tutto il territorio, in particolare sui terrazzi fluvioglaciali dell’alta pianura padana e sulle fasce collinari e montane e su suoli subacidi. Lo si trova lungo le siepi e nei boschetti. Si consocia con latifoglie come rovere, roverella, farnia e carpino. Per quanto
concerne le sue caratteristiche autoecologiche possiamo affermare che è una specie mesofila1.
Il melo non è molto longevo, riesce a vivere massimo 80-100 anni. Possiede un fusto corto e dritto rivestito da una corteccia brunastra che si fessura in squame con l’età. Ha una chioma densa, espansa e rotondeggiante, caratterizzata da rami spinosi. Le foglie sono decidue, alterne e picciolate, ovate con apice brevemente appuntito e margine dentato. I fiori sbocciano a fine maggio e sono larghi circa 3-4 cm, con petali esternamente rosa e bianchi all’interno. Il frutto è un pomo globoso con diametro di 2-4 cm a maturazione, che avviene tra settembre e ottobre, assumendo una colorazione rossastra. Il melo è una specie mellifera dotata di ottime proprietà nettarifere.
Il frutto del Melo da sempre rappresenta il simbolo del peccato originale per l’atto commesso da Adamo ed Eva. Ovviamente quando pensiamo ad una mela la associamo a queste due figure, ma vi sono altre leggende legate a tale frutto.
Ad esempio, per i greci, era simbolo di immortalità. La mela, se tagliata trasversalmente, manifesta nei suoi semi un pentacolo, una stella a cinque punte che per la stregoneria ha sempre rappresentato un basilare quanto potente simbolo magico. Dal termine gallese Aval (inglese apple) deriva il nome della leggendaria Isola delle mele, Avallon, in cui si rifugiò Re Artù prima di liberare il suo popolo dagli invasori. Si racconta che il Mago Merlino impartiva lezioni sotto un albero di melo. Inoltre, il melo rappresenta il contatto con i mondi spirituali ed è il simbolo che rende gli uomini degni di ricevere aiuto divino e ispirazione. Un altro mito che vede la mela protagonista di episodi
spiacevoli è la leggenda che narra della distruzione della città di Troia. Tutto ebbe inizio da un concorso di bellezza tra Era, Atena e Afrodite. Fu scelto come giudice della competizione Paride, figlio del re di Troia; la gara prevedeva come trofeo una mela d’oro.

Ogni dea offrì un dono particolare al giovane, Afrodite offrì l’amore di una bellissima ragazza nata da un cigno. A questa dea il giovane assegnò la vittoria, suscitando l’ira delle altre due concorrenti, con la nefasta conseguenza per la città di Troia.
Probabilmente il detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” deriva dalle leggende relative ad Alessandro Magno e alla dea Idun, i quali si erano imbattuti in mele che avevano la capacità di allungare la vita anche fino a 400 anni. Al di là delle leggende, la mela, grazie alle sue grandi quantità di vitamine, zuccheri, proteine, sali minerali, fosforo e acidi organici facilita la digestione e produce molti altri effetti benefici: funge da calmante, antisettico, diuretico,
decongestionante, antireumatico. Inoltre, la mela grattugiata è efficace per curare la diarrea dei neonati. Il decotto di mela, “acqua di mela”, con l’aggiunta di 10 g di foglie essiccate, limone, cannella e zucchero è utile per fortificare nervi e memoria. Una poltiglia di mela e zolfo cotto nel forno, applicata sulle parti malate, consente di curare la tigna e la scabbia. Oltre al frutto, anche la corteccia è utile: il suo decotto svolge un’azione astringente e febbrifuga.


1 Specie che predilige un clima temperato.


giovedì 22 dicembre 2016

Per augurare buon compleanno ad amici ed amiche nati dal 12 al 21 Dicembre (periodo di Buio.)
Tratto da Alberologia 
www.alberologia.it
Il Fico è un albero considerato dagli antichi Celti grande amico dell’uomo perché il suo frutto può essere conservato a lungo dopo essere stato essiccato sotto i raggi del sole. Per questo motivo viene
associato alla costellazione celtica del Grande Cane, il miglior amico dell’uomo.
Le persone appartenenti a questo albero sono molto appassionate ed istintive, sempre pronte ad aiutare il prossimo. Molto indipendenti, gradiscono la compagnia e si affezionano fino alla morte ad una persona. Sempre allegre con quelli che amano, sensibilissimi e vagamente complessati, hanno bisogno di spazio, di calore umano, di libertà e si deprimono quando si trovano in ristrettezze e costrizioni. Possiedono un carattere molto semplice e hanno bisogno di essere legate a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere.
Il Fico è un tipo pratico, lucido e la sua intelligenza ha sempre un pizzico di humour.
Per quanto riguarda le amicizie, sono molto socievoli, in quanto intrattenere rapporti umani è per loro una necessità vitale e i rapporti di amicizia sono per loro eterni. Molto buoni i legami con le persone appartenenti al Pino, con le quali possono nutrire un’alta considerazione reciproca e sviluppare una complicità che con il tempo tende ad approfondirsi. Interessanti anche i rapporti con i nativi del Corniolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il fico è essenzialmente sensuale, caloroso e stimolante. Molto dolce e sentimentale, pur non essendo un romantico, è un innamorato presente anche sul piano sessuale.
La famiglia è per lui importantissima e lavora con accanimento per apportare ad essa benessere. Buona l’intesa con le persone appartenenti al Pino, con le quali è possibile avere un’unione basata sull’amore e sull’amicizia e con quelle appartenenti al Tiglio, con le quali possono trovare un’ottima intesa pur essendo diversi. Unioni sconsigliate quelle con le persone appartenenti al Frassino e al Pioppo.

