martedì 22 dicembre 2015

Da condividere con amiche e amici nati dal 23 Dicembre al 1 Gennaio (periodo di Buio)
Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it

IL melo è un albero che, in astrologia celtica, è tradizionalmente associato all’amore, in quanto simboleggia la bellezza del seno femminile, mentre la polpa bianca del frutto ricorda l’alimento dei
bambini. Le persone appartenenti a questo albero sembrano molto riservate, distanti, pudiche e inaccessibili. Non si lasciano smuovere dagli attacchi di cui sono oggetto, non sottostanno ai limiti imposti dalle convenienze, ma rimangono profondamente e sinceramente attaccati ad un ideale di alto valore etico. Estremamente suscettibile, il Melo è sprezzante per tutto ciò che non è bello, buono e pieno di amore. Profondamente generoso, è incapace di qualsiasi calcolo. Per quanto
riguarda le amicizie, i nativi del melo sono pronti a dare una mano a tutti, ma sono incapaci di esprimere le proprie esigenze. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al bagolaro, al faggio e al pioppo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Melo è amante straordinario. Non mancandogli il buon senso, può anche rassegnarsi a un matrimonio senza passione; tuttavia non rinuncerà per questo ad amare e a essere amato. Se trova il partner giusto, il rapporto che stabilisce diventa idilliaco.
La via sentimentale è spesso movimentata e variabile. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti alla quercia; entrambi appassionati della voluttà sentimentali. Positiva anche l’intesa con i nativi appartenenti all’albero del pino.

Melo (Pyrus malus L.)

Per presentare un qualsiasi melo è necessario partire dal melo selvatico perché è l’antenato di tutte le varietà di melo. Questo albero può raggiungere i 5-6 metri di altezza. È originario dell’Europa e del Caucaso, infatti il suo areale si estende dalla Scandinavia e dalla Spagna, fino al Mar Caspio. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae che annovera oltre 100 generi e circa 3200 specie.
In Italia è presente su tutto il territorio, in particolare sui terrazzi fluvioglaciali dell’alta pianura padana e sulle fasce collinari e montane e su suoli subacidi. Lo si trova lungo le siepi e nei boschetti. Si consocia con latifoglie come rovere, roverella, farnia e carpino. Per quanto
concerne le sue caratteristiche autoecologiche possiamo affermare che è una specie mesofila1.
Il melo non è molto longevo, riesce a vivere massimo 80-100 anni. Possiede un fusto corto e dritto rivestito da una corteccia brunastra che si fessura in squame con l’età. Ha una chioma densa, espansa e rotondeggiante, caratterizzata da rami spinosi. Le foglie sono decidue, alterne e picciolate, ovate con apice brevemente appuntito e margine dentato. I fiori sbocciano a fine maggio e sono larghi circa 3-4 cm, con petali esternamente rosa e bianchi all’interno. Il frutto è un pomo globoso con diametro di 2-4 cm a maturazione, che avviene tra settembre e ottobre, assumendo una colorazione rossastra. Il melo è una specie mellifera dotata di ottime proprietà nettarifere.
Il frutto del Melo da sempre rappresenta il simbolo del peccato originale per l’atto commesso da Adamo ed Eva. Ovviamente quando pensiamo ad una mela la associamo a queste due figure, ma vi sono altre leggende legate a tale frutto.
Ad esempio, per i greci, era simbolo di immortalità. La mela, se tagliata trasversalmente, manifesta nei suoi semi un pentacolo, una stella a cinque punte che per la stregoneria ha sempre rappresentato un basilare quanto potente simbolo magico. Dal termine gallese Aval (inglese apple) deriva il nome della leggendaria Isola delle mele, Avallon, in cui si rifugiò Re Artù prima di liberare il suo popolo dagli invasori. Si racconta che il Mago Merlino impartiva lezioni sotto un albero di melo. Inoltre, il melo rappresenta il contatto con i mondi spirituali ed è il simbolo che rende gli uomini degni di ricevere aiuto divino e ispirazione. Un altro mito che vede la mela protagonista di episodi
spiacevoli è la leggenda che narra della distruzione della città di Troia. Tutto ebbe inizio da un concorso di bellezza tra Era, Atena e Afrodite. Fu scelto come giudice della competizione Paride, figlio del re di Troia; la gara prevedeva come trofeo una mela d’oro.

