martedì 22 novembre 2016

Per augurare buon compleanno ad amici ed amiche nati dal 22 Novembre al 1 Dicembre (periodo di Buio.)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il frassino è un albero che l’astrologia celtica associa all’aquila, simbolo dell’amante spinto dal desiderio. Infatti, il frassino produce fiori rossi che rimandano alle tendenze violente del grande rapace. Le persone appartenenti a questo albero sembrano apparentemente distaccate dai problemi al punto che nulla sembra commuoverle. Tuttavia, sotto questa maschera si nasconde un’anima concupiscente agitata dalla sete di piaceri erotici. La loro apparente freddezza e la loro abituale riservatezza ne fanno persone molto educate ed estremamente mondane. In realtà, sono molto bohémien e sono pienamente consapevoli di ciò che vogliono e di ciò che non vogliono.
I nativi del frassino hanno stile. Non sono affatto tipi facili, in quanto possiedono un carattere esigente: vogliono comodità, pretendono attenzioni; egocentrici, amano vivere come più pare a loro (anche a spese degli altri), senza il benché minimo impegno.
Dotati di un’intelligenza intuitiva, sono fantasiosi, originali e il più delle volte lontani dalla razionalità. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del Frassino non sono molto affidabili e fedeli. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al tiglio. La vita sentimentale del Frassino è ricca e movimentata, in quanto questo è il campo che predilige e nel quale riesce a dare il meglio di sé. Fedele, costante e riflessivo, sa compiere le scelte giuste, soppesa il pro e il
contro, cosicché il suo matrimonio d’amore è anche d’interesse.
È raro che sbagli nella sua scelta e s’impegna a fondo per far funzionare il suo rapporto, il che gli riesce spesso. Ama procreare perché adora avere a che fare con i bambini. Come amante non è sempre brillante, ma il suo ardore affettivo e la sua violenza emotiva lascia al partner ricordi
indimenticabili. Ottima l’intesa con le persone appartenenti al corniolo in quanto entrambi hanno in comune l’amore per la vita e il desiderio di prolungarla.
Buona anche l’unione con l’ulivo e il faggio.

Frassino (Fraxinus excelsior L.)

Albero alto fino a 30 m (eccezionalmente 40), con chioma espansa specialmente in verticale e rami ascendenti, diritti. Le gemme invernali, disposte a croce all’apice dei rami sono di color nero carbone. Il tronco, diritto e slanciato, presenta una scorza opaca, grigiastra, all’inizio liscia poi percorsa da solchi fitti, non profondi e ondulati. Le foglie decidue, opposte, picciolate, lunghe fino a 16 cm, sono imparipennate, formate da 7-13 segmenti lanceolati, sessili, lunghi fino a 10 cm, acuti
o acuminati all’apice, seghettati al margine, verde opaco di sopra, più chiari inferiormente. Il fogliame autunnale è di colore giallo vivo. I fiori sbocciano in marzo-aprile prima delle foglie; sono privi di calice e di corolla, ma le loro antere rosso porpora spiccano sui rami nudi a fine inverno. Il frutto è una tipica “samara”, costituita da una testa allungata contenente il seme, che prosegue in un’ala stretta. Appartiene alla famiglia delle Oleaceae e l’olivo è un suo parente. Al suo genere sono ascritte circa 60 specie tutte presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale.
Il frassino caratterizza i boschi di ripa, le gole e le forre umide; i margini dei laghi, dalla fascia collinare a quella montana superiore (200- 1500 m s.l.m.), con particolare frequenza sulle Alpi, nei siti a clima oceanico. È indifferente al substrato e tollera temporanee sommersioni dell’apparato radicale. È presente nel parco dal Basento fino alla Caserma Cognato ed oltre. Il suo areale va dalle coste atlantiche del nord Europa fino al Mar Caspio e a sud fino all’Italia centromeridionale.
Assente nelle isole. Nella mitologia greca il frassino (come il cavallo) era consacrato a Poseidone, come la quercia a Zeus. Il frassino può superare la quercia in altezza che non arriva oltre i 40 metri. Vive mediamente intorno ai 130-150 anni.
Il legno di frassino è estremamente duro, compatto, ma soprattutto elastico e indeformabile. Le prime eliche degli aerei venivano costruite proprio con questo legno. Infatti, in passato veniva usato anche per fabbricare armi (archi e lance). Quella di Achille, il più grande combattente dell’antichità, era del suo legno, e venne consacrata a Marte, dio della guerra. Una volta se ne facevano mozzi di ruote, sci e slitte; oggi stecche da biliardo e racchette da tennis.
Il frassino è efficace come diuretico per curare la gotta, perché l’infuso delle foglie ed il decotto delle samare stimolano moltissimo la secrezione renale e quindi la rimozione dell’acido urico. Le foglie e i frutti, raccolti prima della maturità, essiccati ed assunti in polvere hanno capacità sudorifera. Come lassativo si possono impiegare le foglie fresche in infusione, ma ne occorre una discreta quantità. La corteccia è febbrifuga e astringente. Nell’antichità quest’albero era noto come
antireumatico ed antiartritico. Le foglie sono un ottimo foraggio in quanto ricche di zuccheri; tostandole si preparano diverse bevande. Il frassino era oggetto di molte credenze. I fiori erano ritenuti afrodisiaci e come tali venivano usati nell’antica Roma. Il loro profumo guarirebbe