Fico (Ficus carica L.)

Questo albero può raggiungere i 10  metri di altezza, ma spesso è più basso e con portamento arbustivo. È originario dell’Asia sud occidentale; il suo areale è molto vasto, anche se introdotto da antichissima data nell’area mediterranea, viene anche coltivato anche in America, Nuova Zelanda e Australia. Appartiene alla famiglia delle Moraceae e a questo genere, sono ascritte oltre mille specie presenti nei due emisferi.
È una pianta resistente alla siccità e agli inverni mediamente rigidi. (-8C°)
Se coltivato, teme i ristagni idrici e preferisce i terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. La forma selvatica è una pioniera, cresce sulle rocce, sui vecchi muri e nelle fessure dei marciapiedi. È una pianta poco longeva. È caratterizzata da radici espanse e superficiali, con fusto robusto e un po’ contorto, rivestito da una corteccia sottile, liscia di colore grigio cenere. La chioma è rada, espansa di colore verde chiaro e i rami principali sono pochi, lunghi e tortuosi. Le foglie sono decidue, alterne, picciolate, lunghe circa 20 cm, palmate-lobate con la pagina superiore ruvida e glabradi colore verde scuro, quella inferiore biancastra.
Fiorisce in primavera, ed è caratterizzata da fiori unisessuali: quelli maschili sono ridotti ad un solo stame, quelli femminili con un solo ovario. I fiori maschili e femminili compaiono su alberi separati riuniti in un ricettacolo carnoso che poi si sviluppa in un falso frutto carnoso detto sicono o siconio.
Il Fico domestico produce due tipi di frutti: i fioroni che maturano nella tarda primavera, i fichi veri che maturano a fine estate. La forma del frutto è variabile, da sferica appiattita a piriforme allungata. Il colore può essere verdastro o nero. L’impollinazione viene effettuata da un piccolo eminottero, la Blastophaga, che penetra nel sicono attraverso un’apertura apicale. Le basse temperature e la grandine possono distruggere la produzione. Altri danni sono causati dalla virosi (mosaico), marciume radicale e da alcuni insetti. Nell’antichità si pensava che il fico fosse uno degli alberi preferiti dagli dei, perché sembrava formare frutti senza fiori.
Era venerato e sacro ai romani: una leggenda narra che lungo il Tevere vegetava un fico di notevoli dimensioni, al quale fu attribuito il nome di fico ruminale derivato dal fatto che i pastori si riposavano sotto l’ombra della sua chioma, mentre le loro greggi si abbeveravano nell’acqua del Tevere. Due sono gli episodi che hanno reso sacro il fico.
Il primo episodio risale al giorno in cui il suo tronco impedì di far annegare la cesta che conteneva Romolo e Remo, i quali furono allattati dalla lupa che poco prima aveva mangiato i frutti del fico caduti a terra. L’altro episodio che lo ha reso sacro narra che durante una notte la pianta non fu più trovata nel solito posto lungo il Tevere, ma al centro del foro, ringiovanita e pronta a dare i suoi frutti. Dalla leggenda sembra che il fico abbia avuto un ruolo fondamentale nella storia della nascita di Roma. Non c’è ombra di dubbio che l’impiego principale del fico è quello di essere coltivato come albero da frutto. Infatti, è ritenuto un alimento completo, in quanto ricco di zuccheri, vitamine, proteine e grassi (1 g di polpa fornisce 2,5 calorie); non a caso era la base alimentare degli atleti. Il fico può essere consumato fresco, sotto forma di marmellata o essiccato. In questo ultimo caso il si associa bene ad altri frutti secchi, come noci e mandorle, o con prosciutto e formaggio. Oltre al suo valore nutritivo, il frutto del fico ha anche proprietà medicinali, infatti contribuisce a tonificare la mucosi intestinale. Inoltre, ha anche proprietà dermatologiche ed emollienti. Il lattice che si ottiene quando si spezza un rametto o staccando un frutto immaturo, è dannoso se ingerito, ma è ottimo per foruncoli, dermatite e morsi di cane. Veniva usato come anestetico sulle punture degli insetti (api e vespe) poiché ne impedisce, o comunque ne limita enormemente il gonfiore, lenendone il dolore. Il lattice in passato veniva usato anche come caglio del latte. Le foglie essiccate venivano fumate al posto del tabacco, oppure, se ancora verdi, venivano impiegate per pulire gli utensili.

Prive di peli.