Ogni dea offrì un dono particolare al giovane, Afrodite offrì l’amore di una bellissima ragazza nata da un cigno. A questa dea il giovane assegnò la vittoria, suscitando l’ira delle altre due concorrenti, con la nefasta conseguenza per la città di Troia.
Probabilmente il detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” deriva dalle leggende relative ad Alessandro Magno e alla dea Idun, i quali si erano imbattuti in mele che avevano la capacità di allungare la vita anche fino a 400 anni. Al di là delle leggende, la mela, grazie alle sue grandi quantità di vitamine, zuccheri, proteine, sali minerali, fosforo e acidi organici facilita la digestione e produce molti altri effetti benefici: funge da calmante, antisettico, diuretico,
decongestionante, antireumatico. Inoltre, la mela grattugiata è efficace per curare la diarrea dei neonati. Il decotto di mela, “acqua di mela”, con l’aggiunta di 10 g di foglie essiccate, limone, cannella e zucchero è utile per fortificare nervi e memoria. Una poltiglia di mela e zolfo cotto nel forno, applicata sulle parti malate, consente di curare la tigna e la scabbia. Oltre al frutto, anche la corteccia è utile: il suo decotto svolge un’azione astringente e febbrifuga.


1 Specie che predilige un clima temperato.


Per i nati il 22 Dicembre (solstizio d’inverno)
Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it


Il faggio è un albero molto robusto e dalla crescita rapida. Le persone appartenenti a questo albero amano la folla e ricercano la gloria.
Non prediligono la solitudine e cercano sempre la compagnia del sesso opposto. Molto generose e allo stesso tempo vendicative, provocano sempre sfide e gare, restando tranquille solo quando hanno esaurito tutte le possibilità di soddisfazione. Sono sempre interessate a sperimentare realtà nuove. Il Faggio è furbo, ingegnoso, arrivista e non si abbandona ai sogni, ma cerca di realizzare i suoi progetti. Abile organizzatore della propria vita, è capace di generosità. È dotato in matematica e se la cava abilmente con i calcoli. Detesta fare prestiti e ancor più dividere qualcosa che è suo. Intelligente, mentalmente organizzato, ha una lucidità temibile, talvolta distruttrice. La sua intelligenza è decisamente al servizio del suo benessere. Possiede una mente giuridica ed è astuto, ragion per cui spesso vince le sue cause.
Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del faggio sono probi, onesti e dotati di un certo fair play che li rende molto amati dai loro amici e persino rispettabili dai nemici. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al carpino, con le quali riescono a organizzare spettacoli, cerimonie e bei ricevimenti. Buoni anche i rapporti con i nativi del bagolaro e del melo con le quali diventano complici. Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Faggio è un ottimo partner e anche buon genitore. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti al bagolaro. Ottima l’intesa con i nativi appartenenti al noce che si riveleranno partner perfetti, condividendo il medesimo gusto per l’avventura con la garanzia reciproca di mantenere il rapporto di coppia molto libero.

Faggio (Fagus sylvatica L.)

