martedì 22 dicembre 2015

Da condividere con amiche e amici nati dal 23 Dicembre al 1 Gennaio (periodo di Buio)
Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it

IL melo è un albero che, in astrologia celtica, è tradizionalmente associato all’amore, in quanto simboleggia la bellezza del seno femminile, mentre la polpa bianca del frutto ricorda l’alimento dei
bambini. Le persone appartenenti a questo albero sembrano molto riservate, distanti, pudiche e inaccessibili. Non si lasciano smuovere dagli attacchi di cui sono oggetto, non sottostanno ai limiti imposti dalle convenienze, ma rimangono profondamente e sinceramente attaccati ad un ideale di alto valore etico. Estremamente suscettibile, il Melo è sprezzante per tutto ciò che non è bello, buono e pieno di amore. Profondamente generoso, è incapace di qualsiasi calcolo. Per quanto
riguarda le amicizie, i nativi del melo sono pronti a dare una mano a tutti, ma sono incapaci di esprimere le proprie esigenze. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al bagolaro, al faggio e al pioppo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Melo è amante straordinario. Non mancandogli il buon senso, può anche rassegnarsi a un matrimonio senza passione; tuttavia non rinuncerà per questo ad amare e a essere amato. Se trova il partner giusto, il rapporto che stabilisce diventa idilliaco.
La via sentimentale è spesso movimentata e variabile. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti alla quercia; entrambi appassionati della voluttà sentimentali. Positiva anche l’intesa con i nativi appartenenti all’albero del pino.

Melo (Pyrus malus L.)

Per presentare un qualsiasi melo è necessario partire dal melo selvatico perché è l’antenato di tutte le varietà di melo. Questo albero può raggiungere i 5-6 metri di altezza. È originario dell’Europa e del Caucaso, infatti il suo areale si estende dalla Scandinavia e dalla Spagna, fino al Mar Caspio. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae che annovera oltre 100 generi e circa 3200 specie.
In Italia è presente su tutto il territorio, in particolare sui terrazzi fluvioglaciali dell’alta pianura padana e sulle fasce collinari e montane e su suoli subacidi. Lo si trova lungo le siepi e nei boschetti. Si consocia con latifoglie come rovere, roverella, farnia e carpino. Per quanto
concerne le sue caratteristiche autoecologiche possiamo affermare che è una specie mesofila1.
Il melo non è molto longevo, riesce a vivere massimo 80-100 anni. Possiede un fusto corto e dritto rivestito da una corteccia brunastra che si fessura in squame con l’età. Ha una chioma densa, espansa e rotondeggiante, caratterizzata da rami spinosi. Le foglie sono decidue, alterne e picciolate, ovate con apice brevemente appuntito e margine dentato. I fiori sbocciano a fine maggio e sono larghi circa 3-4 cm, con petali esternamente rosa e bianchi all’interno. Il frutto è un pomo globoso con diametro di 2-4 cm a maturazione, che avviene tra settembre e ottobre, assumendo una colorazione rossastra. Il melo è una specie mellifera dotata di ottime proprietà nettarifere.
Il frutto del Melo da sempre rappresenta il simbolo del peccato originale per l’atto commesso da Adamo ed Eva. Ovviamente quando pensiamo ad una mela la associamo a queste due figure, ma vi sono altre leggende legate a tale frutto.
Ad esempio, per i greci, era simbolo di immortalità. La mela, se tagliata trasversalmente, manifesta nei suoi semi un pentacolo, una stella a cinque punte che per la stregoneria ha sempre rappresentato un basilare quanto potente simbolo magico. Dal termine gallese Aval (inglese apple) deriva il nome della leggendaria Isola delle mele, Avallon, in cui si rifugiò Re Artù prima di liberare il suo popolo dagli invasori. Si racconta che il Mago Merlino impartiva lezioni sotto un albero di melo. Inoltre, il melo rappresenta il contatto con i mondi spirituali ed è il simbolo che rende gli uomini degni di ricevere aiuto divino e ispirazione. Un altro mito che vede la mela protagonista di episodi
spiacevoli è la leggenda che narra della distruzione della città di Troia. Tutto ebbe inizio da un concorso di bellezza tra Era, Atena e Afrodite. Fu scelto come giudice della competizione Paride, figlio del re di Troia; la gara prevedeva come trofeo una mela d’oro.

Ogni dea offrì un dono particolare al giovane, Afrodite offrì l’amore di una bellissima ragazza nata da un cigno. A questa dea il giovane assegnò la vittoria, suscitando l’ira delle altre due concorrenti, con la nefasta conseguenza per la città di Troia.
Probabilmente il detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” deriva dalle leggende relative ad Alessandro Magno e alla dea Idun, i quali si erano imbattuti in mele che avevano la capacità di allungare la vita anche fino a 400 anni. Al di là delle leggende, la mela, grazie alle sue grandi quantità di vitamine, zuccheri, proteine, sali minerali, fosforo e acidi organici facilita la digestione e produce molti altri effetti benefici: funge da calmante, antisettico, diuretico,
decongestionante, antireumatico. Inoltre, la mela grattugiata è efficace per curare la diarrea dei neonati. Il decotto di mela, “acqua di mela”, con l’aggiunta di 10 g di foglie essiccate, limone, cannella e zucchero è utile per fortificare nervi e memoria. Una poltiglia di mela e zolfo cotto nel forno, applicata sulle parti malate, consente di curare la tigna e la scabbia. Oltre al frutto, anche la corteccia è utile: il suo decotto svolge un’azione astringente e febbrifuga.