dalla sordità. Il frassino, come l’erica, era considerato un antiofidico (contro avvelenamenti da morsi di serpenti). Dunque, i suoi principi attivi annullerebbero gli effetti dei morsi delle vipere, che lo temono al punto di aver paura di passare sulla sua ombra.

sabato 12 novembre 2016

Per augurare loro un buon compleanno ad amici e amiche nati dall’ 12 al 21 Novembre                             (periodo di Buio).
Tratto da ALBEROLOGIA di Antonio de Bona
www.alberologia.it

 Il castagno è un albero che la mitologia celtica associa al racconto di Branwen, dea dell’amore e della fecondità, che su richiesta del dio Llyr si era trasformata in una balena per uccidere la principessa incatenata, la quale, però, prima di poterla ingoiare, venne uccisa dall’Eroe Solare.
Il castagno produce frutti deliziosi avvolti in un involucro pieno di spine. Le persone appartenenti a questo albero sono un po’ come il tenero e delizioso frutto di questa pianta avvolto con triplice buccia, il cui aspetto esterno rischia di scoraggiare chi si avvicina. Infatti, il Castagno è una persona meravigliosa, dai molteplici aspetti, con risorse inesauribili.
Appare come un personaggio freddo, distante, autoritario al quale non conviene avvicinarsi. Ma quando apre il suo cuore, si dona tutto, sorprendendo per la grazia e la forza dell’amore che sprigiona. Generalmente ha un cuore d’oro che rivela solo raramente. Sensibile ed emotivo, docile ma tenace allo stesso tempo, autoritario, volitivo, testardo, tenero, moralista fino a essere puritano, il Castagno ama il comfort e il lusso e ha una spiccata sensualità. In lui è molto forte il senso di giustizia fino a reagire alle ingiustizie anche in modo violento essendo piuttosto collerico.
La sua intelligenza è concreta, in quanto si basa sull’esperienza e sull’osservazione, poco incline a fantasticare. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del Castagno hanno grande predisposizione ai rapporti umani, anche se non sembrano propensi a fare il primo passo. Apparentemente freddi e distanti, affascinano gli altri. Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Castagno è molto bisognoso d’amore, grande amante mai platonico e tanto meno monogamico. Leale al proprio ritmo
interiore, il Castagno è sempre innamorato, ma spesso di persone molto diverse che per un motivo o l’altro lo attirano. Buona l’intesa con le persone appartenenti al pino o alla betulla.


Castagno (Castanea sativa Mill.)

Albero maestoso, può raggiungere i 25-30 metri di altezza, dotato di una spiccata facoltà pollonifera. Si presume sia originario dell’Iran, poi importato nell’Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale; in particolare il suo areale si estende dalla Spagna all’Asia Minore e sull’Atlante algerino. Scientificamente appartiene alla famiglia delle Fagaceae; al genere Castanea sono ascritte 12 specie delle regioni temperate dell’emisfero boreale. Si presume sia originario dell’Iran, poi importato in Europa. Il termine deriva dalla città di Castanis, in Asia Minore.
È una specie eliofila1 e mesofita2, predilige i terreni acidi, profondi e leggeri. Non sopporta i terreni pesanti, ama i climi temperati, ma resiste bene ai freddi intensi. È una pianta diffusa dal livello del mare fino ai 1500 metri di altitudine. Può vivere in consociazione con il rovere, cerro, ma può formare anche boschi puri (castagneti) generalmente condotti a ceduo3. (ceduo castanile)
Le malattie che hanno contribuito alla riduzione dei castagneti sono il cancro della corteccia e il mal d’inchiostro. Il cancro della corteccia è un’infezione causata dai tagli di potatura o ferite provocate da mezzi meccanici. Invece, il mal d’inchiostro si verifica quando le ceppaie sono ricoperte da accumuli di foglie o sostanza organica. Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni tentativi per recuperare i castagneti ai fini produttivi.