Questo albero può raggiungere i 30-40 metri di altezza, ed è dotato di buona capacità pollonifera1. È una specie tipicamente europea, il suo areale si estende dalla Spagna settentrionale fino al Mar Nero, dalla Norvegia fino alla Sicilia. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae di cui è certamente il capostipite poiché ha dato il nome a questa importantissima famiglia. A questo genere sono ascritte 10 specie presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale. Secondo una leggenda francese il faggio è quell’albero abitato da anime che devono scontare una pena commessa in vita, mentre per alcuni studiosi rappresenta il simbolo dell’albero cosmico che unisce il cielo, la terra e gli inferi, sostenendo e nutrendo l’intero cosmo. Il faggio è una specie idrofila2, sciafila.3 Predilige le stazioni fresche di montagna con clima oceanico, caratterizzato da estati fresche e umide e inverni freddi; è quindi presente su molti rilievi italiani a quote comprese tra i 700 e i 2000 metri di altitudine.
Vegeta su terreni essenzialmente basici, può formare boschi puri o misti, consociandosi con abete bianco e cerro. Le faggete (boschi di solo faggio) si caratterizzano per la scarsa quantità di luce che raggiunge il suo interno, questo perché le chiome sono troppo fitte. È una specie che produce melata, ma è scarsamente pollinifera. È un albero longevo che riesce a vivere 300-400 anni. Ha radici profonde, molto sviluppate, il fusto è diritto, la corteccia è sottile e si presenta liscia e lucente di colore grigio chiaro. La chioma ha un portamento conico-globoso e tende a espandersi nelle piante adulte. I rami sono disposti in palchi sovrapposti, generalmente orizzontali o un po’ inclinati
verso l’alto. Le foglie sono alterne, ovate-ellittiche, lunghe circa 10-15 cm, sono dotate di un breve picciolo, all’inizio della fioritura si presentano arrossate, successivamente sulla pagina superiore si presentano verde scuro, in quella inferiore più chiaro.
Fiorisce in maggio, le infiorescenze4 sono unisessuali5: quelli maschili con glomeruli pendenti dotati ciascuno di un lungo peduncolo, quelli femminili si trovano all’estremità dei nuovi getti. Il frutto è un achenio6 detto “faggiola” racchiuso da una cupola. La faggiola costituisce un ottimo alimento per i suini, non a caso il nome faggio deriva dal greco fagein ‘mangiare’. In passato, le faggiole venivano raccolte come le olive, attraverso la bacchiatura, per estrarre l’olio, impiegato per uso
alimentare, oppure come combustibile per i lumi o per fare le saponette. Le foglie rappresentano un buon foraggio per animali selvatici e allevati. È una pianta impiegata per scopi ornamentali, lungo i viali di parchi e giardini di tutto il mondo. Il legno del faggio è un ottimo combustibile, e viene usato per tranciati e segati, pur non essendo di ottima qualità, per produrre mobili e sedie.
In passato si pensava che solo le piante rare, difficili da trovare, avessero proprietà terapeutiche e medicinali, mentre piante comuni come il faggio non ne potessero avere. Al contrario, queste piante godono di molte proprietà terapeutiche. Le foglie e la corteccia trovano impiego come astringenti e antisettici per gengiviti e altre infiammazioni del cavo orale. Altre proprietà riscontrate sono quelle vermifughe e febbrifughe mediante decotto dalla corteccia dei rami; alla cenere infusa nel vino si attribuivano effetti diuretici. Dalla distillazione del carbone si otteneva il catrame e il creosoto, un olio antisettico, che grazie all’azione battericida è utile per combattere la carie, mentre grazie alle sue proprietà acide assorbe le tossine intestinali; inoltre, per le sue proprietà balsamiche ed espettoranti è utile per curare affezioni polmonari.

1 Capacità di emettere nuovi germogli radicali.
2 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
3 Specie che tollera l’ombreggiamento.
4 Sistema di ramificazione che portano fiori, e spesso, brattee.
5 Fiore portatore degli organi sessuali di un solo sesso.
6 Frutto semplice indeiscente (che non si apre

sabato 12 dicembre 2015

Per i nati dal 12 al 21 Dicembre (periodo di buio).
Condividete con i vostri amici/amiche nati in questo periodo.