1 Specie che predilige un clima temperato.


Per i nati il 22 Dicembre (solstizio d’inverno)
Tratto da ALBEROLOGIA www.alberologia.it


Il faggio è un albero molto robusto e dalla crescita rapida. Le persone appartenenti a questo albero amano la folla e ricercano la gloria.
Non prediligono la solitudine e cercano sempre la compagnia del sesso opposto. Molto generose e allo stesso tempo vendicative, provocano sempre sfide e gare, restando tranquille solo quando hanno esaurito tutte le possibilità di soddisfazione. Sono sempre interessate a sperimentare realtà nuove. Il Faggio è furbo, ingegnoso, arrivista e non si abbandona ai sogni, ma cerca di realizzare i suoi progetti. Abile organizzatore della propria vita, è capace di generosità. È dotato in matematica e se la cava abilmente con i calcoli. Detesta fare prestiti e ancor più dividere qualcosa che è suo. Intelligente, mentalmente organizzato, ha una lucidità temibile, talvolta distruttrice. La sua intelligenza è decisamente al servizio del suo benessere. Possiede una mente giuridica ed è astuto, ragion per cui spesso vince le sue cause.
Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del faggio sono probi, onesti e dotati di un certo fair play che li rende molto amati dai loro amici e persino rispettabili dai nemici. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al carpino, con le quali riescono a organizzare spettacoli, cerimonie e bei ricevimenti. Buoni anche i rapporti con i nativi del bagolaro e del melo con le quali diventano complici. Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Faggio è un ottimo partner e anche buon genitore. Buona e affiatata l’unione con le persone appartenenti al bagolaro. Ottima l’intesa con i nativi appartenenti al noce che si riveleranno partner perfetti, condividendo il medesimo gusto per l’avventura con la garanzia reciproca di mantenere il rapporto di coppia molto libero.

Faggio (Fagus sylvatica L.)

Questo albero può raggiungere i 30-40 metri di altezza, ed è dotato di buona capacità pollonifera1. È una specie tipicamente europea, il suo areale si estende dalla Spagna settentrionale fino al Mar Nero, dalla Norvegia fino alla Sicilia. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae di cui è certamente il capostipite poiché ha dato il nome a questa importantissima famiglia. A questo genere sono ascritte 10 specie presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale. Secondo una leggenda francese il faggio è quell’albero abitato da anime che devono scontare una pena commessa in vita, mentre per alcuni studiosi rappresenta il simbolo dell’albero cosmico che unisce il cielo, la terra e gli inferi, sostenendo e nutrendo l’intero cosmo. Il faggio è una specie idrofila2, sciafila.3 Predilige le stazioni fresche di montagna con clima oceanico, caratterizzato da estati fresche e umide e inverni freddi; è quindi presente su molti rilievi italiani a quote comprese tra i 700 e i 2000 metri di altitudine.
Vegeta su terreni essenzialmente basici, può formare boschi puri o misti, consociandosi con abete bianco e cerro. Le faggete (boschi di solo faggio) si caratterizzano per la scarsa quantità di luce che raggiunge il suo interno, questo perché le chiome sono troppo fitte. È una specie che produce melata, ma è scarsamente pollinifera. È un albero longevo che riesce a vivere 300-400 anni. Ha radici profonde, molto sviluppate, il fusto è diritto, la corteccia è sottile e si presenta liscia e lucente di colore grigio chiaro. La chioma ha un portamento conico-globoso e tende a espandersi nelle piante adulte. I rami sono disposti in palchi sovrapposti, generalmente orizzontali o un po’ inclinati
verso l’alto. Le foglie sono alterne, ovate-ellittiche, lunghe circa 10-15 cm, sono dotate di un breve picciolo, all’inizio della fioritura si presentano arrossate, successivamente sulla pagina superiore si presentano verde scuro, in quella inferiore più chiaro.
Fiorisce in maggio, le infiorescenze4 sono unisessuali5: quelli maschili con glomeruli pendenti dotati ciascuno di un lungo peduncolo, quelli femminili si trovano all’estremità dei nuovi getti. Il frutto è un achenio6 detto “faggiola” racchiuso da una cupola. La faggiola costituisce un ottimo alimento per i suini, non a caso il nome faggio deriva dal greco fagein ‘mangiare’. In passato, le faggiole venivano raccolte come le olive, attraverso la bacchiatura, per estrarre l’olio, impiegato per uso
alimentare, oppure come combustibile per i lumi o per fare le saponette. Le foglie rappresentano un buon foraggio per animali selvatici e allevati. È una pianta impiegata per scopi ornamentali, lungo i viali di parchi e giardini di tutto il mondo. Il legno del faggio è un ottimo combustibile, e viene usato per tranciati e segati, pur non essendo di ottima qualità, per produrre mobili e sedie.
In passato si pensava che solo le piante rare, difficili da trovare, avessero proprietà terapeutiche e medicinali, mentre piante comuni come il faggio non ne potessero avere. Al contrario, queste piante godono di molte proprietà terapeutiche. Le foglie e la corteccia trovano impiego come astringenti e antisettici per gengiviti e altre infiammazioni del cavo orale. Altre proprietà riscontrate sono quelle vermifughe e febbrifughe mediante decotto dalla corteccia dei rami; alla cenere infusa nel vino si attribuivano effetti diuretici. Dalla distillazione del carbone si otteneva il catrame e il creosoto, un olio antisettico, che grazie all’azione battericida è utile per combattere la carie, mentre grazie alle sue proprietà acide assorbe le tossine intestinali; inoltre, per le sue proprietà balsamiche ed espettoranti è utile per curare affezioni polmonari.

1 Capacità di emettere nuovi germogli radicali.
2 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
3 Specie che tollera l’ombreggiamento.
4 Sistema di ramificazione che portano fiori, e spesso, brattee.
5 Fiore portatore degli organi sessuali di un solo sesso.
6 Frutto semplice indeiscente (che non si apre

sabato 12 dicembre 2015

Per i nati dal 12 al 21 Dicembre (periodo di buio).
Condividete con i vostri amici/amiche nati in questo periodo.