Il Flos Medicinae Salerni comunemente “Regola sanitaria salernitana”, (Ed. TEN, 1994), è un poemetto in versi leonini, datato intorno al XI-XII secolo e contenente una sintesi di precetti della famosa scuola medica. A proposito del fico recita:
Scrofa, tumor, glandes, ficus cataplasmati cedunt.
Junge papaver ei, confracta Pomosus fortis tenet ossa.2

2 Le scrofole, i tumori e le glandule si guariscono con i cataplasmi di fico.

Unito al papavero salda le ossa fratturate.
Per i nati il 22 Dicembre (solstizio d’inverno)
Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it


Il faggio è un albero molto robusto e dalla crescita rapida. Le persone appartenenti a questo albero amano la folla e ricercano la gloria.
Non prediligono la solitudine e cercano sempre la compagnia del sesso opposto. Molto generose e allo stesso tempo vendicative, provocano sempre sfide e gare, restando tranquille solo quando hanno esaurito tutte le possibilità di soddisfazione. Sono sempre interessate a sperimentare realtà nuove. Il Faggio è furbo, ingegnoso, arrivista e non si abbandona ai sogni, ma cerca di realizzare i suoi progetti. Abile organizzatore della propria vita, è capace di generosità. È dotato in matematica e se la cava abilmente con i calcoli. Detesta fare prestiti e ancor più dividere qualcosa che è suo. Intelligente, mentalmente organizzato, ha una lucidità temibile, talvolta distruttrice. La sua intelligenza è decisamente al servizio del suo benessere. Possiede una mente giuridica ed è astuto, ragion per cui spesso vince le sue cause.
Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del faggio sono probi, onesti e dotati di un certo fair play che li rende molto amati dai loro amici e persino rispettabili dai nemici. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al carpino, con le quali riescono a organizzare spettacoli, cerimonie e bei ricevimenti. Buoni anche i rapporti con i nativi del bagolaro e del melo con le quali diventano complici. Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Faggio è un ottimo partner e anche buon genitore. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti al bagolaro. Ottima l’intesa con i nativi appartenenti al noce che si riveleranno partner perfetti, condividendo il medesimo gusto per l’avventura con la garanzia reciproca di mantenere il rapporto di coppia molto libero.

Faggio (Fagus sylvatica L.)

Questo albero può raggiungere i 30-40 metri di altezza, ed è dotato di buona capacità pollonifera1. È una specie tipicamente europea, il suo areale si estende dalla Spagna settentrionale fino al Mar Nero, dalla Norvegia fino alla Sicilia. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae di cui è certamente il capostipite poiché ha dato il nome a questa importantissima famiglia. A questo genere sono ascritte 10 specie presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale. Secondo una leggenda francese il faggio è quell’albero abitato da anime che devono scontare una pena commessa in vita, mentre per alcuni studiosi rappresenta il simbolo dell’albero cosmico che unisce il cielo, la terra e gli inferi, sostenendo e nutrendo l’intero cosmo. Il faggio è una specie idrofila2, sciafila.3 Predilige le stazioni fresche di montagna con clima oceanico, caratterizzato da estati fresche e umide e inverni freddi; è quindi presente su molti rilievi italiani a quote comprese tra i 700 e i 2000 metri di altitudine.
Vegeta su terreni essenzialmente basici, può formare boschi puri o misti, consociandosi con abete bianco e cerro. Le faggete (boschi di solo faggio) si caratterizzano per la scarsa quantità di luce che raggiunge il suo interno, questo perché le chiome sono troppo fitte. È una specie che produce melata, ma è scarsamente pollinifera. È un albero longevo che riesce a vivere 300-400 anni. Ha radici profonde, molto sviluppate, il fusto è diritto, la corteccia è sottile e si presenta liscia e lucente di colore grigio chiaro. La chioma ha un portamento conico-globoso e tende a espandersi nelle piante adulte. I rami sono disposti in palchi sovrapposti, generalmente orizzontali o un po’ inclinati
verso l’alto. Le foglie sono alterne, ovate-ellittiche, lunghe circa 10-15 cm, sono dotate di un breve picciolo, all’inizio della fioritura si presentano arrossate, successivamente sulla pagina superiore si presentano verde scuro, in quella inferiore più chiaro.
Fiorisce in maggio, le infiorescenze4 sono unisessuali5: quelli maschili con glomeruli pendenti dotati ciascuno di un lungo peduncolo, quelli femminili si trovano all’estremità dei nuovi getti. Il frutto è un achenio6 detto “faggiola” racchiuso da una cupola. La faggiola costituisce un ottimo alimento per i suini, non a caso il nome faggio deriva dal greco fagein ‘mangiare’. In passato, le faggiole venivano raccolte come le olive, attraverso la bacchiatura, per estrarre l’olio, impiegato per uso
alimentare, oppure come combustibile per i lumi o per fare le saponette. Le foglie rappresentano un buon foraggio per animali selvatici e allevati. È una pianta impiegata per scopi ornamentali, lungo i viali di parchi e giardini di tutto il mondo. Il legno del faggio è un ottimo combustibile, e viene usato per tranciati e segati, pur non essendo di ottima qualità, per produrre mobili e sedie.
In passato si pensava che solo le piante rare, difficili da trovare, avessero proprietà terapeutiche e medicinali, mentre piante comuni come il faggio non ne potessero avere. Al contrario, queste piante godono di molte proprietà terapeutiche. Le foglie e la corteccia trovano impiego come astringenti e antisettici per gengiviti e altre infiammazioni del cavo orale. Altre proprietà riscontrate sono quelle vermifughe e febbrifughe mediante decotto dalla corteccia dei rami; alla cenere infusa nel vino si attribuivano effetti diuretici. Dalla distillazione del carbone si otteneva il catrame e il creosoto, un olio antisettico, che grazie all’azione battericida è utile per combattere la carie, mentre grazie alle sue proprietà acide assorbe le tossine intestinali; inoltre, per le sue proprietà balsamiche ed espettoranti è utile per curare affezioni polmonari.

1 Capacità di emettere nuovi germogli radicali.
2 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
3 Specie che tollera l’ombreggiamento.
4 Sistema di ramificazione che portano fiori, e spesso, brattee.
5 Fiore portatore degli organi sessuali di un solo sesso.