Tratto da Alberologia  www.alberologia.it
Il Fico è un albero considerato dagli antichi Celti grande amico dell’uomo perché il suo frutto può essere conservato a lungo dopo essere stato essiccato sotto i raggi del sole. Per questo motivo viene
associato alla costellazione celtica del Grande Cane, il miglior amico dell’uomo.
Le persone appartenenti a questo albero sono molto appassionate ed istintive, sempre pronte ad aiutare il prossimo. Molto indipendenti, gradiscono la compagnia e si affezionano fino alla morte ad una persona. Sempre allegre con quelli che amano, sensibilissimi e vagamente complessati, hanno bisogno di spazio, di calore umano, di libertà e si deprimono quando si trovano in ristrettezze e costrizioni. Possiedono un carattere molto semplice e hanno bisogno di essere legate a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere.
Il Fico è un tipo pratico, lucido e la sua intelligenza ha sempre un pizzico di humour.
Per quanto riguarda le amicizie, sono molto socievoli, in quanto intrattenere rapporti umani è per loro una necessità vitale e i rapporti di amicizia sono per loro eterni. Molto buoni i legami con le persone
appartenenti al Pino, con le quali possono nutrire un’alta considerazione reciproca e sviluppare una complicità che con il tempo tende ad approfondirsi. Interessanti anche i rapporti con i nativi del Corniolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il fico è essenzialmente sensuale, caloroso e stimolante. Molto dolce e sentimentale, pur non essendo un romantico, è un innamorato presente anche sul piano sessuale.
La famiglia è per lui importantissima e lavora con accanimento per apportare ad essa benessere. Buona l’intesa con le persone appartenenti al Pino, con le quali è possibile avere un’unione basata sull’amore
e sull’amicizia e con quelle appartenenti al Tiglio, con le quali possono trovare un’ottima intesa pur essendo diversi. Unioni sconsigliate quelle con le persone appartenenti al Frassino e al Pioppo.

Fico (Ficus carica L.)
Questo albero può raggiungere i 10  metri di altezza, ma spesso è più basso e con portamento arbustivo. È originario dell’Asia sud occidentale; il suo areale è molto vasto, anche se introdotto da antichissima data nell’area mediterranea, viene anche coltivato anche in America, Nuova Zelanda e Australia. Appartiene alla famiglia delle Moraceae e a questo genere, sono ascritte oltre mille specie presenti nei due emisferi.
È una pianta resistente alla siccità e agli inverni mediamente rigidi. (-8C°)
Se coltivato, teme i ristagni idrici e preferisce i terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. La forma selvatica è una pioniera, cresce sulle rocce, sui vecchi muri e nelle fessure dei marciapiedi. È una pianta poco longeva. È caratterizzata da radici espanse e superficiali, con fusto robusto e un po’ contorto, rivestito da una corteccia sottile, liscia di colore grigio cenere. La chioma è rada, espansa di colore verde chiaro e i rami principali sono pochi, lunghi e tortuosi. Le foglie sono decidue, alterne, picciolate, lunghe circa 20 cm, palmate-lobate con la pagina superiore ruvida e glabra1 di colore verde scuro, quella inferiore biancastra.
Fiorisce in primavera, ed è caratterizzata da fiori unisessuali: quelli maschili sono ridotti ad un solo stame, quelli femminili con un solo ovario. I fiori maschili e femminili compaiono su alberi separati riuniti in un ricettacolo carnoso che poi si sviluppa in un falso frutto carnoso detto sicono o siconio.