1 Specie che vegeta solo in condizioni di piena illuminazione.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Forma di coltura con turni di tagli compresi tra i 10-20 anni.

Il castagno è un albero longevo, può vivere tra i 500-1500 anni circa. Possiede un fusto diritto che può raggiungere anche i 10-12 metri di circonferenza ed è ramificato nella parte medio-alta.
La corteccia è brunastra con sfumature grigiastre negli esemplari adulti e si fessura in lunghi solchi. La chioma è conico-piramidale nei giovani esemplari; espansa e globosa negli esemplari adulti. I rami sono bruno lucenti, ornati da lenticelle brunastre, con foglie lunghe 10-20 cm, decidue e alterne, di colore verde lucido sulla pagina superiore, più chiaro in quella inferiore, di forma ellittico-allungata, con apice appuntito e margine seghettato.
È una specie monoica4 che fiorisce tra giugno e luglio. Le infiorescenze5 maschili sono amenti6 eretti e sono rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di colore giallo verdastro; quelle femminili sono costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3, posti alla base delle infiorescenze maschili. Il frutto è un achenio7 comunemente conosciuto con il nome di castagna, rivestito da una cupola spinosa, detta riccio. Generalmente ogni riccio contiene 2-3 castagne. L’impollinazione può essere anemofila8 o entomofila, (impollinazione ad opera degli insetti). È una specie mellifera con ottime proprietà nettarifere. Tutte le varietà derivano dalla Castanea sativa, e si distinguono in quattro gruppi varietali: Marroni, Castagne, Eurogiapponesi e Giapponesi.
Senza entrare troppo nei particolari, possiamo dire che la scelta della varietà dipende dalle esigenze di mercato. Ad esempio, la varietà marroni è molto richiesta sul mercato e spunta degli ottimi prezzi.
È caratterizzata da frutti di media-grande pezzatura, ossia da 55 a 70 unità per kg. La raccolta avviene gradualmente, come la maturazione e viene attuata attraverso la raccattatura o una leggera bacchiatura. La produzione media è di circa 30-40 q.li/ha. A dimostrazione della sua maestosità, si racconta che la Regina d’Aragona si riparò durante un temporale, con tutti i suoi cavalieri e cavalli, sotto la chioma di un castagno che ancora oggi vegeta sull’Etna. Per questo motivo l’albero prese il nome di Castagno dei cento cavalli.


4 Specie con fiori unisessuali sulla stessa pianta.
5 Sistema di ramificazione che porta fiori e, spesso, brattee.
6 Infiorescenza simile ad una spiga, ma provvisto di un asse pendulo e molle.
7 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con il pericarpo contiguo al seme.
8 L’impollinazione avviene tramite il vento.

Il castagno è diventato il simbolo di Cristo e della Vergine Maria perché il frutto avvolto nell’involucro spinoso ricorda la sofferenza di Gesù con addosso la corona spinosa e la Madonna perché cresciuta lontana dal peccato originale. La castagna è simbolo di castità, perché il nome castanea, contiene la radice latina casta, pura. Il castagno è simbolo della resurrezione, grazie alla sua capacità pollonifera: dopo che la pianta viene tagliata, dalla ceppaia fuoriescono altri polloni (germogli radicali). L’uso più importante del castagno è quello alimentare. La castagna è un frutto ricco di amido, infatti, in passato, veniva chiamato albero del pane, perché rappresentava la base alimentare delle popolazioni di montagna povere. Le castagne possono essere servite lesse, arrostite
e mangiate davanti un bel camino, cotte nel latte, ridotte in farina, mescolate con lo zucchero, oppure come castagnaccio; i frutti della varietà Marroni vengono conditi e prendono il nome di Marron glacè.