6 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) che racchiude un unico

venerdì 2 dicembre 2016

Per augurare buon compleanno  ad amici ed amiche nati dal 2 al 11 Dicembre  (periodo di Buio.)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il carpino è un albero associato dall’astrologia celtica alla costellazione della Lira o Arpa: i suoi rami sembrano formare il profilo dell’arpa e il vento tra le sue foglie produce suoni piacevoli.
Le persone appartenenti a questo albero sono di natura molto sensibile, con un’anima piena di poesia e armonia. Molto curiosi, si interessano sempre a ciò che non li riguarda rischiando così di trovarsi in mezzo ai guai. I nati sotto questo albero attribuiscono grande importanza alla forma, sono talmente esteti e perfezionisti che in casi estremi possono raggiungere forme maniacali. Pur detestando le responsabilità, hanno un grande senso del dovere, uno spiccato senso della disciplina
e dell’obbedienza. Amano far parte di un gruppo organizzato, portare qualche insegna e assistere a riunioni. Molto conservatore, il Carpino non sopporta lasciarsi andare, guarda con diffidenza alle idee nuove, che fa sue solo dopo averle ben vagliate. Intelligente, estetizzante, intuitivo, è attratto da tutte le arti, soprattutto quelle figurative.
In generale, le persone che appartengono a questo albero hanno la notevole facoltà di modificare l’ambiente diffondendo vibrazioni che rendono felici chi li circonda. Infatti, non si lasciano mai imprigionare dalla depressione o da sentimenti negativi. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del carpino sono persone molto socievoli e amano catalizzare l’attenzione su di loro. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti alla quercia, con le quali condividono l’amore
per le cose eccentriche e riescono sempre a divertirsi. Buoni i rapporti di amicizia anche con i nativi del faggio, che li considerano divertenti per il loro carattere audace e le loro idee strane; e con quelli del noce, con i quali condividono una forte sensibilità.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Carpino è un amante profondamente onesto e ammirevole; per lui l’amore non è da prendere alla leggera. I piaceri dei sensi lo appassionano e costituiscono il sale della sua vita. Tuttavia, per il Carpino è importante non solo l’aspetto
fisico, ma soprattutto la capacità di risonanza del cuore. È più interessato alla bellezza del gesto che al piacere.
Buona l’intesa con le persone appartenenti alla betulla, con le quali il Carpino può riuscire a creare un rapporto telepatico. Altre unioni valide sono quelle con i nativi del cipresso.

Carpino bianco (Carpinus betulus L.)

Questo albero può raggiungere i 20-25 metri di altezza ed è dotato di una ottima facoltà pollonifera. Il nome Carpino deriva dal celtico car, legno, e pin, testa, letteralmente, la testa dei giocattoli, realizzati spesso con il legno di carpino.
Il suo areale si stende dalla Francia e dall’Italia fino alla Russia, Asia Minore e Caucaso. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae anche se in passato veniva classificato, assieme al nocciolo, in una famiglia distinta col nome Corylaceae (parente al nocciolo) e nel suo genere se ne contano circa 30 specie tutte presenti nell’emisfero boreale.
È una specie igrofila1, mesofila2. Predilige i terreni freschi, fertili e leggermente acidi. Può formare boschi puri, ma nella maggior parte dei casi vegeta in consociazione con il castagno, faggio, nocciolo e farnia in ambienti luminosi e ben esposti fino ai 1000-1200 metri di quota. Ha una crescita lenta ed ha una longevità di 100-150 anni circa.
È caratterizzato da radici ampie e poco profonde, con fusto diritto, rivestito da una corteccia grigia e liscia. La chioma è verde scuro, ovale e allungata, con rami espansi e tomentosi. Le foglie sono decidue, ovate, margine dentato, lunghe fino a 10-15 cm.
Fiorisce in marzo: gli amenti3 maschili sono lunghi 3,7 cm, quelli femminili sono disposti in spighe e spuntano all’estremità del nuovo rametto. Il frutto è una pseudosamara4 brunastra, appiattita e protetta da una bratta. È una specie con scarse proprietà mellifere.
Come abbiamo detto in precedenza, il carpino ha un’ottima facoltà pollonifera, per questo viene impiegato come siepe: resiste alla potatura o ceduata o capitozzata. Nella ceduazione viene tagliato il fusto a livello del suolo e i nuovi polloni (germogli radicali) che germogliano vengono utilizzati per fare fascine. Nella capitozzatura il fusto viene tagliato ad altezza d’uomo, affinché i germogli non vengano danneggiati dal pascolo; le foglie, infatti sono molto appetibili dal bestiame. Avendo
una chioma densa, il carpino, viene impiegato per formare barriere frangivento per proteggere alcune colture. Il legno è un ottimo combustibile e dà un carbone di qualità. Il legno duro e poco flessibile, veniva lavorato per ottenere utensili resistenti come martelli e raggi di ruote. Dal suo legno si ricavano birilli e alcune parti del pianoforte.
Dal punto di vista medicinale il carpino ha proprietà astringente e antidiarroica.