1 Prive di peli.


Il Fico domestico produce due tipi di frutti: i fioroni che maturano nella tarda primavera, i fichi veri che maturano a fine estate. La forma del frutto è variabile, da sferica appiattita a piriforme allungata. Il
colore può essere verdastro o nero. L’impollinazione viene effettuata da un piccolo eminottero, la Blastophaga, che penetra nel sicono attraverso un’apertura apicale. Le basse temperature e la grandine possono distruggere la produzione. Altri danni sono causati dalla virosi (mosaico), marciume radicale e da alcuni insetti. Nell’antichità si pensava che il fico fosse uno degli alberi preferiti dagli dei, perché sembrava formare frutti senza fiori. Era venerato e sacro ai romani: una leggenda narra che lungo il Tevere vegetava un fico di notevoli dimensioni, al quale fu attribuito il nome di fico ruminale derivato dal fatto che i pastori si riposavano sotto l’ombra della sua chioma, mentre le loro greggi si
abbeveravano nell’acqua del Tevere. Due sono gli episodi che hanno reso sacro il fico.
Il primo episodio risale al giorno in cui il suo tronco impedì di far annegare la cesta che conteneva Romolo e Remo, i quali furono allattati dalla lupa che poco prima aveva mangiato i frutti del fico caduti a terra. L’altro episodio che lo ha reso sacro narra che durante una notte la pianta non fu più trovata nel solito posto lungo il Tevere, ma al centro del foro, ringiovanita e pronta a dare i suoi frutti. Dalla leggenda sembra che il fico abbia avuto un ruolo fondamentale nella storia della nascita di Roma. Non c’è ombra di dubbio che l’impiego principale del fico è quello di essere coltivato come albero da frutto. Infatti, è ritenuto un alimento completo, in quanto ricco di zuccheri, vitamine, proteine e grassi (1 g di polpa fornisce 2,5 calorie); non a caso era la base alimentare degli atleti. Il fico può essere consumato fresco, sotto forma di marmellata o essiccato. In questo ultimo caso il si associa bene ad
altri frutti secchi, come noci e mandorle, o con prosciutto e formaggio. Oltre al suo valore nutritivo, il frutto del fico ha anche proprietà medicinali, infatti contribuisce a tonificare la mucosi intestinale. Inoltre, ha anche proprietà dermatologiche ed emollienti. Il lattice che si ottiene quando si spezza un rametto o staccando un frutto immaturo, è dannoso se ingerito, ma è ottimo per foruncoli, dermatite e morsi di cane. Veniva usato come anestetico sulle punture degli insetti (api e vespe) poiché ne impedisce, o comunque ne limita enormemente il gonfiore, lenendone il dolore. Il lattice in passato veniva usato anche come caglio del latte. Le foglie essiccate venivano fumate al posto del tabacco,
oppure, se ancora verdi, venivano impiegate per pulire gli utensili.

Il Flos Medicinae Salerni comunemente “Regola sanitaria salernitana”, (Ed. TEN, 1994), è un poemetto in versi leonini, datato intorno al XI-XII secolo e contenente una sintesi di precetti della famosa scuola
medica. A proposito del fico recita:
Scrofa, tumor, glandes, ficus cataplasmati cedunt.
Junge papaver ei, confracta Pomosus fortis tenet ossa.2

2 Le scrofole, i tumori e le glandule si guariscono con i cataplasmi di fico. Unito al
papavero salda le ossa fratturate.



martedì 1 dicembre 2015

Per i nati dal 2  all’11 Dicembre  (periodo di Buio.)
Da condividere con gli amici/amiche nati in questo periodo.
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il carpino è un albero associato dall’astrologia celtica alla costellazione della Lira o Arpa: i suoi rami sembrano formare il profilo dell’arpa e il vento tra le sue foglie produce suoni piacevoli.
Le persone appartenenti a questo albero sono di natura molto sensibile, con un’anima piena di poesia e armonia. Molto curiosi, si interessano sempre a ciò che non li riguarda rischiando così di trovarsi in mezzo ai guai. I nati sotto questo albero attribuiscono grande importanza alla forma, sono talmente esteti e perfezionisti che in casi estremi possono raggiungere forme maniacali. Pur detestando le responsabilità, hanno un grande senso del dovere, uno spiccato senso della disciplina
e dell’obbedienza. Amano far parte di un gruppo organizzato, portare qualche insegna e assistere a riunioni. Molto conservatore, il Carpino non sopporta lasciarsi andare, guarda con diffidenza alle idee nuove, che fa sue solo dopo averle ben vagliate. Intelligente, estetizzante, intuitivo, è attratto da tutte le arti, soprattutto quelle figurative.
In generale, le persone che appartengono a questo albero hanno la notevole facoltà di modificare l’ambiente diffondendo vibrazioni che rendono felici chi li circonda. Infatti, non si lasciano mai imprigionare dalla depressione o da sentimenti negativi. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del carpino sono persone molto socievoli e amano catalizzare l’attenzione su di loro. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti alla quercia, con le quali condividono l’amore
per le cose eccentriche e riescono sempre a divertirsi. Buoni i rapporti di amicizia anche con i nativi del faggio, che li considerano divertenti per il loro carattere audace e le loro idee strane; e con quelli del noce, con i quali condividono una forte sensibilità.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Carpino è un amante profondamente onesto e ammirevole; per lui l’amore non è da prendere alla leggera. I piaceri dei sensi lo appassionano e costituiscono il sale della sua vita. Tuttavia, per il Carpino è importante non solo l’aspetto
fisico, ma soprattutto la capacità di risonanza del cuore. È più interessato alla bellezza del gesto che al piacere.
Buona l’intesa con le persone appartenenti alla betulla, con le quali il Carpino può riuscire a creare un rapporto telepatico. Altre unioni valide sono quelle con i nativi del cipresso.