Tratto da Alberologia  www.alberologia.it
Il Fico è un albero considerato dagli antichi Celti grande amico dell’uomo perché il suo frutto può essere conservato a lungo dopo essere stato essiccato sotto i raggi del sole. Per questo motivo viene
associato alla costellazione celtica del Grande Cane, il miglior amico dell’uomo.
Le persone appartenenti a questo albero sono molto appassionate ed istintive, sempre pronte ad aiutare il prossimo. Molto indipendenti, gradiscono la compagnia e si affezionano fino alla morte ad una persona. Sempre allegre con quelli che amano, sensibilissimi e vagamente complessati, hanno bisogno di spazio, di calore umano, di libertà e si deprimono quando si trovano in ristrettezze e costrizioni. Possiedono un carattere molto semplice e hanno bisogno di essere legate a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere.
Il Fico è un tipo pratico, lucido e la sua intelligenza ha sempre un pizzico di humour.
Per quanto riguarda le amicizie, sono molto socievoli, in quanto intrattenere rapporti umani è per loro una necessità vitale e i rapporti di amicizia sono per loro eterni. Molto buoni i legami con le persone
appartenenti al Pino, con le quali possono nutrire un’alta considerazione reciproca e sviluppare una complicità che con il tempo tende ad approfondirsi. Interessanti anche i rapporti con i nativi del Corniolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il fico è essenzialmente sensuale, caloroso e stimolante. Molto dolce e sentimentale, pur non essendo un romantico, è un innamorato presente anche sul piano sessuale.
La famiglia è per lui importantissima e lavora con accanimento per apportare ad essa benessere. Buona l’intesa con le persone appartenenti al Pino, con le quali è possibile avere un’unione basata sull’amore
e sull’amicizia e con quelle appartenenti al Tiglio, con le quali possono trovare un’ottima intesa pur essendo diversi. Unioni sconsigliate quelle con le persone appartenenti al Frassino e al Pioppo.

Fico (Ficus carica L.)
Questo albero può raggiungere i 10  metri di altezza, ma spesso è più basso e con portamento arbustivo. È originario dell’Asia sud occidentale; il suo areale è molto vasto, anche se introdotto da antichissima data nell’area mediterranea, viene anche coltivato anche in America, Nuova Zelanda e Australia. Appartiene alla famiglia delle Moraceae e a questo genere, sono ascritte oltre mille specie presenti nei due emisferi.
È una pianta resistente alla siccità e agli inverni mediamente rigidi. (-8C°)
Se coltivato, teme i ristagni idrici e preferisce i terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. La forma selvatica è una pioniera, cresce sulle rocce, sui vecchi muri e nelle fessure dei marciapiedi. È una pianta poco longeva. È caratterizzata da radici espanse e superficiali, con fusto robusto e un po’ contorto, rivestito da una corteccia sottile, liscia di colore grigio cenere. La chioma è rada, espansa di colore verde chiaro e i rami principali sono pochi, lunghi e tortuosi. Le foglie sono decidue, alterne, picciolate, lunghe circa 20 cm, palmate-lobate con la pagina superiore ruvida e glabra1 di colore verde scuro, quella inferiore biancastra.
Fiorisce in primavera, ed è caratterizzata da fiori unisessuali: quelli maschili sono ridotti ad un solo stame, quelli femminili con un solo ovario. I fiori maschili e femminili compaiono su alberi separati riuniti in un ricettacolo carnoso che poi si sviluppa in un falso frutto carnoso detto sicono o siconio.


1 Prive di peli.


Il Fico domestico produce due tipi di frutti: i fioroni che maturano nella tarda primavera, i fichi veri che maturano a fine estate. La forma del frutto è variabile, da sferica appiattita a piriforme allungata. Il
colore può essere verdastro o nero. L’impollinazione viene effettuata da un piccolo eminottero, la Blastophaga, che penetra nel sicono attraverso un’apertura apicale. Le basse temperature e la grandine possono distruggere la produzione. Altri danni sono causati dalla virosi (mosaico), marciume radicale e da alcuni insetti. Nell’antichità si pensava che il fico fosse uno degli alberi preferiti dagli dei, perché sembrava formare frutti senza fiori. Era venerato e sacro ai romani: una leggenda narra che lungo il Tevere vegetava un fico di notevoli dimensioni, al quale fu attribuito il nome di fico ruminale derivato dal fatto che i pastori si riposavano sotto l’ombra della sua chioma, mentre le loro greggi si
abbeveravano nell’acqua del Tevere. Due sono gli episodi che hanno reso sacro il fico.
Il primo episodio risale al giorno in cui il suo tronco impedì di far annegare la cesta che conteneva Romolo e Remo, i quali furono allattati dalla lupa che poco prima aveva mangiato i frutti del fico caduti a terra. L’altro episodio che lo ha reso sacro narra che durante una notte la pianta non fu più trovata nel solito posto lungo il Tevere, ma al centro del foro, ringiovanita e pronta a dare i suoi frutti. Dalla leggenda sembra che il fico abbia avuto un ruolo fondamentale nella storia della nascita di Roma. Non c’è ombra di dubbio che l’impiego principale del fico è quello di essere coltivato come albero da frutto. Infatti, è ritenuto un alimento completo, in quanto ricco di zuccheri, vitamine, proteine e grassi (1 g di polpa fornisce 2,5 calorie); non a caso era la base alimentare degli atleti. Il fico può essere consumato fresco, sotto forma di marmellata o essiccato. In questo ultimo caso il si associa bene ad
altri frutti secchi, come noci e mandorle, o con prosciutto e formaggio. Oltre al suo valore nutritivo, il frutto del fico ha anche proprietà medicinali, infatti contribuisce a tonificare la mucosi intestinale. Inoltre, ha anche proprietà dermatologiche ed emollienti. Il lattice che si ottiene quando si spezza un rametto o staccando un frutto immaturo, è dannoso se ingerito, ma è ottimo per foruncoli, dermatite e morsi di cane. Veniva usato come anestetico sulle punture degli insetti (api e vespe) poiché ne impedisce, o comunque ne limita enormemente il gonfiore, lenendone il dolore. Il lattice in passato veniva usato anche come caglio del latte. Le foglie essiccate venivano fumate al posto del tabacco,
oppure, se ancora verdi, venivano impiegate per pulire gli utensili.