Il Castagno oltre ad essere fonte di alimentazione, condotto a bosco ceduo, è anche un’importante fonte di reddito. Infatti, dal suo legno elastico e molto resistente, si realizzano travi, paleria, tavoli, infissi e compensati. La resistenza del legno agli agenti e tarli dipende dall’abbondante contenuto di tannino. In passato il tannino veniva estratto per conciare le pelli. Dalla decomposizione di foglie e ceppaie, si ottiene un terriccio molto usato nei vivai. Il tabacco, a volte, veniva sostituito dalle infiorescenze secche. Il castagno ha potere astringente, ma le sue proprietà medicinali sono spesso state offuscate dall’importanza alimentare e selvicolturale che riveste tutt’oggi questa pianta. L’infuso della corteccia aiuta a guarire l’ulcera della bocca e dello stomaco.

giovedì 3 novembre 2016

Da condividere con amici ed amiche nati dal  3 all’ 11 Novembre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia 
www.alberologia.it

Il Pioppo è l’albero dal cui legno è stata ricavata la clava di Ogmios, figlio di Dis, il dio padre degli dei e degli uomini. Narra la mitologia celtica che Dis, dopo aver a lungo meditato, prese la decisione di generare con una donna mortale un figlio capace di superare prove incredibili, così da conquistarsi il rango degli dei, divenendo immortale e protettore di dei e uomini.
Dopo aver scelto con cura la donna che avrebbe potuto generarlo, si unì a lei per trentasei ore, assumendo le sembianze del suo legittimo sposo. Da questa unione nacque Ogmioss che iniziò subito a parlare, inventando l’antica scrittura celtica, denominata ancora oggi Ogam.
Successivamente, al pari dell’Eracle/Ercole della tradizione classica ellenico-romana, eseguì i famosi dodici lavori che lo resero un eroe immortale.
Il pioppo è una pianta che cresce alta verso il cielo e questo ascendere verso l’alto ricorda Ogmios, l’eroe capace di diventare immortale con la propria forza in virtù di un’indomita e tenace volontà.
Le persone nate sotto questo albero sono pieni di volontà e perseveranza inflessibili e non rinunciano ad affrontare una prova, un’azione o un combattimento. Amano e ricercano le prove più difficili, la realizzazione dei propri obiettivi è prioritaria in tutti i rapporti. Chi è nato sotto questo albero quando si mostra in società viene notato perché ha una personalità affascinante che sembra guardare sempre altrove verso un orizzonte lontano dalle abituali preoccupazioni degli uomini.
Non ama essere disturbato o essere in ritardo e ogni suo desiderio diviene una sorta di ordine da realizzare immediatamente. Nonostante l’apparenza, è in realtà molto sensibile, ma non lo dimostra in quanto svela raramente i propri sentimenti. Molto coraggioso e orgoglioso, non sembra quasi mai agitato. Soffre in silenzio per le più piccole cose e tutto può ferirlo. Poco materialista, spesso bohémien, è tuttavia abilissimo nel guadagnare denaro, ma non è avido. Molto organizzato, pensa sempre al suo avvenire. Il suo spirito di indipendenza gli farà sopportare solo le costrizioni che sarà stato lui a crearsi. Attraente, bello da giovane, il Pioppo in molti casi invecchia male in quanto tende col tempo a lasciarsi andare. La sua intelligenza è sottile, ma la sua lucidità e il suo senso critico possono soffocare le sue aspirazioni ostacolandone la realizzazione.
Per quanto riguarda le amicizie è molto importante che si circondi di persone piene di entusiasmo. In generale, i rapporti di amicizia sono sempre legati alla realizzazione dei propri progetti. Spesso si trova a ricoprire il ruolo del fratello maggiore o del protettore, ricevendone riconoscenza. Molto buona è l’amicizia con persone del tiglio con le quali potrà condividere interessi e sulle quali veramente potrà contare.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, le persone appartenenti al Pioppo necessitano di avere un partner intelligente e sensibile che non sia troppo esigente in amore e che si accontenti anche nei periodi di riposo del guerriero. Molto fedele, anche se arriva a non stimare più il partner, non divorzia perché non si aspetta di trovare di meglio. Molto buona l’intesa con i nati del salice con i quali instaurare un rapporto competitivo e molto stimolante. Più problematici i rapporti sentimentali
con quelli del frassino e del fico.

Pioppo tremolo (Populus tremula L.)