1 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Infiorescenza simile a una spiga, provvista di un asse molle e pendulo.
4 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con esocarpo provvisto di espansioni alari, lungo una o due volte il pericarpo.


martedì 22 novembre 2016

Per augurare buon compleanno ad amici ed amiche nati dal 22 Novembre al 1 Dicembre (periodo di Buio.)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il frassino è un albero che l’astrologia celtica associa all’aquila, simbolo dell’amante spinto dal desiderio. Infatti, il frassino produce fiori rossi che rimandano alle tendenze violente del grande rapace. Le persone appartenenti a questo albero sembrano apparentemente distaccate dai problemi al punto che nulla sembra commuoverle. Tuttavia, sotto questa maschera si nasconde un’anima concupiscente agitata dalla sete di piaceri erotici. La loro apparente freddezza e la loro abituale riservatezza ne fanno persone molto educate ed estremamente mondane. In realtà, sono molto bohémien e sono pienamente consapevoli di ciò che vogliono e di ciò che non vogliono.
I nativi del frassino hanno stile. Non sono affatto tipi facili, in quanto possiedono un carattere esigente: vogliono comodità, pretendono attenzioni; egocentrici, amano vivere come più pare a loro (anche a spese degli altri), senza il benché minimo impegno.
Dotati di un’intelligenza intuitiva, sono fantasiosi, originali e il più delle volte lontani dalla razionalità. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del Frassino non sono molto affidabili e fedeli. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al tiglio. La vita sentimentale del Frassino è ricca e movimentata, in quanto questo è il campo che predilige e nel quale riesce a dare il meglio di sé. Fedele, costante e riflessivo, sa compiere le scelte giuste, soppesa il pro e il
contro, cosicché il suo matrimonio d’amore è anche d’interesse.
È raro che sbagli nella sua scelta e s’impegna a fondo per far funzionare il suo rapporto, il che gli riesce spesso. Ama procreare perché adora avere a che fare con i bambini. Come amante non è sempre brillante, ma il suo ardore affettivo e la sua violenza emotiva lascia al partner ricordi
indimenticabili. Ottima l’intesa con le persone appartenenti al corniolo in quanto entrambi hanno in comune l’amore per la vita e il desiderio di prolungarla.
Buona anche l’unione con l’ulivo e il faggio.

Frassino (Fraxinus excelsior L.)

Albero alto fino a 30 m (eccezionalmente 40), con chioma espansa specialmente in verticale e rami ascendenti, diritti. Le gemme invernali, disposte a croce all’apice dei rami sono di color nero carbone. Il tronco, diritto e slanciato, presenta una scorza opaca, grigiastra, all’inizio liscia poi percorsa da solchi fitti, non profondi e ondulati. Le foglie decidue, opposte, picciolate, lunghe fino a 16 cm, sono imparipennate, formate da 7-13 segmenti lanceolati, sessili, lunghi fino a 10 cm, acuti
o acuminati all’apice, seghettati al margine, verde opaco di sopra, più chiari inferiormente. Il fogliame autunnale è di colore giallo vivo. I fiori sbocciano in marzo-aprile prima delle foglie; sono privi di calice e di corolla, ma le loro antere rosso porpora spiccano sui rami nudi a fine inverno. Il frutto è una tipica “samara”, costituita da una testa allungata contenente il seme, che prosegue in un’ala stretta. Appartiene alla famiglia delle Oleaceae e l’olivo è un suo parente. Al suo genere sono ascritte circa 60 specie tutte presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale.
Il frassino caratterizza i boschi di ripa, le gole e le forre umide; i margini dei laghi, dalla fascia collinare a quella montana superiore (200- 1500 m s.l.m.), con particolare frequenza sulle Alpi, nei siti a clima oceanico. È indifferente al substrato e tollera temporanee sommersioni dell’apparato radicale. È presente nel parco dal Basento fino alla Caserma Cognato ed oltre. Il suo areale va dalle coste atlantiche del nord Europa fino al Mar Caspio e a sud fino all’Italia centromeridionale.
Assente nelle isole. Nella mitologia greca il frassino (come il cavallo) era consacrato a Poseidone, come la quercia a Zeus. Il frassino può superare la quercia in altezza che non arriva oltre i 40 metri. Vive mediamente intorno ai 130-150 anni.
Il legno di frassino è estremamente duro, compatto, ma soprattutto elastico e indeformabile. Le prime eliche degli aerei venivano costruite proprio con questo legno. Infatti, in passato veniva usato anche per fabbricare armi (archi e lance). Quella di Achille, il più grande combattente dell’antichità, era del suo legno, e venne consacrata a Marte, dio della guerra. Una volta se ne facevano mozzi di ruote, sci e slitte; oggi stecche da biliardo e racchette da tennis.
Il frassino è efficace come diuretico per curare la gotta, perché l’infuso delle foglie ed il decotto delle samare stimolano moltissimo la secrezione renale e quindi la rimozione dell’acido urico. Le foglie e i frutti, raccolti prima della maturità, essiccati ed assunti in polvere hanno capacità sudorifera. Come lassativo si possono impiegare le foglie fresche in infusione, ma ne occorre una discreta quantità. La corteccia è febbrifuga e astringente. Nell’antichità quest’albero era noto come
antireumatico ed antiartritico. Le foglie sono un ottimo foraggio in quanto ricche di zuccheri; tostandole si preparano diverse bevande. Il frassino era oggetto di molte credenze. I fiori erano ritenuti afrodisiaci e come tali venivano usati nell’antica Roma. Il loro profumo guarirebbe

dalla sordità. Il frassino, come l’erica, era considerato un antiofidico (contro avvelenamenti da morsi di serpenti). Dunque, i suoi principi attivi annullerebbero gli effetti dei morsi delle vipere, che lo temono al punto di aver paura di passare sulla sua ombra.