Il Flos Medicinae Salerni comunemente “Regola sanitaria salernitana”, (Ed. TEN, 1994), è un poemetto in versi leonini, datato intorno al XI-XII secolo e contenente una sintesi di precetti della famosa scuola
medica. A proposito del fico recita:
Scrofa, tumor, glandes, ficus cataplasmati cedunt.
Junge papaver ei, confracta Pomosus fortis tenet ossa.2

2 Le scrofole, i tumori e le glandule si guariscono con i cataplasmi di fico. Unito al
papavero salda le ossa fratturate.



martedì 1 dicembre 2015

Per i nati dal 2  all’11 Dicembre  (periodo di Buio.)
Da condividere con gli amici/amiche nati in questo periodo.
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il carpino è un albero associato dall’astrologia celtica alla costellazione della Lira o Arpa: i suoi rami sembrano formare il profilo dell’arpa e il vento tra le sue foglie produce suoni piacevoli.
Le persone appartenenti a questo albero sono di natura molto sensibile, con un’anima piena di poesia e armonia. Molto curiosi, si interessano sempre a ciò che non li riguarda rischiando così di trovarsi in mezzo ai guai. I nati sotto questo albero attribuiscono grande importanza alla forma, sono talmente esteti e perfezionisti che in casi estremi possono raggiungere forme maniacali. Pur detestando le responsabilità, hanno un grande senso del dovere, uno spiccato senso della disciplina
e dell’obbedienza. Amano far parte di un gruppo organizzato, portare qualche insegna e assistere a riunioni. Molto conservatore, il Carpino non sopporta lasciarsi andare, guarda con diffidenza alle idee nuove, che fa sue solo dopo averle ben vagliate. Intelligente, estetizzante, intuitivo, è attratto da tutte le arti, soprattutto quelle figurative.
In generale, le persone che appartengono a questo albero hanno la notevole facoltà di modificare l’ambiente diffondendo vibrazioni che rendono felici chi li circonda. Infatti, non si lasciano mai imprigionare dalla depressione o da sentimenti negativi. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del carpino sono persone molto socievoli e amano catalizzare l’attenzione su di loro. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti alla quercia, con le quali condividono l’amore
per le cose eccentriche e riescono sempre a divertirsi. Buoni i rapporti di amicizia anche con i nativi del faggio, che li considerano divertenti per il loro carattere audace e le loro idee strane; e con quelli del noce, con i quali condividono una forte sensibilità.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, il Carpino è un amante profondamente onesto e ammirevole; per lui l’amore non è da prendere alla leggera. I piaceri dei sensi lo appassionano e costituiscono il sale della sua vita. Tuttavia, per il Carpino è importante non solo l’aspetto
fisico, ma soprattutto la capacità di risonanza del cuore. È più interessato alla bellezza del gesto che al piacere.
Buona l’intesa con le persone appartenenti alla betulla, con le quali il Carpino può riuscire a creare un rapporto telepatico. Altre unioni valide sono quelle con i nativi del cipresso.

Carpino bianco (Carpinus betulus L.)

Questo albero può raggiungere i 20-25 metri di altezza ed è dotato di una ottima facoltà pollonifera. Il nome Carpino deriva dal celtico car, legno, e pin, testa, letteralmente, la testa dei giocattoli, realizzati spesso con il legno di carpino.
Il suo areale si stende dalla Francia e dall’Italia fino alla Russia, Asia Minore e Caucaso. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae anche se in passato veniva classificato, assieme al nocciolo, in una famiglia distinta col nome Corylaceae (parente al nocciolo) e nel suo genere se ne contano circa 30 specie tutte presenti nell’emisfero boreale.
È una specie igrofila1, mesofila2. Predilige i terreni freschi, fertili e leggermente acidi. Può formare boschi puri, ma nella maggior parte dei casi vegeta in consociazione con il castagno, faggio, nocciolo e farnia in ambienti luminosi e ben esposti fino ai 1000-1200 metri di quota. Ha una crescita lenta ed ha una longevità di 100-150 anni circa.


È caratterizzato da radici ampie e poco profonde, con fusto diritto, rivestito da una corteccia grigia e liscia. La chioma è verde scuro, ovale e allungata, con rami espansi e tomentosi. Le foglie sono decidue, ovate, margine dentato, lunghe fino a 10-15 cm.
Fiorisce in marzo: gli amenti3 maschili sono lunghi 3,7 cm, quelli femminili sono disposti in spighe e spuntano all’estremità del nuovo rametto. Il frutto è una pseudosamara4 brunastra, appiattita e protetta da una bratta. È una specie con scarse proprietà mellifere.
Come abbiamo detto in precedenza, il carpino ha un’ottima facoltà pollonifera, per questo viene impiegato come siepe: resiste alla potatura o ceduata o capitozzata. Nella ceduazione viene tagliato il fusto a livello del suolo e i nuovi polloni (germogli radicali) che germogliano vengono utilizzati per fare fascine. Nella capitozzatura il fusto viene tagliato ad altezza d’uomo, affinché i germogli non vengano danneggiati dal pascolo; le foglie, infatti sono molto appetibili dal bestiame. Avendo
una chioma densa, il carpino, viene impiegato per formare barriere frangivento per proteggere alcune colture. Il legno è un ottimo combustibile e dà un carbone di qualità. Il legno duro e poco flessibile, veniva lavorato per ottenere utensili resistenti come martelli e raggi di ruote. Dal suo legno si ricavano birilli e alcune parti del pianoforte.
Dal punto di vista medicinale il carpino ha proprietà astringente e antidiarroica.


1 Specie che necessita di un costante apporto idrico.
2 Specie che predilige un clima temperato.
3 Infiorescenza simile a una spiga, provvista di un asse molle e pendulo.
4 Frutto semplice indeiscente (che non si apre) con esocarpo provvisto di espansioni alari, lungo una o due volte il pericarpo.


sabato 21 novembre 2015

Per i nati dal 22 Novembre al 1 Dicembre (periodo di Buio.)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it

Il frassino è un albero che l’astrologia celtica associa all’aquila, simbolo dell’amante spinto dal desiderio. Infatti, il frassino produce fiori rossi che rimandano alle tendenze violente del grande rapace. Le persone appartenenti a questo albero sembrano apparentemente distaccate dai problemi al punto che nulla sembra commuoverle. Tuttavia, sotto questa maschera si nasconde un’anima concupiscente agitata dalla sete di piaceri erotici. La loro apparente freddezza e la loro abituale riservatezza ne fanno persone molto educate ed estremamente mondane. In realtà, sono molto bohémien e sono pienamente consapevoli di ciò che vogliono e di ciò che non vogliono.
I nativi del frassino hanno stile. Non sono affatto tipi facili, in quanto possiedono un carattere esigente: vogliono comodità, pretendono attenzioni; egocentrici, amano vivere come più pare a loro (anche a spese degli altri), senza il benché minimo impegno.
Dotati di un’intelligenza intuitiva, sono fantasiosi, originali e il più delle volte lontani dalla razionalità. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del Frassino non sono molto affidabili e fedeli. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al tiglio. La vita sentimentale del Frassino è ricca e movimentata, in quanto questo è il campo che predilige e nel quale riesce a dare il meglio di sé. Fedele, costante e riflessivo, sa compiere le scelte giuste, soppesa il pro e il
contro, cosicché il suo matrimonio d’amore è anche d’interesse. * Vd. p. 208
È raro che sbagli nella sua scelta e s’impegna a fondo per far funzionare il suo rapporto, il che gli riesce spesso. Ama procreare perché adora avere a che fare con i bambini. Come amante non è sempre brillante, ma il suo ardore affettivo e la sua violenza emotiva lascia al partner ricordi
indimenticabili. Ottima l’intesa con le persone appartenenti al corniolo in quanto entrambi hanno in comune l’amore per la vita e il desiderio di prolungarla.
Buona anche l’unione con l’ulivo e il faggio.