Albero alto fino a 20 m, facilmente pollonante, dalla chioma piramidale-allungata, verde chiaro. Il tronco diritto o sinuoso presenta una scorza sottile, liscia, verdognola, che con l’età si ispessisce, diventa grigiastra e si screpola abbondantemente. Le foglie decidue, alterne, glabre sulle due facce, presentano un lungo picciolo caratteristicamente appiattito in senso verticale e una lamina tondeggiante, a volte più larga che lunga, con base arrotondata o cuoriforme e margine ottusamente dentato o sinuato. La pagina superiore è verde vivo, sublucida, quella inferiore leggermente più chiara e opaca. Le foglie turionali si presentano completamente differenti: tormentose, grigio-verdastre, ovato-triangolari e subcordate, con margine quasi intero.
Fiori unisessuali in amenti lunghi fino a 12 cm; il frutto è una capsula oblungo-piriforme, che si apre in due valve e libera una massa cotonosa di semi minutissimi. Vive nei boschi e nelle boscaglie, la durata della sua vita si aggira mediamente intorno ai 70-80 anni. Specie frugale
e pioniera che caratterizza le boscaglie su suoli poveri, preferibilmente acidi, tra il livello del mare e 2000 m di quota. È una specie mellifera dalla proprietà nettarifera elevata. Il suo areale va dalla Scandinavia e dalla penisola iberica e il Nord-Africa alla Siberia orientale. Comune in Italia. Presente nel parco di Gallipoli all’ “Acqua del tremolo”, il turista o viandante vi si può dissetare ad una freschissima sorgente.
Per il suo comportamento pioniero è utile nella riforestazione naturale di pendici franose; inoltre è specie di interesse ornamentale, grazie soprattutto alle foglie tremule.
Populus tremula il suo nome scientifico; appartiene alla famiglia delle Salicaceae e dunque tutti i salici sono suoi parenti. A questo genere sono ascritte circa 40 specie proprie delle zone temperate dell’emisfero boreale. Il pioppo tremolo deve questo nome al tremolio che caratterizza il continuo movimento delle foglie al vento. Questo tremolio è causato dalla forma del picciolo della foglia, che come già accennato, è appiattita lateralmente. Per questa forza occulta il pioppo rappresenta la protezione e col suo legno venivano costruiti gli scudi da portare in battaglia. Si racconta che in Grecia, Leuke, una meravigliosa ninfa, per sfuggire ad Ade, che si era innamorato di lei e la voleva per sé, si trasformò in un pioppo bianco, che il Signore dell’oltretomba portò nel suo mondo e pose accanto alla magica fonte Mnemosine, ovvero la Fonte della Memoria, la cui acqua poteva far accedere i degni defunti all’immortalità.
Nella farmaceutica popolare viene usato per sfruttarne le proprietà diuretiche ed antidolorifiche, ma soprattutto quelle balsamiche. Le gemme in particolare contengono derivati flavonici, olio essenziale e due glucosidi (populina e salicina) che per idrolisi ed ossidazione danno luogo all’acido salicilico. Per questo risultano efficaci contro i dolori reumatici e nevralgici. In infuso si ottiene un buon espettorante, emolliente e calmante della tosse; può essere d’aiuto nel trattamento delle
bronchiti croniche. Si ottiene anche un unguento detto ‘populeo’ dalla macerazione delle gemme in glicerina, molto utile per frizioni balsamiche o inalazioni. Questo unguento trova numerose applicazioni per l’uso esterno, essendo un buon antisettico ed astringente. Era utilizzato
per calmare i dolori delle emorroidi, per disinfettare ferite, piaghe e ustioni e per smorzare il bruciore in molte dermatosi.
Le persone che soffrono di allergie, imprecano contro queste specie per i fastidi e le irritazioni che ne ricevono. In primavera, infatti, liberano nell’aria un abbondante lanuggine bianca: il pappo. Esso porta lontano i semi ed è formato da fibre di cotone puro; più volte si è tentato di utilizzarlo industrialmente ma fino ad ora tutti i tentativi sono stati vani. La sua corteccia in decotto o infusione, è febbrifuga e sedativa dei dolori muscolari ed articolazioni per la presenza dei precursori

dell’acido salicilico. Seccata e ridotta in polvere era somministrata ai cavalli come vermifugo. Il suo legno usato per pannelli bombati e come supporto all’impiallacciatura, è tipico dei fiammiferi svedesi. In alcuni paesi del meridione d’Italia, in cui si crede tutt’ora agli stregoni, si usa portare addosso un piccolo sacchetto di stoffa con dentro foglie secche di pioppo tremolo: in tal modo nessuna fattura o malocchio può sortire il proprio effetto.