sabato 12 novembre 2016

Per augurare loro un buon compleanno ad amici e amiche nati dall’ 12 al 21 Novembre                             (periodo di Buio).
Tratto da ALBEROLOGIA di Antonio de Bona
www.alberologia.it

 Il castagno è un albero che la mitologia celtica associa al racconto di Branwen, dea dell’amore e della fecondità, che su richiesta del dio Llyr si era trasformata in una balena per uccidere la principessa incatenata, la quale, però, prima di poterla ingoiare, venne uccisa dall’Eroe Solare.
Il castagno produce frutti deliziosi avvolti in un involucro pieno di spine. Le persone appartenenti a questo albero sono un po’ come il tenero e delizioso frutto di questa pianta avvolto con triplice buccia, il cui aspetto esterno rischia di scoraggiare chi si avvicina. Infatti, il Castagno è una persona meravigliosa, dai molteplici aspetti, con risorse inesauribili.
Appare come un personaggio freddo, distante, autoritario al quale non conviene avvicinarsi. Ma quando apre il suo cuore, si dona tutto, sorprendendo per la grazia e la forza dell’amore che sprigiona. Generalmente ha un cuore d’oro che rivela solo raramente. Sensibile ed emotivo, docile ma tenace allo stesso tempo, autoritario, volitivo, testardo, tenero, moralista fino a essere puritano, il Castagno ama il comfort e il lusso e ha una spiccata sensualità. In lui è molto forte il senso di giustizia fino a reagire alle ingiustizie anche in modo violento essendo piuttosto collerico.
La sua intelligenza è concreta, in quanto si basa sull’esperienza e sull’osservazione, poco incline a fantasticare. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del Castagno hanno grande predisposizione ai rapporti umani, anche se non sembrano propensi a fare il primo passo. Apparentemente freddi e distanti, affascinano gli altri. Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Castagno è molto bisognoso d’amore, grande amante mai platonico e tanto meno monogamico. Leale al proprio ritmo
interiore, il Castagno è sempre innamorato, ma spesso di persone molto diverse che per un motivo o l’altro lo attirano. Buona l’intesa con le persone appartenenti al pino o alla betulla.


Castagno (Castanea sativa Mill.)

Albero maestoso, può raggiungere i 25-30 metri di altezza, dotato di una spiccata facoltà pollonifera. Si presume sia originario dell’Iran, poi importato nell’Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale; in particolare il suo areale si estende dalla Spagna all’Asia Minore e sull’Atlante algerino. Scientificamente appartiene alla famiglia delle Fagaceae; al genere Castanea sono ascritte 12 specie delle regioni temperate dell’emisfero boreale. Si presume sia originario dell’Iran, poi importato in Europa. Il termine deriva dalla città di Castanis, in Asia Minore.
È una specie eliofila1 e mesofita2, predilige i terreni acidi, profondi e leggeri. Non sopporta i terreni pesanti, ama i climi temperati, ma resiste bene ai freddi intensi. È una pianta diffusa dal livello del mare fino ai 1500 metri di altitudine. Può vivere in consociazione con il rovere, cerro, ma può formare anche boschi puri (castagneti) generalmente condotti a ceduo3. (ceduo castanile)
Le malattie che hanno contribuito alla riduzione dei castagneti sono il cancro della corteccia e il mal d’inchiostro. Il cancro della corteccia è un’infezione causata dai tagli di potatura o ferite provocate da mezzi meccanici. Invece, il mal d’inchiostro si verifica quando le ceppaie sono ricoperte da accumuli di foglie o sostanza organica. Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni tentativi per recuperare i castagneti ai fini produttivi.

1 Specie che vegeta solo in condizioni di piena illuminazione.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Forma di coltura con turni di tagli compresi tra i 10-20 anni.

Il castagno è un albero longevo, può vivere tra i 500-1500 anni circa. Possiede un fusto diritto che può raggiungere anche i 10-12 metri di circonferenza ed è ramificato nella parte medio-alta.
La corteccia è brunastra con sfumature grigiastre negli esemplari adulti e si fessura in lunghi solchi. La chioma è conico-piramidale nei giovani esemplari; espansa e globosa negli esemplari adulti. I rami sono bruno lucenti, ornati da lenticelle brunastre, con foglie lunghe 10-20 cm, decidue e alterne, di colore verde lucido sulla pagina superiore, più chiaro in quella inferiore, di forma ellittico-allungata, con apice appuntito e margine seghettato.
È una specie monoica4 che fiorisce tra giugno e luglio. Le infiorescenze5 maschili sono amenti6 eretti e sono rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di colore giallo verdastro; quelle femminili sono costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3, posti alla base delle infiorescenze maschili. Il frutto è un achenio7 comunemente conosciuto con il nome di castagna, rivestito da una cupola spinosa, detta riccio. Generalmente ogni riccio contiene 2-3 castagne. L’impollinazione può essere anemofila8 o entomofila, (impollinazione ad opera degli insetti). È una specie mellifera con ottime proprietà nettarifere. Tutte le varietà derivano dalla Castanea sativa, e si distinguono in quattro gruppi varietali: Marroni, Castagne, Eurogiapponesi e Giapponesi.
Senza entrare troppo nei particolari, possiamo dire che la scelta della varietà dipende dalle esigenze di mercato. Ad esempio, la varietà marroni è molto richiesta sul mercato e spunta degli ottimi prezzi.
È caratterizzata da frutti di media-grande pezzatura, ossia da 55 a 70 unità per kg. La raccolta avviene gradualmente, come la maturazione e viene attuata attraverso la raccattatura o una leggera bacchiatura. La produzione media è di circa 30-40 q.li/ha. A dimostrazione della sua maestosità, si racconta che la Regina d’Aragona si riparò durante un temporale, con tutti i suoi cavalieri e cavalli, sotto la chioma di un castagno che ancora oggi vegeta sull’Etna. Per questo motivo l’albero prese il nome di Castagno dei cento cavalli.