Frassino (Fraxinus excelsior L.)

Albero alto fino a 30 m (eccezionalmente 40), con chioma espansa specialmente in verticale e rami ascendenti, diritti. Le gemme invernali, disposte a croce all’apice dei rami sono di color nero carbone. Il tronco, diritto e slanciato, presenta una scorza opaca, grigiastra, all’inizio liscia poi percorsa da solchi fitti, non profondi e ondulati. Le foglie decidue, opposte, picciolate, lunghe fino a 16 cm, sono imparipennate, formate da 7-13 segmenti lanceolati, sessili, lunghi fino a 10 cm, acuti
o acuminati all’apice, seghettati al margine, verde opaco di sopra, più chiari inferiormente. Il fogliame autunnale è di colore giallo vivo. I fiori sbocciano in marzo-aprile prima delle foglie; sono privi di calice e di corolla, ma le loro antere rosso porpora spiccano sui rami nudi a fine inverno. Il frutto è una tipica “samara”, costituita da una testa allungata contenente il seme, che prosegue in un’ala stretta. Appartiene alla famiglia delle Oleaceae e l’olivo è un suo parente. Al suo genere sono ascritte circa 60 specie tutte presenti nelle regioni temperate dell’emisfero boreale.
Il frassino caratterizza i boschi di ripa, le gole e le forre umide; i margini dei laghi, dalla fascia collinare a quella montana superiore (200- 1500 m s.l.m.), con particolare frequenza sulle Alpi, nei siti a clima oceanico. È indifferente al substrato e tollera temporanee sommersioni dell’apparato radicale. È presente nel parco dal Basento fino alla Caserma Cognato ed oltre. Il suo areale va dalle coste atlantiche del nord Europa fino al Mar Caspio e a sud fino all’Italia centromeridionale.
Assente nelle isole. Nella mitologia greca il frassino (come il cavallo) era consacrato a Poseidone, come la quercia a Zeus. Il frassino può superare la quercia in altezza che non arriva oltre i 40 metri. Vive mediamente intorno ai 130-150 anni.
Il legno di frassino è estremamente duro, compatto, ma soprattutto elastico e indeformabile. Le prime eliche degli aerei venivano costruite proprio con questo legno. Infatti, in passato veniva usato anche per fabbricare armi (archi e lance). Quella di Achille, il più grande combattente dell’antichità, era del suo legno, e venne consacrata a Marte, dio della guerra. Una volta se ne facevano mozzi di ruote, sci e slitte; oggi stecche da biliardo e racchette da tennis.
Il frassino è efficace come diuretico per curare la gotta, perché l’infuso delle foglie ed il decotto delle samare stimolano moltissimo la secrezione renale e quindi la rimozione dell’acido urico. Le foglie e i frutti, raccolti prima della maturità, essiccati ed assunti in polvere hanno capacità sudorifera. Come lassativo si possono impiegare le foglie fresche in infusione, ma ne occorre una discreta quantità. La corteccia è febbrifuga e astringente. Nell’antichità quest’albero era noto come
antireumatico ed antiartritico. Le foglie sono un ottimo foraggio in quanto ricche di zuccheri; tostandole si preparano diverse bevande. Il frassino era oggetto di molte credenze. I fiori erano ritenuti afrodisiaci e come tali venivano usati nell’antica Roma. Il loro profumo guarirebbe

dalla sordità. Il frassino, come l’erica, era considerato un antiofidico (contro avvelenamenti da morsi di serpenti). Dunque, i suoi principi attivi annullerebbero gli effetti dei morsi delle vipere, che lo temono al punto di aver paura di passare sulla sua ombra.

sabato 17 ottobre 2015

Per tutte le persone nate il 23 Settembre (Equinozio d’autunno)
                           Tratto da Alberologia www.alberologia.it



L’olivo è un albero nobile e silenzioso, simbolo di pace, forza, purificazione.
Colui che appartiene a quest’albero è sempre alla ricerca di tepore e di sole, se vive in un paese freddo il suo sogno sarà trasferirsi in un luogo caldo. Saggio, pacifico, non violento, detesta complicarsi
l’esistenza. Il suo motto è “vivere e lasciar vivere”, in quanto vuole vivere come gli pare ma, in cambio, lascia vivere gli altri come vogliono senza mai interferire troppo pesantemente nelle loro scelte, anche se si tratta del partner o dei figli. È la discrezione fatta persona, al punto che lo si potrebbe ritenere indifferente a tutto.
È sempre sorridente qualunque cosa accada, sia perché si sa controllare, sia perché ritiene inutile agitarsi. Egli è l’essenza stessa della serenità ed è troppo saggio per lasciarsi abbindolare. Amato, apprezzato, stimato e anche rispettato, non fa però nulla al solo scopo di piacere.
È un tipo da prendere così com’è, e vive la sua vita senza alcun complesso.
Molto tollerante, ha un innato senso della giustizia. Dato che è capace di immedesimarsi, può capire tutto; ma difficilmente si entusiasma, perché niente gli sembra abbastanza importante.
Intelligente e riflessivo, gli piace leggere, acculturarsi, istruirsi. Per lo più popolare nel suo ambiente, può anche raggiungere la gloria nelle arti o nella professione in generale. Benefico come l’albero che lo rappresenta, l’Olivo dona pace e felicità a chi gli sta intorno.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, l’Olivo è poco geloso in amore e rispetta la libertà del partner, anche se questo può comportare sofferenza. La solitudine non lo spaventa e, soprattutto invecchiando,
la ricercherà con piacere. Buona l’intesa con le persone appartenenti all’olmo e al cipresso.