Carpino bianco (Carpinus betulus L.)

Questo albero può raggiungere i 20-25 metri di altezza ed è dotato di una ottima facoltà pollonifera. Il nome Carpino deriva dal celtico car, legno, e pin, testa, letteralmente, la testa dei giocattoli, realizzati spesso con il legno di carpino.
Il suo areale si stende dalla Francia e dall’Italia fino alla Russia, Asia Minore e Caucaso. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae anche se in passato veniva classificato, assieme al nocciolo, in una famiglia distinta col nome Corylaceae (parente al nocciolo) e nel suo genere se ne contano circa 30 specie tutte presenti nell’emisfero boreale.
È una specie igrofila1, mesofila2. Predilige i terreni freschi, fertili e leggermente acidi. Può formare boschi puri, ma nella maggior parte dei casi vegeta in consociazione con il castagno, faggio, nocciolo e farnia in ambienti luminosi e ben esposti fino ai 1000-1200 metri di quota. Ha una crescita lenta ed ha una longevità di 100-150 anni circa.


È caratterizzato da radici ampie e poco profonde, con fusto diritto, rivestito da una corteccia grigia e liscia. La chioma è verde scuro, ovale e allungata, con rami espansi e tomentosi. Le foglie sono decidue, ovate, margine dentato, lunghe fino a 10-15 cm.
Fiorisce in marzo: gli amenti3 maschili sono lunghi 3,7 cm, quelli femminili sono disposti in spighe e spuntano all’estremità del nuovo rametto. Il frutto è una pseudosamara4 brunastra, appiattita e protetta da una bratta. È una specie con scarse proprietà mellifere.
Come abbiamo detto in precedenza, il carpino ha un’ottima facoltà pollonifera, per questo viene impiegato come siepe: resiste alla potatura o ceduata o capitozzata. Nella ceduazione viene tagliato il fusto a livello del suolo e i nuovi polloni (germogli radicali) che germogliano vengono utilizzati per fare fascine. Nella capitozzatura il fusto viene tagliato ad altezza d’uomo, affinché i germogli non vengano danneggiati dal pascolo; le foglie, infatti sono molto appetibili dal bestiame. Avendo
una chioma densa, il carpino, viene impiegato per formare barriere frangivento per proteggere alcune colture. Il legno è un ottimo combustibile e dà un carbone di qualità. Il legno duro e poco flessibile, veniva lavorato per ottenere utensili resistenti come martelli e raggi di ruote. Dal suo legno si ricavano birilli e alcune parti del pianoforte.
Dal punto di vista medicinale il carpino ha proprietà astringente e antidiarroica.


1 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Infiorescenza simile a una spiga, provvista di un asse molle e pendulo.
4 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con esocarpo provvisto di espansioni alari, lungo una o due volte il pericarpo.