4 Specie con fiori unisessuali sulla stessa pianta.
5 Sistema di ramificazione che porta fiori e, spesso, brattee.
6 Infiorescenza simile ad una spiga, ma provvisto di un asse pendulo e molle.
7 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con il pericarpo contiguo al seme.
8 L’impollinazione avviene tramite il vento.

Il castagno è diventato il simbolo di Cristo e della Vergine Maria perché il frutto avvolto nell’involucro spinoso ricorda la sofferenza di Gesù con addosso la corona spinosa e la Madonna perché cresciuta lontana dal peccato originale. La castagna è simbolo di castità, perché il nome castanea, contiene la radice latina casta, pura. Il castagno è simbolo della resurrezione, grazie alla sua capacità pollonifera: dopo che la pianta viene tagliata, dalla ceppaia fuoriescono altri polloni (germogli radicali). L’uso più importante del castagno è quello alimentare. La castagna è un frutto ricco di amido, infatti, in passato, veniva chiamato albero del pane, perché rappresentava la base alimentare delle popolazioni di montagna povere. Le castagne possono essere servite lesse, arrostite
e mangiate davanti un bel camino, cotte nel latte, ridotte in farina, mescolate con lo zucchero, oppure come castagnaccio; i frutti della varietà Marroni vengono conditi e prendono il nome di Marron glacè.

Il Castagno oltre ad essere fonte di alimentazione, condotto a bosco ceduo, è anche un’importante fonte di reddito. Infatti, dal suo legno elastico e molto resistente, si realizzano travi, paleria, tavoli, infissi e compensati. La resistenza del legno agli agenti e tarli dipende dall’abbondante contenuto di tannino. In passato il tannino veniva estratto per conciare le pelli. Dalla decomposizione di foglie e ceppaie, si ottiene un terriccio molto usato nei vivai. Il tabacco, a volte, veniva sostituito dalle infiorescenze secche. Il castagno ha potere astringente, ma le sue proprietà medicinali sono spesso state offuscate dall’importanza alimentare e selvicolturale che riveste tutt’oggi questa pianta. L’infuso della corteccia aiuta a guarire l’ulcera della bocca e dello stomaco.

giovedì 3 novembre 2016

Da condividere con amici ed amiche nati dal  3 all’ 11 Novembre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia 
www.alberologia.it

Il Pioppo è l’albero dal cui legno è stata ricavata la clava di Ogmios, figlio di Dis, il dio padre degli dei e degli uomini. Narra la mitologia celtica che Dis, dopo aver a lungo meditato, prese la decisione di generare con una donna mortale un figlio capace di superare prove incredibili, così da conquistarsi il rango degli dei, divenendo immortale e protettore di dei e uomini.
Dopo aver scelto con cura la donna che avrebbe potuto generarlo, si unì a lei per trentasei ore, assumendo le sembianze del suo legittimo sposo. Da questa unione nacque Ogmioss che iniziò subito a parlare, inventando l’antica scrittura celtica, denominata ancora oggi Ogam.
Successivamente, al pari dell’Eracle/Ercole della tradizione classica ellenico-romana, eseguì i famosi dodici lavori che lo resero un eroe immortale.
Il pioppo è una pianta che cresce alta verso il cielo e questo ascendere verso l’alto ricorda Ogmios, l’eroe capace di diventare immortale con la propria forza in virtù di un’indomita e tenace volontà.
Le persone nate sotto questo albero sono pieni di volontà e perseveranza inflessibili e non rinunciano ad affrontare una prova, un’azione o un combattimento. Amano e ricercano le prove più difficili, la realizzazione dei propri obiettivi è prioritaria in tutti i rapporti. Chi è nato sotto questo albero quando si mostra in società viene notato perché ha una personalità affascinante che sembra guardare sempre altrove verso un orizzonte lontano dalle abituali preoccupazioni degli uomini.
Non ama essere disturbato o essere in ritardo e ogni suo desiderio diviene una sorta di ordine da realizzare immediatamente. Nonostante l’apparenza, è in realtà molto sensibile, ma non lo dimostra in quanto svela raramente i propri sentimenti. Molto coraggioso e orgoglioso, non sembra quasi mai agitato. Soffre in silenzio per le più piccole cose e tutto può ferirlo. Poco materialista, spesso bohémien, è tuttavia abilissimo nel guadagnare denaro, ma non è avido. Molto organizzato, pensa sempre al suo avvenire. Il suo spirito di indipendenza gli farà sopportare solo le costrizioni che sarà stato lui a crearsi. Attraente, bello da giovane, il Pioppo in molti casi invecchia male in quanto tende col tempo a lasciarsi andare. La sua intelligenza è sottile, ma la sua lucidità e il suo senso critico possono soffocare le sue aspirazioni ostacolandone la realizzazione.
Per quanto riguarda le amicizie è molto importante che si circondi di persone piene di entusiasmo. In generale, i rapporti di amicizia sono sempre legati alla realizzazione dei propri progetti. Spesso si trova a ricoprire il ruolo del fratello maggiore o del protettore, ricevendone riconoscenza. Molto buona è l’amicizia con persone del tiglio con le quali potrà condividere interessi e sulle quali veramente potrà contare.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, le persone appartenenti al Pioppo necessitano di avere un partner intelligente e sensibile che non sia troppo esigente in amore e che si accontenti anche nei periodi di riposo del guerriero. Molto fedele, anche se arriva a non stimare più il partner, non divorzia perché non si aspetta di trovare di meglio. Molto buona l’intesa con i nati del salice con i quali instaurare un rapporto competitivo e molto stimolante. Più problematici i rapporti sentimentali
con quelli del frassino e del fico.