Olivo (Olea europaea L.) Areale


L’albero è un sempreverde alto sino a 10 m, ma raggiunge e supera anche i 15-20 metri. È molto longevo e vive anche oltre 800-900 anni. È una specie lucivaga (che ama la luce) e predilige terreni calcarei.
Specie mellifera (che produce miele), pollinifera mediocre. Il frutto è una drupa1 comunemente chiamata oliva, che in natura è molto amara, così per renderla commestibile è necessario un qualche trattamento: ad esempio la fermentazione naturale, oppure metodi artificiali (lye, brine). Con le sue fronde venivano incoronati i vincitori di Olimpia. L’olivo è una pianta della famiglia delle Oleacee originaria dell’Asia Minore; attualmente è coltivata in tutti i paesi del bacino mediterraneo e anche in America (California).
Simbolo della pace sulla base del passo biblico della Genesi 8, 11 e tutt’ora presente nella liturgia
della Domenica delle Palme, è una pianta sacra anche per altre civiltà.
In Grecia le corone dei vincitori delle gare olimpiche erano fatte con un ramo d’ulivo; nel corso delle feste Pianepsie ad Atene si portavano in processione dei rami o corone d’olivo. Alla pianta venivano attribuiti poteri fecondativi: da ciò la fabbricazione delle statue di Damia ed Auxesia (spiriti connessi alla fertilità della terra) a trezene; a Roma venivano spesso usati rami di olivo nelle cerimonie di purificazione.
Dell’olea europea occorre innanzitutto distinguere due sottospecie: l’olea europaea oleaster conosciuta con il nome volgare di oleastro che rappresenta la pianta selvatica, e l’olea europaea sativa conosciuta con il nome volgare di olivo che rappresenta la pianta coltivata.
Un mito narra che era sorto fra Poseidone (Nettuno) ed Athena (Minerva) un grave dissidio per il predominio sulla terra dell’Attica e per il diritto di precedenza nella costruzione di un tempio a loro dedicato sull’Acropoli di Atene. Ricorsero al giudizio di Giove il quale rispose che il diritto
di precedenza sarebbe stato accordato a chi dei due avesse saputo creare qualcosa di utile all’uomo: Nettuno creò il cavallo, Minerva l’ulivo.
Giove si pronunciò a favore di quest’ultimo e così il tempio fu dedicato a Minerva e l’olivo divenne la pianta sacra a Minerva. Anche nella letteratura greca si fa riferimento a questa pianta. Secondo Omero il letto di Ulisse era fatto da un tronco di olivo e questa rivelazione fu la prova per il riconoscimento definitivo da parte di Penelope del marito di ritorno dalla guerra di troia. Sempre secondo Omero, la clava brandita dal Ciclope era di legno di olivo. Secondo teocrito di legno di olivo era anche la clava di Ercole.
In tempi più recenti, nel luglio del 1969, quando gli Americani approdarono sulla luna, oltre alla bandiera a stelle e strisce, posarono sul suolo lunare, a compimento di quella missione, una targa d’acciaio ‘a memoria’ con impresso un ramo di olivo in oro a suggello di una conquista avvenuta in pace “a nome dell’intera umanità”; portava la firma dell’allora Presidente statunitense Richard Nixon.
Dunque, per noi, come per gli antichi, l’olivo è simbolo di pace. C’è da chiedersi se nel passato l’olio fosse più usato come alimento che come unguento. L’unzione del corpo non aveva solo uno scopo
cosmetico o curativo, ma era anche un vero e proprio rito; serviva per ammorbidire e nutrire la pelle, ma soprattutto per distendere i muscoli.
Si ungevano il corpo gli atleti prima delle gare, i guerrieri prima delle battaglie, i gladiatori, i nuotatori, i lottatori, i ricchi alle terme.
Il migliore, quello di purissima spremitura, cioè quello della varietà Majatica (da Majo perché fiorisce a maggio), era riservato ai profumi, ottenuti immergendovi piccoli sacchetti di lino contenenti le essenze
aromatiche.


1 Frutto con la parte esterna membranosa, la parte media carnosa, e la parte interna,che contiene il seme, dura e legnosa, come olive, pesche e sim.





Come medicinale l’olio è soprattutto lassativo ed emolliente; nella stitichezza è indicato anche per clisteri unito al decotto di malva. È un buon tonico gastro-intestinale se assunto con moderazione, soprattutto da crudo quando conserva la sua digeribilità  ha effetto come antinfiammatorio e calmante delle mucose, ma forse si esagerava un po’ quando si assicurava l’effetto contro febbri da pleurite, polmonite e peritonite semplicemente somministrando un cucchiaio di olio seguito, ogni mezzora, da un cucchiaio di buona acqua fresca. Frizioni e massaggi con olio di oliva calmano le dermatosi e le bruciature: nella medicina popolare in molte famiglia si è usato l’olio sbattuto nel vino o
unito al bianco dell’uovo montato per le ustioni. Questo rimedio non era altro che il “Balsamo del samaritano”. Anche il cuoio capelluto trae giovamento dalle applicazioni di questo olio, ma difficilmente qualcuno, al giorno d’oggi, si sognerebbe di usarlo come lozione. Qualcuno,
saggiamente, lo usa al mare, per proteggere la pelle dal sole. Basta creare una semplice soluzione con olio d’oliva 100-150 gr, diluito con acqua di mare 20-30 gr e il succo di un limone. Agitare forte per 3-4 minuti ed applicare. La schermatura è eccezionale; i vantaggi e la differenza qualitativa sono notevoli; se poi si considera il confronto economico con le altre creme protettive qualsiasi il confronto non regge. Ai teenagers si può consigliare di tenere un’oliva schiacciata sui foruncoli per eliminarli,
e a chi sia entrato un insetto in un orecchio, poche gocce d’olio come rimedio efficace e non traumatico.
L’olivo è una pianta tanto emolliente nei frutti quanto astringente nelle foglie. I loro decotti curavano e curano ancor oggi emorragie, infiammazioni di bocca ed occhi, ascessi e piaghe. L’infusione oltre a

essere antipiretica ha azione ipotensiva (favorisce l’abbassamento della pressione arteriosa) perché fa dilatare i vasi sanguigni ed aumenta la diuresi: è indicata nei cuori vecchi e affaticati. Nelle oftalmie (infiammazione degli occhi) si usava la “resina” dell’olivo che, bruciata, emana vapori che hanno il potere di calmare le donne isteriche. Non va dimenticato che le olive sono anche ricche di proteine, sali, carotene e vitamina C, quindi possono essere un alimento veramente completo edietetico.
Per i nati dal 14 al 23 Ottobre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it


