Per i
nati dal 12 al 21 Dicembre (periodo di buio).
Condividete con i vostri amici/amiche nati in questo periodo.
Il Fico
è un albero considerato dagli antichi Celti grande amico dell’uomo perché il
suo frutto può essere conservato a lungo dopo essere stato essiccato sotto i
raggi del sole. Per questo motivo viene
associato
alla costellazione celtica del Grande Cane, il miglior amico dell’uomo.
Le
persone appartenenti a questo albero sono molto appassionate ed istintive,
sempre pronte ad aiutare il prossimo. Molto indipendenti, gradiscono la
compagnia e si affezionano fino alla morte ad una persona. Sempre allegre con
quelli che amano, sensibilissimi e vagamente complessati, hanno bisogno di
spazio, di calore umano, di libertà e si deprimono quando si trovano in
ristrettezze e costrizioni. Possiedono un carattere molto semplice e hanno
bisogno di essere legate a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere.
Il
Fico è un tipo pratico, lucido e la sua intelligenza ha sempre un pizzico di humour.
Per
quanto riguarda le amicizie, sono molto socievoli, in quanto intrattenere
rapporti umani è per loro una necessità vitale e i rapporti di amicizia sono
per loro eterni. Molto buoni i legami con le persone
appartenenti
al Pino, con le quali possono nutrire un’alta considerazione reciproca e
sviluppare una complicità che con il tempo tende ad approfondirsi. Interessanti
anche i rapporti con i nativi del Corniolo.
Per
quanto riguarda la vita sentimentale, il fico è essenzialmente sensuale,
caloroso e stimolante. Molto dolce e sentimentale, pur non essendo un
romantico, è un innamorato presente anche sul piano sessuale.
La
famiglia è per lui importantissima e lavora con accanimento per apportare ad
essa benessere. Buona l’intesa con le persone appartenenti al Pino, con le
quali è possibile avere un’unione basata sull’amore
e
sull’amicizia e con quelle appartenenti al Tiglio, con le quali possono trovare
un’ottima intesa pur essendo diversi. Unioni sconsigliate quelle con le persone
appartenenti al Frassino e al Pioppo.
Fico (Ficus carica L.)
Questo
albero può raggiungere i 10 metri di
altezza, ma spesso è più basso e con portamento arbustivo. È originario dell’Asia
sud occidentale; il suo areale è molto vasto, anche se introdotto da
antichissima data nell’area mediterranea, viene anche coltivato anche in
America, Nuova Zelanda e Australia. Appartiene alla famiglia delle Moraceae e a
questo genere, sono ascritte oltre mille specie presenti nei due emisferi.
È una
pianta resistente alla siccità e agli inverni mediamente rigidi. (-8C°)
Se
coltivato, teme i ristagni idrici e preferisce i terreni freschi, profondi e
ricchi di sostanza organica. La forma selvatica è una pioniera, cresce sulle
rocce, sui vecchi muri e nelle fessure dei marciapiedi. È una pianta poco
longeva. È caratterizzata da radici espanse e superficiali, con fusto robusto e
un po’ contorto, rivestito da una corteccia sottile, liscia di colore grigio
cenere. La chioma è rada, espansa di colore verde chiaro e i rami principali
sono pochi, lunghi e tortuosi. Le foglie sono decidue, alterne, picciolate,
lunghe circa 20 cm, palmate-lobate con la pagina superiore ruvida e glabra1 di colore verde scuro, quella inferiore biancastra.
Fiorisce
in primavera, ed è caratterizzata da fiori unisessuali: quelli maschili sono
ridotti ad un solo stame, quelli femminili con un solo ovario. I fiori maschili
e femminili compaiono su alberi separati riuniti in un ricettacolo carnoso che
poi si sviluppa in un falso frutto carnoso detto sicono o siconio.
1 Prive di peli.
Il Fico
domestico produce due tipi di frutti: i fioroni che maturano nella tarda
primavera, i fichi veri che maturano a fine estate. La forma del frutto è
variabile, da sferica appiattita a piriforme allungata. Il
colore
può essere verdastro o nero. L’impollinazione viene effettuata da un piccolo
eminottero, la Blastophaga, che penetra nel sicono attraverso un’apertura
apicale. Le basse temperature e la grandine possono distruggere la produzione.
Altri danni sono causati dalla virosi (mosaico), marciume radicale e da alcuni
insetti. Nell’antichità si pensava che il fico fosse uno degli alberi preferiti
dagli dei, perché sembrava formare frutti senza fiori. Era venerato e sacro ai
romani: una leggenda narra che lungo il Tevere vegetava un fico di notevoli
dimensioni, al quale fu attribuito il nome di fico
ruminale derivato dal fatto che i pastori si riposavano
sotto l’ombra della sua chioma, mentre le loro greggi si
abbeveravano
nell’acqua del Tevere. Due sono gli episodi che hanno reso sacro il fico.
Il
primo episodio risale al giorno in cui il suo tronco impedì di far annegare la
cesta che conteneva Romolo e Remo, i quali furono allattati dalla lupa che poco
prima aveva mangiato i frutti del fico caduti a terra. L’altro episodio che lo
ha reso sacro narra che durante una notte la pianta non fu più trovata nel
solito posto lungo il Tevere, ma al centro del foro, ringiovanita e pronta a
dare i suoi frutti. Dalla leggenda sembra che il fico abbia avuto un ruolo
fondamentale nella storia della nascita di Roma. Non c’è ombra di dubbio che
l’impiego principale del fico è quello di essere coltivato come albero da
frutto. Infatti, è ritenuto un alimento completo, in quanto ricco di zuccheri,
vitamine, proteine e grassi (1 g di polpa fornisce 2,5 calorie); non a caso era
la base alimentare degli atleti. Il fico può essere consumato fresco, sotto
forma di marmellata o essiccato. In questo ultimo caso il si associa bene ad
altri frutti
secchi, come noci e mandorle, o con prosciutto e formaggio. Oltre al suo valore
nutritivo, il frutto del fico ha anche proprietà medicinali, infatti
contribuisce a tonificare la mucosi intestinale. Inoltre, ha anche proprietà
dermatologiche ed emollienti. Il lattice che si ottiene quando si spezza un
rametto o staccando un frutto immaturo, è dannoso se ingerito, ma è ottimo per
foruncoli, dermatite e morsi di cane. Veniva usato come anestetico sulle
punture degli insetti (api e vespe) poiché ne impedisce, o comunque ne limita
enormemente il gonfiore, lenendone il dolore. Il lattice in passato veniva
usato anche come caglio del latte. Le foglie essiccate venivano fumate al posto
del tabacco,
oppure,
se ancora verdi, venivano impiegate per pulire gli utensili.
Il Flos Medicinae Salerni comunemente
“Regola sanitaria salernitana”, (Ed. TEN, 1994), è un poemetto in versi leonini, datato intorno al XI-XII secolo e contenente una sintesi di precetti
della famosa scuola
medica.
A proposito del fico recita:
Scrofa, tumor, glandes, ficus cataplasmati
cedunt.
Junge papaver ei, confracta Pomosus fortis
tenet ossa.2
2 Le scrofole, i tumori e le glandule si
guariscono con i cataplasmi di fico. Unito al
papavero salda le ossa fratturate.


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