Pioppo tremolo (Populus tremula L.)

Albero alto fino a 20 m, facilmente pollonante, dalla chioma piramidale-allungata, verde chiaro. Il tronco diritto o sinuoso presenta una scorza sottile, liscia, verdognola, che con l’età si ispessisce, diventa grigiastra e si screpola abbondantemente. Le foglie decidue, alterne, glabre sulle due facce, presentano un lungo picciolo caratteristicamente appiattito in senso verticale e una lamina tondeggiante, a volte più larga che lunga, con base arrotondata o cuoriforme e margine ottusamente dentato o sinuato. La pagina superiore è verde vivo, sublucida, quella inferiore leggermente più chiara e opaca. Le foglie turionali si presentano completamente differenti: tormentose, grigio-verdastre, ovato-triangolari e subcordate, con margine quasi intero.
Fiori unisessuali in amenti lunghi fino a 12 cm; il frutto è una capsula oblungo-piriforme, che si apre in due valve e libera una massa cotonosa di semi minutissimi. Vive nei boschi e nelle boscaglie, la durata della sua vita si aggira mediamente intorno ai 70-80 anni. Specie frugale
e pioniera che caratterizza le boscaglie su suoli poveri, preferibilmente acidi, tra il livello del mare e 2000 m di quota. È una specie mellifera dalla proprietà nettarifera elevata. Il suo areale va dalla Scandinavia e dalla penisola iberica e il Nord-Africa alla Siberia orientale. Comune in Italia. Presente nel parco di Gallipoli all’ “Acqua del tremolo”, il turista o viandante vi si può dissetare ad una freschissima sorgente.
Per il suo comportamento pioniero è utile nella riforestazione naturale di pendici franose; inoltre è specie di interesse ornamentale, grazie soprattutto alle foglie tremule.
Populus tremula il suo nome scientifico; appartiene alla famiglia delle Salicaceae e dunque tutti i salici sono suoi parenti. A questo genere sono ascritte circa 40 specie proprie delle zone temperate dell’emisfero boreale. Il pioppo tremolo deve questo nome al tremolio che caratterizza il continuo movimento delle foglie al vento. Questo tremolio è causato dalla forma del picciolo della foglia, che come già accennato, è appiattita lateralmente. Per questa forza occulta il pioppo rappresenta la protezione e col suo legno venivano costruiti gli scudi da portare in battaglia. Si racconta che in Grecia, Leuke, una meravigliosa ninfa, per sfuggire ad Ade, che si era innamorato di lei e la voleva per sé, si trasformò in un pioppo bianco, che il Signore dell’oltretomba portò nel suo mondo e pose accanto alla magica fonte Mnemosine, ovvero la Fonte della Memoria, la cui acqua poteva far accedere i degni defunti all’immortalità.
Nella farmaceutica popolare viene usato per sfruttarne le proprietà diuretiche ed antidolorifiche, ma soprattutto quelle balsamiche. Le gemme in particolare contengono derivati flavonici, olio essenziale e due glucosidi (populina e salicina) che per idrolisi ed ossidazione danno luogo all’acido salicilico. Per questo risultano efficaci contro i dolori reumatici e nevralgici. In infuso si ottiene un buon espettorante, emolliente e calmante della tosse; può essere d’aiuto nel trattamento delle
bronchiti croniche. Si ottiene anche un unguento detto ‘populeo’ dalla macerazione delle gemme in glicerina, molto utile per frizioni balsamiche o inalazioni. Questo unguento trova numerose applicazioni per l’uso esterno, essendo un buon antisettico ed astringente. Era utilizzato
per calmare i dolori delle emorroidi, per disinfettare ferite, piaghe e ustioni e per smorzare il bruciore in molte dermatosi.
Le persone che soffrono di allergie, imprecano contro queste specie per i fastidi e le irritazioni che ne ricevono. In primavera, infatti, liberano nell’aria un abbondante lanuggine bianca: il pappo. Esso porta lontano i semi ed è formato da fibre di cotone puro; più volte si è tentato di utilizzarlo industrialmente ma fino ad ora tutti i tentativi sono stati vani. La sua corteccia in decotto o infusione, è febbrifuga e sedativa dei dolori muscolari ed articolazioni per la presenza dei precursori

dell’acido salicilico. Seccata e ridotta in polvere era somministrata ai cavalli come vermifugo. Il suo legno usato per pannelli bombati e come supporto all’impiallacciatura, è tipico dei fiammiferi svedesi. In alcuni paesi del meridione d’Italia, in cui si crede tutt’ora agli stregoni, si usa portare addosso un piccolo sacchetto di stoffa con dentro foglie secche di pioppo tremolo: in tal modo nessuna fattura o malocchio può sortire il proprio effetto.