L’acero è un albero con caratteristiche e proprietà che richiamano l’amore. Le persone appartenenti a questo albero sono molto socievoli, amanti delle feste e pronte a condividere le proprie gioie. Prediligono i luoghi dove poter fare nuove conoscenze e ricevere confidenze. Possono essere anche molto riservati, distanti, inafferrabili e inavvicinabili. Solo quando si fidano, si rivelano totalmente.
Possono dimostrarsi molto teneri e creare un’atmosfera deliziosa, ma la loro grande sensibilità, qualche volta eccessiva, li costringe spesso a proteggersi e a mostrarsi molto freddi diventando diffidenti, taciturni, chiudendosi in loro stessi per difendersi dalle aggressioni del mondo esterno. Sono molto onesti e retti nei confronti di loro stessi. Sempre in ordine, spesso vanitosi, le persone appartenenti a questo albero curano molto la propria persona dando però l’impressione che il loro
aspetto impeccabile sia dovuto al caso.
Non sono certo tipi comuni, poiché sono forti, instancabili, hanno una grande resistenza e sono sempre alle prese con strampalati progetti. Particolarmente intelligenti, hanno acute capacità deduttive. Autodidatti eruditi, questi intellettuali senza diplomi, nonostante la loro intelligenza riflessiva, non mancano di immaginazione e di intuizione. Sono brillanti, lucidi, dotati. La loro filosofia li porta ad attribuire maggiore importanza al futuro che al presente e il presente che interessa loro è solo quello inerente la loro persona. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi dell’acero hanno una grande disponibilità, spirito conviviale e un talento organizzativo per le feste e i ricevimenti. A volte, spariscono lasciando perdere le tracce e senza che nessuno sappia dove si nascondano. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al nocciolo.
Per quanto riguarda la vita sentimentale, l’amore è il settore in cui si possono realizzare a pieno, poiché sono persone molto sensuali. Generalmente, sono molto complicate e poco attratte da una tranquilla vita familiare, in quanto devono soddisfare le loro esigenze di libertà. Ma se trovano il partner ideale, che condivida queste loro tendenze, allora potranno essere felici e sapranno fare felice il fortunato compagno. Buona l’intesa con le persone appartenenti al melo e al bagolaro.

Acero montano (Acer pseudoplatanus L.)

L’acero montano può raggiungere altezze considerevoli fino a 25-30 metri. È originario dell’Europa centro meridionale, si espande dalle coste atlantiche al Mar Caspio ed è molto diffuso anche in Italia, tranne in Sardegna. Appartiene alla famiglia delle Aceraceae a cui sono ascritte oltre 150 specie proprie dei paesi temperati dell’emisfero boreale.
L’acero predilige le fasce montane ad altitudini comprese tra i 500 e i 1500 metri di quota, eccezionalmente si trova in pianura o sopra i 2000 metri. È una specie mesofila1, predilige le zone in cui c’è un’elevata umidità estiva, preferendo terreni freschi e profondi. In Italia è diffuso
nei boschi misti e si consocia bene con la carpinella, il faggio, l’abete bianco e rosso.
Tra gli aceri, quello montano è quello più longevo, vive fino a 150- 200 anni, ma raramente supera i 300 anni. Il fusto di questo tipo è diritto e rivestito da una corteccia grigia con sfumature rossastre, in età adulta si stacca e risulta sfaldata in grandi placche. La chioma è ampia e regolare. Le foglie sono decidue, opposte con un picciolo lungo dai 6 ai 15 cm, ha una lamina ampia e palmata a 3-5 lobi ovati, lunga fino a 15 cm. La pagina superiore è di colore verde scuro, mentre nei siti montani hanno riflessi rossastri; la pagina inferiore è glauca2.
È una specie monoica3, i fiori di colore giallo sbocciano ad aprile in pannocchie pendule lunghe 2,5 cm. Il frutto è un achenio doppio e consta di due noci alate (disamara), lunghe fino a 5 cm, rivestite da peli argentei. Nell’antichità l’acero non era considerato di buon auspicio a causa della tonalità rossastra che assumono le foglie in autunno, per questo l’albero di acero era dedicato a Fobos, il dio della paura, e al figlio di Ares, dio della guerra.
Non a caso nell’antica Grecia venivano usati altri alberi per decorare i giardini. In altre parti d’Europa, invece, era ritenuto un albero prezioso per allontanare i pipistrelli che, in base a una credenza alsaziana, avrebbero avuto il potere di far abortire le uova delle cicogne appena le toccavano. Per difendersene le cicogne mettevano nei nidi ramoscelli di acero che respingevano gli indesiderati ospiti. Anche gli uomini posavano qualche fronda sopra gli usci e le finestre delle case per evitare che i pipistrelli vi penetrassero succhiando, secondo una convinzione infondata, il sangue dei bambini. Una fiaba ungherese narra che sul terreno dove una principessa era stata sepolta dal suo assassino nacque un acero che servì a un pastore per fabbricare un flauto magico, che a un certo momento cominciò a parlare denunciando l’autore del delitto.
Al di là dalla favola, il legno degli aceri, compreso quello campestre, spontaneo in tutta l’Italia, dalle foglie autunnali giallo ambra, è adatto alla fabbricazione degli strumenti musicali, infatti viene usato per il fondo, le fasce laterali e i manici dei violini ed altri strumenti ad arco. Fu Antonio Stradivari a utilizzare per la prima volta, nel XVII secolo, un ponte d’acero per sostenere le corde.
Grazie al suo legno chiaro, viene usato per impiallacciature di mobili.o, se omogeneo, per fabbricare violini e altri strumenti ad arco. Le frasche sono impiegate come foraggio per gli animali. Il legno, se fine, perfetto e omogeneo, è impiegato per farne casse di risonanza di molti strumenti musicali.
L’acero non ha nessuno impiego medicinale, però in compenso se ne ricava lo sciroppo. Per sei settimane, a partire da febbraio si estrae praticando un’incisione sulla corteccia, la linfa, che in questo periodo contiene una concentrazione sufficiente di zucchero, tale che, una volta bollita, si ottiene dello sciroppo. In Francia questa linfa veniva utilizzata diversamente: si metteva a fermentare in un barile insieme al pane per ottenere una bibita simile alla birra.
L’utilizzo più evidente è quello di abbellire e fare ombra lungo i viali, i parchi e giardini.
L’Acero simboleggia il Canada dal 1965, anno in cui la Regina Elisabetta dichiarò che le foglie d’acero dovevano essere il simbolo ufficiale della bandiera canadese. Tale decisione fu oggetto di lunghi dibattiti e votazioni, ma nonostante tutto, la foglia d’acero è tutt’oggi il simbolo
del Canada.
1 Specie che predilige un clima temperato.
2 Colore tra azzurro e verde
3 Specie con fiori unisessuali.



martedì 6 ottobre 2015

Per i nati dal 4 Ottobre al 13 Ottobre (periodo di buio)
Tratto da Alberologia www.alberologia.it




Il corniolo è un albero che l’astrologia celtica considera sacro perché fornisce la chiave per aprire la porta dell’Annwn (un mondo pieno di felicità il cui ingresso è difeso da un Drago)  solo a coloro che sanno interpretare correttamente il simbolo del suo frutto, lungo e rosso. Le persone appartenenti a quest’albero spesso sono taciturne e vivono in solitudine anche all’interno della famiglia. Trascorrono la maggior parte del tempo tranquille, però se sentono la minima intrusione nella propria intimità reagiscono prontamente. Molto esigenti con le persone che stanno loro accanto, amanti di battaglie eccezionali, si annoiano molto spesso trovando priva di interesse la gente che li circonda. Sono indipendenti e svolgono le loro occupazioni quotidiane in attesa dell’arrivo nella loro vita di quella persona che li aiuterà a realizzare il loro essere più profondo (l’Eroe). Quando ciò avverrà,
tutte le loro attività si incentreranno nell’amore e nella comunione con questa persona.
Per quanto riguarda le amicizie, i nativi del corniolo intrattengono rapporti stretti con un certo numero di persone, malgrado la loro naturale tendenza alla solitudine. Non fanno mai il primo passo e,
apparentemente, possono sembrare freddi, indifferenti o timidi. Molto buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti al fico. Per quanto riguarda la vita sentimentale, le persone appartenenti al
lo sono affascinanti, aperte e disponibili ai piaceri dell’amore. Buona l’intesa con le persone appartenenti al frassino e al tiglio; queste ultime sedurranno il Corniolo con le loro continue metamorfosi e il loro umorismo. Amante mutevole e dalle infinite risorse, il Corniolo  è capace
sempre di stupire e di conquistare. Sconsigliati i rapporti con le persone appartenenti al Salice.

Corniolo (Cornus mas L.)

Questo albero raggiunge generalmente i 5-6 metri di altezza, eccezionalmente tocca i 10 metri, ma spesso assume un portamento cespuglioso. Originario dell’Europa centrale e sud orientale, il suo areale si estende dalla Spagna al Caucaso, in Italia manca solo nelle isole. Appartiene alla famiglia delle Cornaceae. Vegeta fino ai 1400 metri s.l.m., si consocia bene con roverella,  carpinella e castagno prediligendo i suoli calcarei.
È un albero con una longevità di circa 300 anni. Il fusto è corto, leggermente flessuoso e allargato alla base, rivestito da una corteccia sottile  e screpolata di colore bruno-rossastro, come anche i rami. La chioma ha un portamento regolare, globosa ed espansa orizzontalmente. Le foglie sono decidue, opposte, picciolate con apici acuminati. Sono ovate e possono essere lunghe fino a 10 cm. La fioritura è molto precoce, avviene tra febbraio e marzo prima della comparsa delle foglie. I fiori si presentano gialli. Il frutto è una drupa commestibile rosso corallo lungo circa 2 cm. È una specie con scarse proprietà nettarifere (proprietà di secernere nettare). Il legno è il più duro e resistente presente
in Europa, tanto è vero che già i romani e i greci lo utilizzavano per costruire armi come lance, frecce e giavellotti. Nell’antichità, per dichiarare guerra veniva scagliato nel territorio nemico un giavellotto in
legno di corniolo con la punta in ferro. Si narra che la lancia scagliata da Romolo sul colle per prenderne possesso fosse fatta di corniolo. Nessuno riuscì ad estrarre la lancia dal suolo e nella primavera successiva la lancia germogliò dando origine ad una nuova pianta. L’evento
lasciò tutti esterrefatti, per questo l’albero divenne sacro e fu custodito e protetto con amore.


Il legno di corniolo è stato usato anche per costruire le ruote dei carri, utensili soggetti a notevole usura quali forche, cunei, perni, ombrelli, pipe, bastoni e manici di ombrello. Grazie ai suoi frutti commestibili, è stato un albero molto apprezzato sia dagli aristocratici che dai contadini. I frutti trovano utilizzazione per preparare dolci, confetture, gelatine, salse e liquori, se ancora acerbo per preparare conserve, sotto spirito o in salamoia come le olive; è consumato fresco solo una volta maturo. Grazie alla sua bellezza estetica durante la fioritura, ma anche per merito dei suoi frutti, spesso il corniolo viene coltivato come pianta ornamentale e come siepe nei giardini.
I frutti non molto maturi hanno un’azione tonico-astringente da usare per l’enterite, per curare le malattie della pelle e per dolori articolari. La polvere derivata dall’essiccazione di foglie, radici, germogli e corteccia svolge un’azione cicatrizzante e antisettica per le ferite e antinfiammatoria
del seno delle donne gravide. Il decotto della corteccia, aiuta a curare la febbre e la diarrea. La polpa del frutto viene usata come  astringente per le pelli grasse.